Estorsioni, armi e droga: la mano della mafia sulle province siciliane

Estorsioni, armi e droga: la lunga mano della mafia sulle province siciliane

Stefano Scibilia

Estorsioni, armi e droga: la lunga mano della mafia sulle province siciliane

Roberto Greco  |
lunedì 18 Marzo 2024

Non cessa la morsa mafiosa sul territorio siciliano mentre cala quella tensione che, dopo le stragi del ’92, aveva caratterizzato il forte contrasto culturale contro le mafie

Lo scorso 14 marzo la Commissione Regionale Antimafia ha presentato il report basato sull’attività di ascolto dei comitati per l’ordine e la sicurezza pubblica, degli organi inquirenti e degli amministratori locali presenti sul territorio siciliano realizzato in questo suo primo anno di attività. Proprio l’incontro con i sindaci dei comuni siciliani costituisce la principale novità rispetto allo schema di incontri realizzati in passato ed è stato introdotto come momento di ascolto di coloro che sono stati definiti “i presìdi della legalità” nel territorio, al fine di approfondire il loro punto di vista, le preoccupazioni e le sfide quotidiane che gli amministratori locali sono costretti ad affrontare.

Anche per questo nel lungo report è presente una dettagliata analisi riguardante la situazione delle province siciliane da cui si evince che la criminalità organizzata di stampo mafioso è ancora molto radicata nell’isola e che, nonostante alcune differenze dovute alla storia di ogni singolo territorio, l’attività mafiosa continua a essere vincolante per lo sviluppo del territorio imponendo regole oramai consolidate che penalizzano non solo i singoli cittadini ma le stesse amministrazioni comunali e le possibilità di sviluppo di un tessuto imprenditoriale sano.

Estorisioni, Trapani e Palermo: struttura piramidale solida anche senza vertice

Il forte radicamento nel territorio e l’infiltrazione consolidata nel tessuto economico e sociale di alcune province hanno contribuito a preservare l’originaria organizzazione mafiosa. Così, nel Trapanese l’organizzazione della mafia è stata descritta come rigidamente piramidale, e strutturata in quattro mandamenti: quelli di Trapani, Alcamo, Mazara del Vallo e Castelvetrano che ha assunto il ruolo di coordinatore e di garante della pax mafiosa.

Similmente, nel Palermitano, per quanto la mafia sia in difficoltà a causa della costante pressione esercitata dagli organi di polizia e dagli inquirenti nel corso degli anni, pur in assenza di un vertice, c’è una ripartizione in quindici mandamenti: otto riguardanti il territorio di Palermo e sette insistenti sul resto della provincia. Tali mandamenti, per quanto nel tempo più volte scompaginati dalle operazioni di polizia, risultano attivi e la mafia rimane perennemente tesa nel tentativo di riorganizzare una commissione. 

Estorisioni, Ragusa: Cosa Nostra e Stidda assieme per contrastare i clan stranieri

Secondo quanto dichiarato dai vertici delle forze dell’ordine operanti sul territorio, la tradizionale struttura mandamentale non è invece presente nel Ragusano, ove è attestata la presenza sia di Cosa Nostra sia della Stidda. Tale territorio appare piuttosto caratterizzato per una netta distinzione tra la parte meridionale, la c.d. “Fascia trasformata”, comprendente le zone di Vittoria, Acate e Comiso, dove si registra un alto tasso delinquenziale e la parte settentrionale, inclusa l’area di Ragusa, ove le attività della criminalità organizzata non paiono proliferare, eccezion fatta per il traffico di stupefacenti. 

Nel Ragusano, contrapposizioni cruente tra fazioni hanno riguardato cosche autoctone, benché collegate alle strutture tradizionali attraverso famiglie locali legate a gruppi di riferimento di Cosa Nostra o della Stidda. Lo spazio criminale, lasciato vuoto a seguito degli importanti arresti dei decenni passati, è stato occupato da clan stranieri, specializzati nello spaccio di droga e oggi torna ad essere oggetto di appetiti della mafia, a seguito del ritorno sul territorio degli affiliati che hanno finito di scontare la propria pena.

La definizione dei reali confini tra un’autonomia delle mafie straniere e una loro connivenza con i clan locali che si stanno ricostituendo nel Ragusano rappresenta un importante campo di indagine ed una costante preoccupazione delle forze dell’ordine, per il timore che la coesistenza delle suddette organizzazioni criminali possa far riesplodere la conflittualità. In tal senso parrebbero deporre alcuni episodi di violenza verificatisi nel territorio, tra cui un conflitto a fuoco tra un marocchino e degli appartenenti alla Stidda, avuto luogo nel 2020, e alcuni sequestri di arsenali nella disponibilità sia della Stidda che di Cosa Nostra.

Estorsioni, Caltanissetta: Cosa Nostra e Stidda in riorganizzazione

La diffusa circolazione di armi, anche da guerra, interessa anche il Nisseno e l’Agrigentino e in particolare i comuni di Niscemi, Gela e Favara. Il Nisseno si caratterizza, storicamente, per la copresenza di Stidda e Cosa Nostra. Impegnate negli anni ’90 in una sanguinosissima guerra di mafia, le due organizzazioni mafiose mantengono oggi rapporti pacifici, nel tentativo di far fronte comune contro le difficoltà. Indebolite dalla citata guerra di mafia, ma anche dalla successiva decapitazione di tutti i mandamenti per opera delle forze dell’ordine, Cosa Nostra e Stidda sono oggi costantemente tese alla propria riorganizzazione, con l’importante contributo degli “scarcerati” di ritorno sul territorio.

In questo contesto, il Nisseno risulta oggi diviso fondamentalmente in due zone: la parte meridionale e quella settentrionale. Nella prima la criminalità organizzata appare più attiva, caratterizzata da un’elevata propensione alla violenza e dotata di un’importante potenza di fuoco, in particolare nei centri di Niscemi e Gela. Quest’ultimo, epicentro del fenomeno criminale nel Nisseno, si caratterizza per un elevatissimo tasso di episodi di danneggiamenti,

non tutti attribuibili, però, a mano mafiosa. Nel Nisseno settentrionale, invece, le organizzazioni mafiose tendono ad adottare un approccio più discreto ma non per questo meno insidioso; qui è stata, peraltro, individuata e duramente colpita un’organizzazione criminale composta esclusivamente da nigeriani, ma caratterizzata da un modus operandi tipicamente mafioso. Il fenomeno delle agromafie appare presente in particolare nell’area del Vallone. 

Estorsioni, Agrigento subalterna a Palermo ma con accordi con mafie non autoctone

Nell’Agrigentino, la criminalità organizzata si caratterizza per la sua subalternità rispetto alla mafia palermitana. Tale condizione, tuttavia, non pare averle impedito di sviluppare importanti collegamenti con la criminalità organizzata extraregionale e internazionale, come dimostrano i recenti sequestri d’ingenti quantitativi di stupefacenti. Nel territorio di Favara, che si caratterizza anche per un’elevata propensione all’omertà, la diffusa circolazione di armi, utilizzate come “status symbol” da ampie fasce della popolazione, ha favorito il compimento di un certo numero di omicidi, anche plurimi.

Estorsioni, Enna: terreno di conquista per le cosche catanesi

La subalternità delle famiglie locali rispetto alla mafia radicata in altri territori limitrofi caratterizza il fenomeno mafioso anche in altre aree dell’Isola.

In questo senso, l’Ennese è stato descritto come un territorio di espansione delle cosche mafiose delle province limitrofe, tramite cinque famiglie che si sono succedute nella gestione degli affari criminali della provincia. Da ultimo, la recente morte del locale boss Bevilacqua ha favorito l’inserimento di famiglie mafiose catanesi in un contesto divenuto acefalo. Segnali circa un tentativo di riorganizzazione in atto provengono da recenti ingenti sequestri di droga sul territorio.

Estorsioni, Messina: non più provincia “babba”, è il nuovo hub per l’accesso all’isola

Nel Messinese, in particolare, l’organizzazione mafiosa risente fortemente della sua vicinanza con il territorio palermitano da un lato e con quello catanese dall’altro, oltre che dalla sua prossimità alle coste calabresi. Quest’ultimo aspetto ha fatto di Messina e del Messinese un crocevia per il traffico di stupefacenti, oltre a favorire lo sviluppo di importanti relazioni con le ’ndrine calabresi.

L’analisi offerta dalle autorità evidenzia le differenze esistenti tra la zona ionica, la zona tirrenica e il Capoluogo, descritto come la zona più problematica, caratterizzata da una certa fluidità tra, da un lato, forme di lobbismo e altre attività lecite e, dall’altro, attività illecite, oltre che per una certa insofferenza verso le regole. Messina è divenuta il centro di importanti joint venture criminali tra la ’ndrangheta, la mafia locale, quella catanese e quella messinese.

Tali patti criminali, nati per la gestione del traffico di droga, si sono in seguito estesi ad altri settori criminali, mentre il Messinese si trasformava da territorio di transito per il traffico di droga a territorio di destinazione delle sostanze stupefacenti. Le famiglie operanti nella zona ionica sono prevalentemente riconducibili alle cosche etnee e la loro attività ha dato luogo a infiltrazioni nell’ambito di amministrazioni comunali, al fine di influenzare, a beneficio delle suddette famiglie, la gestione degli appalti. 

Quanto all’area tirrenica, essa si caratterizza per la presenza di famiglie organiche a cosa nostra palermitana mentre nelle zone montuose dell’area la mafia predilige il settore delle truffe ai danni dell’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA) e del riciclaggio delle somme così ottenute in circuiti dell’economia legale, grazie alla collaborazione di professionisti compiacenti. Anche nel Messinese le importanti faide che hanno riguardato il territorio in passato sono state accantonate a beneficio di una pax mafiosa funzionale alla cura degli interessi criminali in un contesto di forte attenzione da parte delle forze dell’ordine.

Estorsioni, Siracusa: sistema criminale legato alla tradizione

Nel Siracusano la mafia è organizzata in quattro zone di influenza: la città di Siracusa, la zona di Floridia e Solarino, la parte meridionale e la parte settentrionale della provincia. Quest’ultima zona appare caratterizzata da un lato dal fenomeno delle guardianie abusive, quale forma evidente di controllo del territorio che ha portato, negli anni passati, anche a un omicidio e, dall’altro, dalla presenza del polo petrolchimico siracusano, ove è presente un’attività criminale che si sviluppa in sordina e dove si registra una preoccupante impennata di reati legati alla droga.

La parte settentrionale è invece popolata da gruppi criminali affiliati alla mafia catanese, ma operanti in autonomia.

Estorsioni, Catania, una pax mafiosa basata su interessi comuni

Nel Catanese, infine, si registra la presenza di dieci clan mafiosi, aventi legami con alte strutture criminali presenti sia in provincia sia sul territorio regionale ed extraregionale, in particolare con le ’ndrine calabresi. Lo stato di conflitto derivante dalla coesistenza di un numero elevato di clan ha generato, in passato, una frammentazione dell’attività criminale ed un alto tasso di omicidi, con picchi di centocinquanta all’anno ma risulta oggi ricomposto in una pax mafiosa fondata sulla condivisione di interessi legati al traffico ed allo spaccio di stupefacenti ed assicurata da alleanze trasversali e temporanee in continua evoluzione e in grado di coinvolgere anche la criminalità organizzata straniera, nella fattispecie albanese, per meglio gestire lo spaccio di droga.

Tale gestione fluida dei rapporti tra clan si manifesta in continue fibrillazioni che emergono sotto forma di piccoli danneggiamenti o gambizzazioni e che richiedono un costante e attento monitoraggio da parte delle forze dell’ordine.

Il racket delle estorsioni

Presente su tutto il territorio siciliano, il racket delle estorsioni si alimenta dunque anche grazie a una diffusa reticenza, da parte delle vittime, a denunciare o anche solo a testimoniare in udienza, nel momento in cui indagini condotte autonomamente dalle forze dell’ordine svelino le estorsioni. La violenza intimidatoria ai danni degli operatori economici, lungi dall’essere sparita, è relegata a quei casi in cui siano falliti i tentativi di instaurare un rapporto basato su una sorta di adesione morale degli estorti.

In questo contesto, un altro effetto di rilievo della mutata percezione del fenomeno estorsivo è costituito dall’assenza di associazioni antiracket locali in alcune province siciliane, a volte anche a seguito di cancellazione delle stesse dagli elenchi prefettizi, per inattività. 

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