Formazione in Sicilia, Turano al QdS: “È stato un errore”

Una norma rivoluziona la formazione in Sicilia, Turano al QdS: “È stato un errore”

Antonino Lo Re

Una norma rivoluziona la formazione in Sicilia, Turano al QdS: “È stato un errore”

Michele Giuliano  |
giovedì 11 Gennaio 2024

Il rischio paventato è che solo pochi grandi possano gestire l’intero finanziamento da 150 milioni di euro

“È stato un errore e correremo ai ripari. Purtroppo è successo, in 500 pagine di leggi non poteva capitare un errore umano?”. Solo le parole dell’assessore regionale alla Formazione Mimmo Turano che commenta i due emendamenti in finanziaria, passati all’Ars e quindi divenuti legge, che potrebbero cambiare il volto dell’intero comparto della formazione professionale in Sicilia.

Lo stesso assessore regionale al ramo ha ammesso di non conoscere la norma, presentata a notte fonda, per cui non ha avuto modo di esaminarla. Quella che sarebbe un cambiamento epocale per la formazione professionale in Sicilia si trova all’interno di due commi del maxi emendamento presentato in finanziaria. Il primo prevede che venga tolto il tetto massimo di finanziamento che, su ciascun bando che stanzia fondi pubblici, può essere assegnato a ogni ente. Una norma che era stata introdotta pochi anni fa, per evitare che i fondi disponibili, ormai molto più ridotti rispetto ai ricchi anni della fine del secolo scorso, finissero tutti agli enti più grandi. Quindi, in ogni bando, è stata indicata la percentuale massima assegnabile a ciascun vincitore in base al budget. Ancora, una seconda norma del maxi emendamento dice che per ogni sede distaccata ogni ente deve assumere a tempo indeterminato un direttore, un tutor, un operatore di segreteria e un operatore ausiliario, a rischio di perdere l’accreditamento, necessario per ottenere i fondi pubblici.

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Turano: “Supererò il problema”

Nella pratica, si andrebbero a moltiplicare i costi anche in centri periferici utilizzati o meno in base alle richieste dei diversi bandi che si susseguono nel tempo, e che generalmente vengono gestite utilizzando personale a tempo determinato o con tipologie di contratto flessibili. Anche in questo caso, il risultato finale sarebbe la scomparsa degli enti piccoli, impossibilitati a sostenere i costi del personale anche nei tempi morti tra un bando e l’altro, che negli ultimi anni sono diventati sempre più lunghi. “Supererò questo problema – promette Turano -, o per via legislativa o per via amministrativa. Su questo ci confronteremo con le associazioni datoriali”. Non a caso, moltissimi sono già stati i licenziamenti nei vari enti, tanto da dimezzare o quasi il personale iscritto all’albo degli operatori della formazione professionale. Le due norme hanno creato una frattura all’interno della stessa maggioranza.

Figuccia: “Formazione? Subito torti inaccettabili”

La Lega, infatti, si è detta assolutamente contraria. Sull’argomento è intervenuto con chiarezza il deputato leghista Vincenzo Figuccia: “Ritengo assolutamente opportuno che si torni sulla questione, a bocce ferme, per dare il giusto peso ad un comparto, quello della formazione, che troppo spesso, in questi anni ha subito torti non più accettabili. Bisogna intervenire quindi per salvaguardare gli enti ed i lavoratori e con loro gli studenti dei corsi che accedono al sistema della formazione professionale in Sicilia”. Assolutamente contrari sono poi gli enti di formazione.

Messina: “Pericolosi passi indietro”

Per Giuseppe Messina dell’Ugl “si sono fatti pericolosi passi indietro nel settore formativo anche rispetto al metodo utilizzato, dato che le norme introdotte non sono frutto di un confronto con le parti sociali di categoria ma di una forzatura notturna. Auspico che si torni sulla questione per evitare che il settore della formazione professionale si fermi con un danno diffuso ai circa 5 mila lavoratori e alle migliaia di allievi che si accingono alla riqualificazione”.

Alfieri: “Attivare un sistema di controllo e monitoraggio”

Il punto era già stato motivo di riflessione, tanto che Lucia Alfieri, presidente di Ciforma, aveva proposto che fosse introdotto un sistema di rating degli enti di formazione, che ne valuti serietà e affidabilità, a partire dalla verifica del contratto collettivo applicato, senza però eliminare il tetto massimo, ma modulandolo. Per la presidente di Ciforma “è urgente attivare un sistema di controllo e monitoraggio per verificare la corretta applicazione del contratto collettivo nazionale leader o equiparato della formazione professionale, secondo quanto previsto e disciplinato dal decreto interministeriale 29/2007 e dalle norme sull’accreditamento”. Solo in presenza di una verifica seria e di un reale monitoraggio del possesso e del mantenimento dei requisiti previsti dalla normativa sull’accreditamento può innescarsi, secondo Alfieri, un meccanismo trasparente e oggettivo che valuti le performance degli enti di formazione, fino a prevedere per i più “virtuosi” l’erogazione di contributi oltre il massimale di finanziamento ex lege previsto. Il sistema dovrebbe tenere conto di vari parametri, tra cui la qualità dei programmi formativi offerti, l’efficacia nell’inserimento lavorativo dei partecipanti, la trasparenza amministrativa e la conformità al contratto collettivo applicato.

Cafà: “Ecco la mia proposta”

A sostegno della proposta di Lucia Alfieri, il presidente dell’associazione di imprese Cifa Italia, Andrea Cafà, ribadisce: “Il rating di qualità degli enti di formazione avrebbe significativi impatti finanziari. Gli enti con valutazioni elevate potrebbero beneficiare di contributi pubblici più consistenti, mentre quelli con valutazioni inferiori sarebbero soggetti a una revisione più approfondita dei finanziamenti pubblici e indotti a introdurre significativi miglioramenti”. Proposte da discutere in un tavolo tecnico che raccolga le diverse parti sociali coinvolte e le istituzioni che potrebbero cadere nel vuoto grazie ad un colpo di mano effettuato nella notte.

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