Cuffaro di Cirene - QdS

Cuffaro di Cirene

Antonino Lo Re

Cuffaro di Cirene

Giovanni Pizzo  |
venerdì 16 Febbraio 2024

In politica c’è sempre un Golgota, Gesù o Barabba, una Via Crucis

In politica c’è sempre un Golgota, Gesù o Barabba, una Via Crucis. Perché se qualcuno viene crocifisso Pilato è salvo, nel lavabo della sua coscienza, e i Farisei possono additare un colpevole che li assolva dalle loro colpe. Ovviamente Cuffaro, che l’altra sera da Formigli a La 7 ha portato la croce, non è Gesù, è un peccatore, come tutti noi, allora perché questa crocefissione?

Perché c’è bisogno di trovare un colpevole, qualcuno da additare alla folla, così i Barabba, magari anche quelli che nottetempo stringono accordi elettorali o di governo con lui, siano liberi, di fare politica e gestire potere. Durante la via Crucis i Romani trovarono un viandante, si chiamava Simone e veniva da Cirene, e per un po’ portò la croce di Gesù. Qui naturalmente la cosa è diversa, si è offerto lui di mettersi sotto tortura, anche del fuoco amico, di quelli che a Roma fanno le Cornelie madri dei Gracchi, ma in Sicilia sono Agrippina. Ma perché Cuffaro lo fa? Perché comunque quella visibile sofferenza, quell’attacco di tutti contro di lui, lo rende vittima, come un Davide contro Golia, e trova simpatizzanti che lo sostengono.

È chiaro che non sono maggioranza, né assoluta né relativa, ma a lui non serve, serve un piccolo popolo che lo segua e che lo voti. A lui serve rappresentazione di un modello diverso, rispetto a quello di oggi, di fare politica. E con furbizia agrigentina, come l’occhialuto personaggio de la patente di Pirandello, vuole lo status riconosciuto. Peraltro la battaglia mediatica di lui contro tutti l’ha già affrontata illo tempore, con Michele Santoro, che ai tempi di Samarcanda lo dileggiava storpiandone il nome. Fu il viatico per farlo diventare il più votato Governatore della Sicilia. Più l’attaccano più si rafforza, nonostante la sofferenza di tanti, anche amici, a vederlo in croce.

Così è se vi pare

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