Messina, i "funerali" del fratello del boss, De Luca nella bufera - QdS

Messina, i “funerali” del fratello del boss, De Luca nella bufera

redazione web

Messina, i “funerali” del fratello del boss, De Luca nella bufera

martedì 14 Aprile 2020

Attacchi al sindaco sulla vicenda delle presunte esequie al fratello del boss Sparacio. Lui risponde, "Non era un corteo funebre né di una celebrazione religiosa". E "respinge" il grazie della famiglia. La Procura apre un fascicolo. L'Assostampa e il Cdr di Gazsud, "Giornalisti insultati"

“L’on. Giulia Grillo, appartenente al M5S e cittadina messinese, ha pubblicato un post nel quale afferma che a Messina ‘la criminalità organizzata è privilegiata anche in periodo di lockdown’, riferendosi al presunto corteo funebre che sabato scorso, con un centinaio di persone a bordo di moto, ha accompagnato il feretro del fratello dell’ex boss Luigi Sparacio. La deputata si chiede anche cosa faccia il sindaco De Luca nel frattempo”.

Lo ha dichiarato lo stesso sindaco di Messina aggiungendo che ieri “la notizia è stata immediatamente ripresa da altri deputati regionali e nazionali pentastellati e dall’on. Claudio Fava, presidente della Commissione antimafia all’Ars”.
Una vera e propria bufera sul primo cittadino peloritano, il quale ha però spiegato che “nel pomeriggio di sabato undici aprile il feretro è stato trasportato dall’abitazione fino al Camposanto dove è stato deposto in attesa della tumulazione. Non si è trattato né di un corteo funebre né di una celebrazione religiosa, peraltro vietati dalle disposizioni del Dpcm. Dunque, quanto in modo becero è definito ‘corteo funebre con oltre cento persone’ non è altro che un mero trasporto della salma per poche centinaia di metri”.

Gli attacchi di Fava, Corrao e Trantino

Di parere diverso il presidente della Commissione regionale Antimafia Claudio Fava, che ha dichiarato: “Mentre in Italia non si celebrano pubblicamente funerali né matrimoni, com’è stato possibile che a Messina in cento abbiano accompagnato al cimitero il feretro del fratello di un capomafia? Dietro la bara di Rosario Sparacio, fratello del boss Luigi, sabato pomeriggio c’erano auto, moto, amici”.

“Dal sindaco Cateno De Luca sempre pronto a rumoreggiare con la fascia tricolore al petto – ha concluso Fava – stavolta è venuto solo il silenzio.”

“Che fine ha fatto – si è chiesto l’europarlamentare e responsabile per gli Enti Locali del M5s Ignazio Corrao – il sindaco sceriffo di Messina? Niente diretta Facebook con i parenti dei boss? Niente postura mussoliana e spettacolo acchiappalike? Facile fare i forti con qualche cittadino che attraversa lo Stretto per tornare a casa e poi non accorgersi di quel che succede nella propria città”.

“Quanto accaduto a Messina – ha aggiunto Corrao – è davvero intollerabile: Cateno De Luca fa quotidiani show da sceriffo agli imbarchi dei traghetti additando come delinquenti gli automobilisti che fanno rientro in Sicilia e poi consente che nella sua città si riuniscano ed escano in corteo decine e decine di persone per il funerale di parenti mafiosi”.

Attacchi su Facebook a De Luca anche da Enrico Trantino, assessore della Giunta comunale di Catania di Diventeràbellissima, il movimento del governatore Musumeci: “Il sindaco di Messina è passato alla ribalta per la sua fiera intransigenza contro ogni violazione al divieto di circolazione. Viva Cateno gridò il popolo, finalmente uno con le palle. Secondo quel che leggo, giorno undici a Messina si è svolto il funerale del boss Sparacio, con tanto di corteo e cerimonia. Assenti ingiustificati droni, vigili urbani e chiunque dovesse vietarlo. Compulsato, il sindaco non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione. Non mi sono mai piaciute le pecorelle vestite da leoni”.

De Luca, respingo il grazie della famiglia del boss

“Non voglio essere ringraziato dalla famiglia Sparacio per una vicenda che ho appreso dalla stampa e che oggi ho avuto modo di approfondire con l’ufficio di gabinetto del questore di Messina con particolari che non posso svelare” ha dichiarato oggi Cateno De Luca.

La famiglia Sparacio aveva ringraziato il primo cittadino per aver spiegato che qualche giorno fa dopo la morte di Rosario Sparacio, fratello dell’ex boss Luigi poi collaboratore di giustizia, “non c’è stato alcun funerale, al momento vietato, ma un mero trasporto della salma per poche centinaia di metri, al quale si sono uniti, in modo estemporaneo, alcuni familiari del defunto”.

“Sono stato sempre – prosegue De Luca – lontano dagli ambienti mafiosi e ho sempre combattuto ogni forma di mafia. Se avessi avuto contezza di questa vicenda avrei agito prontamente come sono solito fare. La mafia mi ha sempre fatto schifo come ogni qualsiasi forma di sopruso. Non intendo alimentare gli ipocriti professionisti della finta antimafia. La mafia si combatte con la buona e sana amministrazione e non con certi blasonati convegni o comunicati stampa utili a lavarsi la coscienza del non aver mai fatto nulla di concreto per sconfiggere il malaffare. La città di Messina non merita di subire queste umiliazioni, soprattutto dopo aver dimostrato di essere stata compatta nel rispetto delle regole”.

Corteo fratello boss, Procura Messina apre un fascicolo

Intanto la Procura di Messina ha aperto un fascicolo di “atti relativi”, finalizzato a vagliare se ci siano estremi di reato nella vicenda del corteo che ha seguito la salma del fratello del boss Sparacio.

Alle esequie, che si sono svolte sabato scorso, hanno partecipato 39 persone, una piccola folla che ha accompagnato la salma dalla abitazione al cimitero.

La Procura, guidata da Maurizio de Lucia, sta acquisendo gli elementi per accertare sia se ci siano state violazioni del dpcm che vieta gli assembramenti, emanato per contenere il contagio da Covid, sia se tra i partecipanti ci fossero appartenenti a Cosa nostra in libertà, ma tenuti a rispettare limitazioni sulla libertà di movimento.

Le forze dell’ordine stanno procedendo alla identificazione dei cittadini presenti.

Rosario Sparacio, fratello del boss di Giostra Luigi, detto Gino, poi passato tra i ranghi dei collaboratori di giustizia, non aveva da anni rapporti con l’ex capomafia.

Assostampa Messina, solidarietà ai giornalisti insultati

“In tempi difficili come quelli che stiamo vivendo, impegnati in prima linea per assicurare la migliore informazione possibile sull’emergenza, c’è chi definisce i giornalisti bugiardi e pezzi di merda, condividendo attraverso Facebook pesanti insulti e intimidazioni, sol perché scrivono e raccontano l’anomalo assembramento al corteo funebre del fratello del boss Luigi Sparacio”.

Lo sottolinea in una nota l’Assostampa Messina, sindacato unitario dei giornalisti.

“Nessuno giudica il dolore per la perdita di un proprio caro, né il desiderio di voler porgere l’ultimo saluto – prosegue la nota – e in questi giorni, sempre più spesso negli ospedali si muore da soli, con o senza coronavirus, a causa delle stringenti regole imposte per contenere la diffusione del virus, A tanti, non è negato soltanto il funerale, ma anche il momento prima della morte. Tutti elementi del dolore umano a cui è innaturale rinunciare, che riguardano tutti noi e che abbiamo raccontato con partecipazione”.

“Da qui – sottolinea la segreteria provinciale Assostampa – l’attenzione che si è alzata su un corteo in cui nessuno sembra essere intervenuto per fare rispettare regole imposte indistintamente a tutti”.

Il sindacato, nel “ribadire il diritto dei colleghi a rappresentare la vicenda che è ora al vaglio degli investigatori”, esprime “solidarietà ai colleghi e chiede che si ponga attenzione a reazioni minacciose, intolleranti e offensive che sempre più spesso dilagano attraverso i social e che vedono come destinatari i cronisti che raccontano i fatti”.

Cdr Gazzetta del Sud, aggrediti per il nostro lavoro

Il Comitato di redazione della Gazzetta del Sud di Messina in una nota esprime “inquietudine e indignazione rispetto all’ennesima aggressione ai giornalisti, ‘colpevoli’ di raccontare un episodio sconcertante senza omissioni, nel solco del senso del dovere e della deontologia professionale” in relazione “alla cronaca puntuale dei funerali del fratello del boss Gino Sparacio”. “Pretendiamo, non chiediamo – prosegue il Cdr – risposte chiare dal prefetto, dai vertici delle forze dell’ordine e dall’autorità giudiziaria.

Ma la preoccupazione diventa sgomento di fronte alla deriva che ha amplificato insulti e intimidazioni legittimati da un irresponsabile, dissennato e pericoloso cortocircuito mediatico-istituzionale che ha trovato nutrimento negli abissi tossici dei social”.

Per il Cdr “l’episodio è il frutto marcio di un clima che ha trasformato la città di Messina in una sorta di ‘zona franca’, nella quale si è sfibrata la rete connettiva degli anticorpi sociali e dei corpi intermedi. Ma ancora più grave è la diserzione della classe politica che oscilla tra ignavia e complicità, espressione della più ignobile acquiescenza alla degenerazione che sta dilagando in città”.

“Non è la prima volta – rciorda la nota – che ‘Gazzetta del Sud’ e i giornalisti sono costretti a fronteggiare minacce solo per aver correttamente interpretato il senso del dovere. Ma è la prima volta che avvertiamo un ritardo istituzionale, un calo di tensione, una incomprensibile sottovalutazione preventiva degli elementi deflagranti che allignano in certi comportamenti”.

“Ecco perché – concluce il Cdr -abbiamo deciso di rappresentare la nostra forte preoccupazione ai più alti livelli istituzionali regionali e nazionali. Vogliamo esercitare i nostri diritti professionali, rispettando i doveri, nella cornice di una coscienza civile, politica e istituzionale capace di garantire le libertà costituzionali, valori ai quali non rinunceremo mai.

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