Conte-Regioni, uno strappo che non si ricuce - QdS

Conte-Regioni, uno strappo che non si ricuce

Patrizia Penna

Conte-Regioni, uno strappo che non si ricuce

giovedì 30 Aprile 2020

Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, D'Incà: "Ordinanze regionali creano solo confusione". Esecutivo verso diffida dell'ordinanza della Calabria. Parlamentari calabresi del M5s scrivono a Mattarella: "Ci aiuti Lei"

Non ci resta che Mattarella. Può sintetizzarsi così l’iniziativa promossa dai parlamentari calabresi del Movimento Cinquestelle Paolo Parentela, Francesco Sapia, Bianca Laura Granato e Giuseppe d’Ippolito hanno scritto una lettera al presidente della Repubblica, chiedendo il suo “intervento autorevole per riportare la massima unità tra le diverse articolazioni della Repubblica, ora più che mai indispensabile”.
Il riferimento è al clima tesissimo che si è creato tra Regioni e Governo. Uno strappo che si è consumato negli ultimi giorni a suon di ordinanze regionali, per l’appunto, non “allineate” al Dpcm dello scorso 26 aprile.
Nella missiva gli stessi parlamentari ricordano che “sull’ipotesi di riaperture immediate l’Istituto Superiore di Sanità aveva già relazionato a proposito dei rischi di contagio”. Nella loro lettera al presidente Sergio Mattarella, i 5 Stelle aggiungono che la programmazione per la Fase 2 “è il frutto di un lavoro complesso, volto a garantire, assieme, la tutela della salute e la ripartenza dell’economia”.
“Il governo ha sempre compreso la gravità del momento e proprio per questo non ha mai inteso procedere per via estemporanea, improvvisata” ha detto ieri in Aula alla Camera il premier Giuseppe Conte. Ed in effetti, più che un appello, quello dei parlamentari calabresi pentastellati sembra una richiesta d’aiuto al Capo dello Stato affinché difenda la scelte dell’Esecutivo, dettate da prudenza e buon senso.
A nulla sono servite la maniere forti. “Ordinanze in inea con il Dpcm oppure diffida”, aveva ammonito il ministro per gli Affari regionali durante la videoconferenza con i governatori. Ma la polemica non si placa e la scelta di Conte di avviare la fase 2 all’insegna della prudenza,continua ad essere motivo di scontri durissimi.
“C’è sempre un rapporto diretto del ministro Boccia con le Regioni. Queste ordinanze regionali creano grande confusione – ha detto ieri Federico D’Incà, ministro per i Rapporti con il Parlamento – I Dpcm hanno dato date e indicazioni e questo dopo un confronto diretto. L’atteggiamento che viene dalle Regioni del centrodestra è incomprensibile. Tutto è nella loro libertà, ma ci vuole senso di responsabilità, alcuni passi in avanti dettati dall’appartenenza politica o dal protagonismo da parte di tutti deve essere calmierato. Invito alla responsabilità comune. Questo atteggiamento crea problemi ai cittadini che non sanno cosa fare”.
“Arriveranno delle specifiche sulle indicazioni e su cosa fare il 4 maggio – ha proseguito d’Incà -. Invito tutti alla prudenza. Davanti ad una malattia del genere che ha ancora oltre 104mila contagiati nel nostro paese ci vuole prudenza. A livello europeo fanno tutti i nostri passi. Forse la Germania è un po’ più avanti ma gli altri ci stanno seguendo. Non perdiamo i risultati per strada. Il decreto aprile contiene 55 miliardi di euro quindi ritarda perché va verificato e controllato perché tutto possa andare al meglio perché ogni singola risorsa arrivi ai cittadini: i soldi alle partita Iva, la cassa integrazione le garanzie nei confronti delle aziende, rimettere in moto il sistema economico del nostro paese”.
A proposito di Calabria, intanto, il governo Conte annuncia la diffida dell’ordinanza della Regione Calabria che dispone l’apertura di bar, ristoranti e pasticcerie. L’ordinanza, che va in direzione contraria al Dpcm sul lockdown in vigore fino al 3 maggio, è stata oggetto di dibattito nel corso del Consiglio dei ministri che si è svolto ieri. Il Codacons, invece, ha già presentato ricorso contro l’ordinanza, innanzi la Corte costituzionale.

Patrizia Penna

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