I giovani e il “Next generation Italy” - QdS

I giovani e il “Next generation Italy”

Lucia Russo

I giovani e il “Next generation Italy”

mercoledì 17 Febbraio 2021

Come andrebbe corretto il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) secondo i giovani

Lo scorso mercoledì, quando il premier incaricato, Mario Draghi, era impegnato nelle consultazioni, si è tenuto un webinar organizzato dall’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS) coordinato da Enrico Giovannini, portavoce Asvis e da venerdì neo-nominato ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti.

Titolo dell’incontro: “Vogliamo decidere sul nostro futuro! I giovani valutano i piani italiani per il Next generation Eu”. Ho ritenuto interessante seguirlo proprio per ascoltare le proposte dei nostri giovani attraverso associazioni ed organismi diversi, quali l’European youth Parliament, Fridays for future, il Consiglio Nazionale Giovani, Rete Giovani 2021, Global Shapers, Federmanager Gruppo Giovani e New Wave Plafe, nonché il gruppo di lavoro Asvis delle organizzazioni giovanili.

La loro opinione su come andrebbe corretto il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) può essere riassunta con una sola frase: cambiare il Piano a partire dal titolo, non chiamarlo “Piano di ripresa”, ma “Next generation Italy”, cioè porre al centro il futuro dei giovani a partire dagli investimenti in Ricerca e Istruzione, troppo esigui nel Piano Conte, per combattere il fenomeno dei Neet e la fuga dei cervelli.

Mi ha colpito lo spessore degli interventi nonostante la giovane età, tra questi in particolare la presidente del Consiglio nazionale giovani, Maria Cristina Pisani, che già al 10 di febbraio ha dichiarato di avere fatto pervenire a Draghi una lettera aperta. Il Consiglio Nazionale dei Giovani, infatti, è un organo consultivo istituito dalla legge 145/2018 che interagisce direttamente con le Istituzioni per ogni confronto sulle politiche che riguardano il mondo giovanile.

Credo sia importante che i nostri ragazzi sin dalla scuola secondaria di primo grado siano informati sull’importanza di essere attivi, di servirsi dei canali di rappresentanza per fare sentire la propria voce, dal momento che dall’incontro è emerso un dato preoccupante: solo il 15 per cento dei giovani italiani sono coinvolti in questi organismi.

Twitter: @LRussoQdS

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