Fondi antiusura, alla Sicilia meno del 2% - QdS

Fondi antiusura, alla Sicilia meno del 2%

Michele Giuliano

Fondi antiusura, alla Sicilia meno del 2%

mercoledì 13 Dicembre 2023

L’allarme di Confimprese che scrive a prefetti e Regione: servono più consorzi di garanzia. Il Veneto ne ha ottenuti dieci volte di più: oltre 4,4 milioni di euro nel 2022

PALERMO – Neanche il 2% del fondo antiusura nazionale arriva in Sicilia. La denuncia di quello che viene ritenuto un comportamento iniquo e dannoso per l’intera regione arriva da Confimprese, che ha voluto rivolgersi ai principali attori istituzionali regionali, dal presidente della Regione, Renato Schifani, ai diversi assessori dei rami economici, al presidente dell’Ars, fino ai prefetti dell’Isola, per segnalare tale condizione che si perpetua ormai da anni.

“Ciò che colpisce maggiormente – evidenzia il coordinatore regionale di Confimprese Sicilia Giovanni Felice – è la differenza con le altre Regioni. Ma allo stesso tempo questa differenza mette a nudo il motivo di tale atto discriminante e penalizzante per le imprese siciliane. Il Veneto nel 2022 ha ricevuto stanziamenti per 2,8 milioni di euro, pari al 19 per cento dell’intera dotazione. E residui per altri 1,5 milioni pari al 18 per cento dell’intera cifra residuale degli anni precedenti. Quindi nel 2022 ha avuto una disponibilità pari a quasi 4,4 milioni, 10 volte maggiore di quella della Sicilia”.

Non si tratta di un caso eccezionale, ma di una regola, ormai: nel 2019 in totale in Sicilia sono arrivati il 2,5% dei fondi nazionali, scesi all’1,7% nel 2020. Ancora meno nel 2021, quando si è toccato il picco in negativo dell’1,13%. Il motivo, secondo Confimprese, non sta soltanto nella vivacità o meno del mondo economico della regione, ma nelle modalità di erogazione del finanziamento, che avviene attraverso i consorzi di garanzia che gestiscono il fondo usura. In Sicilia da qualche anno ne rimane soltanto uno, mentre in Veneto sono nove. È quindi necessario, secondo Confimprese, che le parti sociali e istituzionali coinvolte si muovano per l’apertura di un tavolo con i consorzi di garanzia. Inoltre, la regione deve lavorare per trovare strumenti e risorse aggiuntive, magari con l’istituzione di un fondo di rotazione.

Una necessità non rimandabile, considerato l’allarme su quanto sia pernicioso il fenomeno dell’usura sul territorio siciliano. Ne ha parlato anche la sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato della Corte dei conti, che, con delibera del 27 giugno 2022, ha dato importanti spunti di riflessione. La Corte, tra gli altri punti, ritiene che “l’usura è diffusa in tutta Italia, anche se il fenomeno risulta più marcato nel Mezzogiorno”. Ed è un reato che nella maggior parte degli episodi continua a rimanere sommerso perché approfitta e si svolge in situazioni di solitudine, isolamento, riservatezza, non condivisione del problema vissuto. La frontiera più preoccupante è quella gestita dalla criminalità organizzata. Utilizza il prestito usurario per riciclare il denaro ed estendere il proprio controllo sul tessuto economico. Si tratta di un fenomeno particolarmente grave, perché le sue conseguenze mettono ancora di più in pericolo la possibilità di sviluppo e di benessere di vaste comunità.

“In questo caso, è agevolato dalla capacità degli appartenenti a sodalizi criminali di offrire denaro inizialmente a condizioni ragionevoli a soggetti che non riescono ad accedere, o quantomeno a farlo velocemente, al credito legale; da qui l’impiego dell’usura quale grimaldello per entrare nel mondo economico: dall’immissione di ‘soldi sporchi’ nell’economia legale all’ ‘esproprio’ delle imprese, poi utilizzate, a loro volta, per fare riciclaggio e clientela”.

“I dati riportati – ricorda il presidente di Confimprese Sicilia – sono quelli elaborati dal fondo anti usura nazionale e non penso ci sia da aggiungere altro sulla pericolosità della situazione. Considerate le autorevoli fonti delle notizie esposte, il Mef e la Corte dei Conti. È per questo motivo che chiediamo ai destinatari della nostra missiva un autorevole riscontro sul tema proposto. Auspicando un momento di confronto che veda il coinvolgimento dei soggetti interessati”.

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