Crisi idrica in Sicilia, gli invasi continuano a non riempirsi

Crisi idrica in Sicilia, gli invasi continuano a non riempirsi

Stefano Scibilia

Crisi idrica in Sicilia, gli invasi continuano a non riempirsi

Michele Giuliano  |
giovedì 04 Aprile 2024

A marzo, rispetto al mese precedente, appena l'1% di acqua in più nei 29 bacini

Salgono a 130 i milioni di metri cubi di acqua persi in meno di un anno negli invasi siciliani. Allo scorso 1 marzo, secondo i dati resi noti dall’Autorità di bacino del distretto idrografico della Regione Siciliana, sono stati soltanto 299 i milioni di metri cubi di acqua raccolti, circa 2 metri cubi in più del mese di febbraio, contro i 431 milioni di metri cubi registrati all’1 febbraio 2023.

In pratica, se lo scorso anno in un mese erano stati raccolti 50 milioni di metri cubi, quest’anno uno dei mesi che solitamente è tra i più piovosi si è rivelato essere avaro di acqua. Un risultato che va a rafforzare quello che è ormai un andamento costante e sembra, irreversibile, con gravissime conseguenze per quello che sarà poi il periodo estivo, in cui l’intera regione potrebbe vivere una grave siccità.

Gli apporti ai singoli invasi sono irrisori, così come le perdite. In particolare, Ancipa sul fiume Troina, Disueri sul fiume Gle, fanaco sul Platani, Furore sul Burraito; ancora, Lentini fuori alveo e Gorgo Lago sul Fosso Guerra. Ancora in negativo la diga Poma sul fiume Jato, Ragoleto sul Dirillo e Rosamarina sul San Leonardo; in ultimo, la diga Santa Rosalia sul fiume Irminio.  

Crisi idrica in Sicilia, problema non solo per l’agricoltura

Quelli che non segnano numeri negativi rispetto al mese precedente, comunque, non sono comunque particolarmente cresciuti, mantenendosi sostanzialmente stazionari. Considerando il fatto che molti degli invasi sono ad uso promiscuo, non solo irriguo, ma anche potabile, industriale ed elettrico, il problema non si ripercuote solo sull’agricoltura, ma sulla comunità intera.

In particolare, sono destinate a più di un uso le risorse contenute nelle dighe Ancipa, Castello, Fanaco, Garcia, Leone, Piana degli Albanesi, Poma, Prizzi, Ragoleto, Rosamarina e Scanzano. Per tale ragione, buona parte della loro capacità non potrà essere utilizzata nelle campagne. Non si tratta di un fatto eccezionale, da circoscrivere all’ultimo anno, anzi.

I dati relativi all’andamento dei singoli invasi nell’anno idrogeologico, che va da ottobre a settembre, mostra come quasi tutte le dighe sono al loro minimo storico rispetto ai dati raccolti a partire dal 2018, molto al di sotto del volume autorizzato. Una conseguenza del cambiamento climatico in atto, che sta finalmente ottenendo il riconoscimento dalle istituzioni. 

Crisi idrica in Sicilia, lo stato di calamità 

Proprio all’inizio del mese di febbraio, il governo guidato da Renato Schifani ha dichiarato lo stato di calamità naturale da siccità severa nell’intero territorio regionale su proposta dell’assessore all’Agricoltura Luca Sammartino. La Sicilia è l’unica regione d’Italia e tra le poche d’Europa in zona rossa per carenza di risorse idriche. Stessa situazione si ritrova in Marocco ed Algeria. Senza dimenticare che le infrastrutture del sistema idrico sono assolutamente inadeguate: secondo il rapporto Eurispes 2023, sullo stato delle acque in Italia, la dispersione idrica regionale raggiunge il 52,5%.  I dati peggiori riguardano Ragusa, in cui la dispersione arriva al 63%, seguita da Siracusa, al 60%. 

Crisi idrica in Sicilia, le grandi città 

Le due città più grandi dell’Isola, Palermo e Catania, registrano un dato relativo alla perdita del prezioso liquido lungo le condutture colabrodo rispettivamente, del 48,8% e del 55,4%. Una condizione generale che sta danneggiando agricoltori e allevatori, già gravati dalle conseguenze dei fenomeni atmosferici anomali che hanno colpito l’Isola per tutto il 2023.

L’allevamento degli animali è il settore più colpito per l’assenza di foraggio verde e la mancanza di scorte di fieno danneggiate dalle anomale precipitazioni del maggio dell’anno scorso. Il governo regionale ha quindi incaricato l’Unità di crisi istituita di recente e ora integrata dai dirigenti dei dipartimenti Bilancio e Programmazione di individuare possibili interventi strutturali da eseguire con urgenza per fronteggiare la carenza idrica, salvaguardare gli allevamenti zootecnici e le produzioni delle aziende agricole garantendo sufficienti volumi d’acqua. 

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