Coppolino (Unicoop): "Cooperazione fondamentale per fare impresa in Sicilia" - QdS

Coppolino (Unicoop): “Cooperazione fondamentale per fare impresa in Sicilia”

Francesco Sanfilippo

Coppolino (Unicoop): “Cooperazione fondamentale per fare impresa in Sicilia”

venerdì 27 Maggio 2022

Forum con Felice Coppolino, presidente regionale Unicoop Sicilia. Nell’Isola un cambio di tendenza che coinvolge sempre più giovani

Felice Coppolino è nato a Palermo il 26 agosto 1955. Negli anni dal 1994 al 1998 ha ricoperto il ruolo di consigliere provinciale di Palermo e di presidente della Commissione alla Trasparenza nello stesso mandato. Dal 1998 al 2001 è stato assessore della Provincia di Palermo con deleghe alle Attività produttive e alle Politiche del lavoro. Nel 2002 ha ricoperto l’incarico di presidente dell’Unitur-Unione italiana delle imprese turistiche. Ricopre, attualmente, l’incarico di presidente regionale di Unicoop-Sicilia.

Intervistato dal vice presidente Filippo Anastasi, il presidente regionale di Unicoop Sicilia, Felice Coppolino, risponde alle domande del QdS.

 

 

Come hanno reagito le cooperative alla pandemia negli ultimi due anni?
“Durante il Lockdown, abbiamo avuto richieste per la costituzione di decine di cooperative, per le difficoltà che il mondo produttivo stava incontrando. Nel 2021, in soli sei mesi, abbiamo costituito cento nuove cooperative rispetto a periodi analoghi, dove non era presente la pandemia Covid-19. C’è molto interesse legato alla facilità con cui riesci, come persona, a creare un’impresa sotto forma cooperativa, usando tutti gli strumenti che la cooperazione consente, tra cui bassi costi di gestione o il pagamento sull’utile del 3%. Ci sono tanti strumenti nell’ambito della cooperazione che i giovani stanno premiando, divenendo un punto vincente rispetto ad altri tipi di aziende. Abbiamo, infatti, registrato da un decennio un cambio di tendenza in Sicilia, dove la voglia di fare impresa è molto più sentita tra i giovani. Del resto, la pandemia è stata devastante sotto molti punti di vista, ma la gente ha compreso la fragilità del nostro sistema economico e della globalizzazione. In particolare, è emerso il problema della deindustrializzazione e dei rischi della delocalizzazione delle imprese. Per esempio, una macchina resta ferma, perché manca il chip prodotto in Paesi terzi, senza che l’industria disponga più di una produzione nazionale in grado di soddisfare parte della domanda. A questo proposito, la vicenda delle mascherine FFp2 è indicativa, perché l’Italia aveva rinunciato a produrle, trovandosi sprovvista nel momento del bisogno. La cooperazione sta, quindi, facendo riscoprire l’importanza della gestione imprenditoriale in un sistema economico non solo nazionale ma europeo. Così si sta correndo ai ripari, come in Francia, dove il presidente Macron aveva già deciso di riallocare o ricreare le industrie all’interno del Paese, così come sta cercando di fare Draghi in Italia”.

Quante sono, a oggi, le cooperative operanti in Sicilia?
“Le cooperative iscritte ammontano a 1.067 in Sicilia, di cui il 30% appartiene al mondo dell’agricoltura, un altro 25% è costituito da cooperative che operano nel settore socio-sanitario, mentre le altre operano nella produzione del lavoro”.

Quali iniziative state portando avanti?
“Nel settore agricolo stiamo favorendo la costituzione di cooperative intelligenti, che raccolgono due elementi: il clima e una terra che permettono di creare prodotti di qualità, apprezzati in tutto il mondo. Un esempio è dato dal suino dei Nebrodi, che sta conoscendo un grande successo per l’allevamento che viene fatto. Ora stiamo passando dalla chiusura del sistema con la costituzione di tre consorzi: uno si occuperà il facility management, un altro si dedicherà al settore socio-assistenziale-sanitario e l’ultimo riguarda il mondo turistico-culturale. Questi tre consorzi saranno costituiti ne prossimi giorni e saranno una novità che potrà essere esportata in Italia. In realtà, già due anni fa eravamo pronti a partire, ma la pandemia ha ritardato tutto. L’intenzione è di partecipare alle gare d’appalto previste dal Pnrr che saranno emanate dalla Pa. Da segnalare anche l’attività di un nuovo ufficio legale che assiste le cooperative in caso di partecipazione a gare d’appalto, fornendo tutto il supporto necessario”.

Ritiene che i sostegni da parte dello Stato e della Regione negli ultimi anni siano stati sufficienti?
“Il Governo regionale ha il dovere di occuparsi di tutte le tipologie d’aziende, ma il problema è che si dimentica che la cooperazione è il seme del sistema imprenditoriale, capace di coinvolgere persone che non potrebbero mai essere imprenditori. Il sistema cooperativo parte dal presupposto paradossale che la creazione di un’impresa avviene a costo zero. Quest’eccezione nel sistema capitalistico ha permesso, tuttavia, di creare sistemi cooperativi in tutto il mondo. Lo dimostra il sistema bancario americano, dove il 20% del credito è cooperativo o come in Spagna, dove le cooperative danno una stabilità economica che è anche sociale, impedendo scontri sociali e creando lavoro. Il principio della cooperazione non elimina il principio della libertà d’impresa, ma afferma un altro principio, per cui se ci sono tre-cinque lavoratori che vogliono aiutarsi a vicenda, condividono la vita economica. Il Governo regionale mette tuti sullo stesso piano, eppure le quattro unioni cooperative siciliane, Confcooperative, Legacoop, Unicoop e Unci coop alla fiera di Catania hanno mandato un messaggio d’unione, mettendosi insieme in un unico stand, dove ciascuna presentava le sue caratteristiche. Questo messaggio è stato dato, perché, a volte, si dimentica che non si possono tutelare i grandi interessi, sacrificando i piccoli imprenditori. Come dimostra il caso degli ipermercati, il piccolo commercio è uno strumento di vita delle città. Perciò, occorre essere equidistanti tra le varie ragioni economiche, ma, in questo il Governo regionale non lo è stato. Il rapporto va recuperato e la dimostrazione di unione serve a questo. Una polemica aperta riguarda l’Ircac, perché si sta creando l’Irca, ma senza procedere fino in fondo, lasciando tre realtà diverse in piedi, l’Ircac stessa, la Crias e l’Irca, senza che siano utili ad alcuno. Ci si chiede perché l’Irca sia stato affidato a una persona che non conosce la realtà siciliana. Eppure, l’Ircac era veramente riconosciuta come una realtà di tutto rispetto. Poi gli ultimi Governi regionali hanno cambiato tutto senza spiegazioni”.

Le attività a supporto dell’apicoltura con interventi anche a livello politico

 

Tra i settori più in difficoltà, vi è quello dell’apicoltura. Qual è la situazione in Sicilia alla luce delle criticità che sono emerse in questi ultimi anni?
“Abbiamo diverse realtà che si occupano di apicoltura e abbiamo avuto problemi rilevanti, tanto che siamo intervenuti a livello politico in modo forte. I cambiamenti che l’uomo introduce nell’ambiente hanno degli effetti, ma nessuno si chiede le conseguenze che tali interventi possono avere nell’ambiente stesso. Per esempio, in un caso, è accaduto che la distruzione di piantagioni di oleandri hanno impedito alle api di rifornirsi di polline dai suoi fiori, facendole sparire. Il problema è che abbiamo una buona terra ma dei pessimi gestori e gli agricoltori vanno aiutati, perché la produzione di miele, oggi, richiede una logistica notevole rispetto al passato dove il miele siciliano era uno dei migliori prodotti del genere. Comunque, siamo riusciti a ottenere dal Governo regionale degli interventi, ma le difficoltà generali non aiutano”.

Avete dei rapporti con le banche di credito cooperativo?
“Abbiamo avuto sempre rapporti di collaborazione, ma non altro. Il sistema di credito cooperativo è nato prima del sistema cooperativo, dopo l’opera fondamentale fatta da don Luigi Sturzo che le ideò sulla base di una storia cooperativa siciliana che partiva già dalla metà del 1700. In seguito all’ultima legge che ha riorganizzato il sistema del credito cooperativo, ne abbiamo ancora meno”.

Una spinta straordinaria per creare occupazione

Qual è il futuro delle cooperative in Sicilia in tempi di globalizzazione?
“Noi riteniamo che la cooperazione in Sicilia abbia un grande futuro. Ha grandi possibilità di creare occupazione, perché la cooperazione dà quella spinta in più che altri tipi di impresa non danno. C’è molta fiducia e consapevolezza che la cooperazione è una grande forza in Sicilia. Infatti, la cooperazione ricopre, oggi, un ruolo importantissimo perché permette ai giovani di fare impresa”.

Ci sono stati problemi con la Lukoil nella Sicilia orientale a seguito dell’attuale guerra russo-ucraina?
“Al momento no, poiché la Lukoil ha sede in Svizzera pur appartenendo agli oligarchi e la Svizzera non ha vietato ancora nulla. Tuttavia, quello che sta succedendo con la pandemia non era prevedibile, ma era visibile, perché la globalizzazione ci ha illuso. Non si può convivere con dei sistemi che tendono all’imperialismo. L’Ucraina è uno dei più grandi esportatori di grano e di mais al mondo, ma hanno trovato enormi giacimenti di litio nel Donbass che è molto importante come materiale per l’industria. Perciò, abbiamo portato i nostri prodotti in Russia e in altri Paesi diversi, ma senza l’aiuto di nessuno. Oggi siamo danneggiati dalla guerra, ma possiamo ripetere lo stesso processo in altri Paesi senza l’aiuto di nessuno”.

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