Corte dei Conti: Regione siciliana prigione inefficiente - QdS

Corte dei Conti: Regione siciliana prigione inefficiente

Carlo Alberto Tregua

Corte dei Conti: Regione siciliana prigione inefficiente

martedì 20 Dicembre 2022

Disorganizzazione e demerito

Ho letto, come d’abitudine per ogni documento, le trentotto pagine della relazione orale dei magistrati Tatiana Calvitto e Massimo Giuseppe Urso, con le quali la Corte dei Conti, sezione riunita per la Regione siciliana, ha bocciato senza mezzi termini il Bilancio consuntivo del 2020 della stessa Regione.
Ciò anche a seguito della sentenza della Corte Costituzionale, Giudice delle leggi, che ha cancellato l’articolo 3 della legge regionale del 2016, con la conseguenza di emettere un giudizio di parificazione negativo.

Leggendo le trentotto pagine, non solo emergono censure pensanti, ma anche indicazioni di cosa avrebbe dovuto fare la Regione e non ha fatto.
Per esempio, non ha fatto le riforme economiche, sociali e amministrative per rendere efficiente la Pubblica amministrazione, per farne aumentare le capacità di investimento, per semplificare le procedure amministrative, per riorganizzare e rendere efficienti la dirigenza pubblica in base a un piano delle performances con rigorosi controlli interni.
Già da questo approccio potete rilevare le profonde lacune di una Regione che non serve.

Ancora, vi sono evidenti scostamenti fra esiti e obiettivi originariamente attesi; continuano le perdite delle società partecipate e non si approda alla definitiva liquidazione di quelle obsolete con altre perdite.

Vi è un aspetto curioso e cioè che la Regione non abbia un ufficio cui vada la documentazione relativa ai pignoramenti. Spesso, ancora più grave, i Dipartimenti non sono a conoscenza degli stessi pignoramenti. Inoltre, la Regione subisce pignoramenti che potrebbe evitare, in quanto ha le risorse per pagare i debiti.

Altri aspetti rilevati dalla Relazione: manca il rispetto della tempistica di realizzazione dei progetti; non vi è alcun miglioramento della qualità del processo di pianificazione e valutazione.
A fronte di queste deficienze, al 96,45 per cento dei dirigenti è stata assegnata la premialità più alta, così come è stata assegnata ai dipendenti la stessa premialità di fascia alta a ben il 97,77 per cento di essi. Conseguenza di questo premio immeritato e generalizzato è che dirigenti e dipendenti hanno ricevuto i quattrini conseguenti, in contrasto col principio meritocratico.

Per quanto concerne la sanità, la Regione ha speso 9,2 miliardi, metà a carico di se stessa e l’altra metà come contributo dello Stato. Ma questa spesa non ha prodotto una qualità sufficiente a evitare il disavanzo di oltre duecento milioni fra i siciliani andati a curarsi nelle altre regioni e i malati che sono venuti a curarsi nella nostra Regione.

Altra nota dolente riguarda i fondi comunitari (Fesr, Fse, Psr, Feamp) per un totale di 7,4 miliardi del Po 2014/2020, in buona parte non spesi.
Per quanto concerne il Piano di gestione dei rifiuti, la carenza della Regione appare evidente non avendo approvato le soluzioni nonostante le discariche si siano saturate.
Aggiungiamo noi che l’impegno del presidente Musumeci – venuto da noi per il Forum pubblicato il 23 settembre 2017 – di far costruire i due termovalorizzatori, non è stato mantenuto, cosicché ora i soggetti preposti alla gestione dei rifiuti sono costretti a inviarli via mare a nazioni europee, pagando un prezzo triplicato rispetto a quello delle discariche.

Per quanto concerne il patrimonio della Regione, non è stata ancora effettuata la ricognizione straordinaria per determinarne il suo corretto valore. Un’osservazione della Corte è preoccupante: “Non appare chiara la natura delle cause che impediscono la razionalizzazione delle procedure”. Non appaiono chiare, aggiungiamo noi, le ragioni che impediscono di effettuare la ricognizione del patrimonio prima indicata.

Ci fermiamo perché quanto scritto in modo succinto è una fotografia ineluttabile e ineludibile di una Regione che se non ci fosse nessuno se ne accorgerebbe, ovvero se non ci fosse si eviterebbero tanti guai fra cui quelli elencati e un risparmio di ben 16 miliardi, quanto costa ogni anno.
Il nostro dovere di informatori ci impedisce di stendere un velo pietoso, anche perché il Bilancio consuntivo della Regione del 2021 deve essere ancora valutato dalla Corte dei Conti.
Possiamo solo prendere atto, con grande dispiacere, come lo Statuto speciale del 1946 sia stato tradito in questi settant’anni, con grave danno per siciliani e siciliane, che diminuiscono sempre più di numero, fuggendo via per trovare lidi migliori.

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