La Finanziarizzazione uccide l’Economia - QdS

La Finanziarizzazione uccide l’Economia

Carlo Alberto Tregua

La Finanziarizzazione uccide l’Economia

giovedì 11 Gennaio 2024

Limite accumulo capitali

Che cos’è la Finanziarizzazione? È la trasformazione della crescita economica delle imprese in moneta. Cosicché, via via aumenta la massa finanziaria, la quale nella filiera diventa predominante rispetto all’attività economica.
Molti sanno che è l’Economia che genera ricchezza e quest’ultima si trasforma in Finanza. Per cui risulta evidente il rapporto causa-effetto, secondo il quale la Finanza dovrebbe essere un mezzo nell’Economia.

Che cosa è accaduto in quest’ultimo cinquantennio? Un fenomeno che ha portato all’inversione del rapporto, secondo il quale si sono accumulati enormi patrimoni rappresentati da masse finanziarie, le quali via via sono state utilizzate in investimenti economici che ne sono diventati subordinati.
Forbes ogni hanno pubblicato la classifica generale delle cento persone più ricche del mondo, nonché quella specifica delle donne più ricche del mondo, ricchezza misurata con il denaro.

Il denaro acquista azioni, ma anche obbligazioni. Le prime rappresentano il capitale di imprese di vario tipo; le seconde, invece, riguardano la finanza vera e propria.
Non tutte le azioni riguardano società manifatturiere e/o produttrici di servizi; una parte non trascurabile di esse riguarda fondi di investimento, banche, enti finanziari e strumenti conseguenti, quindi fanno parte di quel mondo che appunto è stato denominato finanziario.

Che cosa comporta questa inversione del rapporto fra Finanziarizzazione ed Economia? Comporta il fatto che quest’ultima è diventata uno strumento della prima e quindi coloro che gestiscono le attività economiche, anche nazionali e internazionali, non hanno un rapporto diretto con la produzione, bensì la controllano attraverso strumenti finanziari.

Dove sta il difetto di questa inversione del rapporto? Sta nel fatto che i criteri, i metodi e le convenienze della gestione finanziaria dell’economia sono molto diversi da quelli della stessa economia, con la conseguenza che i soggetti che detengono immense masse finanziarie finiscono per condizionare la stessa economia.

C’è una questione ancora più importante. La concentrazione di mezzi finanziari in poche mani o in pochi gruppi aumenta l’egoismo degli stessi, il loro potere e il condizionamento che esercitano sulle situazioni al fine di ottenere altri vantaggi economici.

Tutto quanto descritto è esattamente l’inverso del principio di equità dei Popoli. Tale principio etico si chiama redistribuzione della ricchezza, vale a dire i ricchi perdono qualcosa per avvantaggiare i poveri; una sorta di storia di Robin Hood.
Ma negli ultimi decenni sta avvenendo un processo esattamente inverso, vale a dire la disponibilità economica dei poveri (non letteralmente tali) non cresce adeguatamente; invece quella dei ricchi cresce smisuratamente.
Gli Stati del mondo, ove questi fenomeni si verificano in maniera più cospicua, non riescono a trovare un accordo che dovrebbe porre un limite alla Finanziarizzazione dei singoli e anche all’entità dei patrimoni accumulati.

Non è accettabile che vi siano persone fisiche come Elon Musk – accreditato da Forbes di 251 miliardi di dollari di patrimonio – o altri che possiedono questi immensi patrimoni, perché la concentrazione di una simile ricchezza in una sola persona diventa pericolosa non solo per la collettività del suo Paese, ma anche per quelle di Paesi ove persone di questo tipo vanno a investire.
Gli arabi – e soprattutto i tre stati più rilevanti come Arabia Saudita, Emirati Uniti e Qatar – hanno capito bene come gestire la loro Finanziarizzazione, derivata dall’accumulo di immense ricchezze per la vendita del petrolio in quest’ultimo cinquantennio.

Essi hanno diversificato i loro investimenti nel mondo e con i conseguenti utili stanno potenziando fortemente le attività nei loro territori: in Qatar si sono svolti già i campionati mondiali di calcio, mentre in Arabia Saudita si svolgeranno i Giochi asiatici invernali del 2029 e l’Expo del 2030.
C’è un modo per frenare questo processo non equo? Al momento no e, peggio, nessuno si pone il relativo problema.

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