Ex Pip, via d’uscita per recuperare i troppi permessi goduti nel 2019 - QdS

Ex Pip, via d’uscita per recuperare i troppi permessi goduti nel 2019

Michele Giuliano

Ex Pip, via d’uscita per recuperare i troppi permessi goduti nel 2019

martedì 28 Luglio 2020

La Regione, accogliendo le richieste dei sindacati, ha prorogato il termine fino a dicembre 2020. Deroga legata all’emergenza Covid: sarà così possibile evitare le decurtazioni in denaro

PALERMO – Per gli ex Pip una via d’uscita: dopo la scoperta dei numerosi, troppi permessi goduti ben prima dell’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, l’assessorato regionale della Famiglia, delle Politiche sociali e del Lavoro ha deciso di offrire la possibilità ai lavoratori di recuperare tutto entro la fine dell’anno, evitando così le decurtazioni in denaro.

Lo ha comunicato il dirigente del servizio Coordinamento attività del collocamento obbligatorio–politiche precariato, Antonio Grasso, che ha voluto pubblicare una nuova nota, in seguito a quella della Csil Fisascat, che aveva ritenuto la scadenza del 30 giugno appena passato troppo breve perché tutti potessero effettivamente svolgere le ore rimaste indietro.

“Si ricorda – ha scritto il dirigente Grasso – che il soggetto appartenente al bacino ex Pip, al pari del dipendente, è tenuto a recuperare le ore non lavorate entro il mese successivo, secondo le disposizioni del dirigente o funzionario responsabile dell’Ente ospitante; nel caso in cui il recupero non venga effettuato, la retribuzione mensile individuale viene proporzionalmente decurtata”. È chiaro, quindi, come in condizioni “normali” le ore non svolte in tempo, e le relative retribuzioni, dovrebbero andare perse. “Tuttavia, vista la particolare situazione che il nostro Paese sta vivendo, e benché il debito orario afferisca allo scorso anno, – aggiunge Grasso – si rimette agli enti utilizzatori il recupero delle ore non lavorate e comunque entro e non oltre dicembre 2020”. Per monitorare al meglio la situazione, l’ufficio ha inoltre richiesto che gli enti utilizzatori compilino mensilmente una tabella con il recupero delle ore recuperate, in modo da monitorare con attenzione l’avanzamento delle attività, e che lo inviino agli indirizzi mail messi a disposizione per lo scopo.

Dopo i mesi di lockdown, quindi, si cerca un modo per andare avanti e ritornare il più possibile ai vecchi ritmi lavorativi. Anzi, ancora più serrati, visto che a seguito del monitoraggio effettuato subito dopo il rientro è stato rilevato che, per il 2019, ben prima quindi della chiusura obbligatoria a causa dell’emergenza sanitaria, erano stati troppi i permessi autorizzati e soprattutto mai recuperati da questa categoria di lavoratori. Necessario quindi, contare e rivedere questo periodo di fermo per capire quanto sia necessario recuperare. Un controllo che sembra aver scoperchiato un vaso di Pandora, visto che le assenze mai recuperate si riferiscono ad un periodo ben precedente al recente fermo delle attività.

Come tutti i lavoratori pubblici, infatti, anche gli ex Pip sono stati giustamente garantiti in questa emergenza sanitaria. Per loro nessuna sospensione del sussidio, ma si deve trovare il modo di recuperare le ore non fatte in seguito alla risoluzione della pandemia. Gli ex Pip fanno parte del progetto “Emergenza Palermo”, poco meno di 3 mila lavoratori, precari di lunga data, che fruiscono fattivamente da anni di sussidi, lavorando all’interno della pubblica amministrazione senza aver mai fatto un concorso. Ipoteticamente questo lavoro, da 832 euro mensili, dovrebbe spettare a chi vive in stato di indigenza.

Un numero cospicuo di persone che si aggiunge al resto dei precari dell’isola: gli Asu, ad esempio, altri 6 mila persone che lavorano come “dipendenti regionali” senza un contratto, senza poter godere di ferie e malattie; e poi 18 mila Lsu, lavoratori socialmente utili, collocati negli enti locali, 700 contrattisti della Regione, mille operai dei Consorzi di Bonifica, per non parlare degli oltre 8.000 operatori della formazione professionale.

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