Evasori Iva? Sostituti di imposta - QdS

Evasori Iva? Sostituti di imposta

Carlo Alberto Tregua

Evasori Iva? Sostituti di imposta

venerdì 12 Agosto 2022

Inversione onere della prova

Dei circa 100 miliardi di evasione fiscale, stimata da molte parti, ma di cui non vi è certezza, forse più di un terzo è conseguenza del mancato versamento di Iva da parte dei debitori.
Com’è noto, il meccanismo è semplice: chi emette una fattura relativa alla prestazione o alla fornitura dei beni incassa anche l’Iva, che conguaglia con l’Iva pagata a monte, a sua volta ai fornitori, e versa la differenza ogni mese, o ogni tre mesi, con l’F24.

Però, questi versamenti spesso non vengono effettuati, con la conseguenza che il soggetto rimane debitore nei confronti dell’Erario, che però agisce con estremo ritardo per recuperare l’I va.
Inoltre la procedura è estremamente farraginosa e comporta lentezze aggravanti il ritardo citato. Vi è di più: la Guardia di Finanza denuncia migliaia e forse decine di migliaia di casi in cui le società si iscrivono alle Camere di Commercio, dopo aver chiesto la partita Iva, e poi si cancellano entro uno o due anni.

Tali soggetti passivi hanno di solito amministratori 80enni o 90enni che, anche se raggiunti, non rispondono dell’evasione in quanto nullatenenti.

Lo Stato per il meccanismo prima descritto, che non è esaustivo, perde forse 30 o 40 miliardi di incassi; ma anche il mercato subisce scompensi da questi comportamenti delinquenziali, perché viene meno il principio della concorrenza e il non meno importante principio delle pari opportunità. Si tratta di uno squilibrio tutto italiano che i governi non vogliono risolvere per la becera considerazione che anche gli evasori votano, per cui è meglio chiudere un occhio o forse due.

Questa situazione anomala e anti europea non può continuare. Occorre che il prossimo Governo metta all’ordine del giorno una riforma del meccanismo di versamento dell’Iva, in modo da eliminare alla radice la possibilità di evaderla.

Quale può essere questo meccanismo? È bello e pronto e si chiama: “Sostituto di imposta”: esattamente come avviene nei rapporti dei dipendenti coi loro datori di lavoro, i quali sono obbligati a trattenere le imposte e i contributi a carico per riversarli all’Agenzia delle Entrate/Riscossione (Aer) e all’Inps.

Di che si tratta? Ogni cliente, quando riceve la fattura, anziché pagarla per intero provvede a saldare il conto forniture o servizi e versa l’Iva direttamente all’Aer. Quest’ultima riceve nella casella di quel contribuente le somme che vengono a lui accreditate, fa i conguagli e liquida le eventuali differenze.

Insomma, si sottrae al contribuente la facoltà di non versare l’Iva, che costituisce, oltre una certa soglia, un reato penale, ma che viene raramente perseguito, dato che la Guardia di Finanza è sommersa da incombenze e gli eventuali successivi processi prendono tempi immemorabili.

Dunque, il modo per combattere questo pezzo di evasione (l’Iva) esiste e non ci si spiega perché non venga messo in atto. Anzi si spiega benissimo: la massa degli evasori non vuole, per cui i suoi tentacoli parlamentari e burocratici fanno trovare osservazioni ed espedienti di ogni tipo, per evitare di diventare contribuenti onesti.

In questo quadro stona il ripetuto appello di Salvini, il quale denuncia “milioni di cartelle esattoriali sui cittadini”. È in malafede perché le cartelle esattoriali sono la conseguenza di un regolare debito tributario dei cittadini stessi. Non si capisce perché il leader della Lega ne chieda la rottamazione, il che significa per lo Stato perdere montagne di miliardi che indebitamente milioni di cittadini non hanno pagato.

Non solo in questo modo si danneggiano le casse dello Stato, ma si commette una iniquità, etica e pratica, consistente nel fatto che di fronte a cittadini onesti, che fanno il loro dovere contributivo, Salvini ed altri tutelano cittadini disonesti che non hanno pagato quello che dovevano, violando così anche il principio di pari opportunità e di concorrenza.

Intendiamoci, non è che tra i debitori fiscali non ve ne siano alcuni che si siano trovati in effettiva difficoltà e quindi impotenti ad assolvere il loro dovere fiscale, ma come al solito non si può fare di tutta l’erba un fascio.
Bisogna distinguere i pochi che vanno aiutati dai molti furbi che vanno adeguatamente bastonati.

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