L'home entertainment in Italia vale più di 255 milioni di euro - QdS

L’home entertainment in Italia vale più di 255 milioni di euro

Marco Carlino

L’home entertainment in Italia vale più di 255 milioni di euro

venerdì 07 Agosto 2020

Dopo il calo (-11,5%) registrato nel 2019, possibile una risalita grazie all’effetto “quarantena”. Durante il lockdown il tempo medio dedicato all’attività dalle famiglie è cresciuto del 32%

MILANO – Il settore del cosiddetto “home entertainment” in Italia vale 255,6 milioni di euro, con un giro d’affari in contrazione dell’11,5% rispetto al 2018. È quanto emerge dalla ricerca condotta da GFk Italia per Univideo.

Nello specifico, nel 2019 il fatturato derivante dalla vendita dei supporti fisici è stato pari a 154 milioni di euro, 101,7 milioni di euro è stato invece in fatturato derivante dalle transazioni digitali. Sempre lo scorso anno gli acquirenti di dvd e blu-ray sono stati 2,3 milioni con una propensione di spesa media pro-capite di quasi cinquanta euro, mentre il numero di fruitori digitali è stato pari a 21, 2 milioni, di questi il 40% ha fruito di contenuti di intrattenimento sottoscrivendo un abbonamento mensile ad una piattaforma digitale (SVoD), il 12% ha acquistato contenuti video attraverso un sistema di telecomunicazione per la trasmissione e la ricezione di film (Digitale Transazionale).

Si rafforza, inoltre, dal punto di vista della propensione all’acquisto di prodotti audiovisivi, una distinzione tra una nicchia di valore, che conferma affezione e attenzione rispetto al supporto fisico, dvd e blu-ray, e una parte di popolazione, costituita prevalentemente da giovani e adulti, che ritrovano nell’offerta digitale di contenuti un’opportunità un modo per staccare la spina, fruendo principalmente di film e serie tv. Sia nella fase di accesso che di possesso, tra tutti i contenuti media, l’home entertainment rimane centrale in termini di preferenza, grazie ad una sempre maggiore qualità nella prestazione video e all’eccellenza autorale dei cataloghi offerti.

In seconda battuta la ricerca ha compiuto anche una rilevazione qualitativa del consumo di prodotti audiovisivi durante il periodo di lockdown, analizzando il ruolo di tv e web in tempo di pandemia. In questo tempo, i media si sono rivelati il nostro salvavita, in due modi: sono stati in grado di riempire le nostre quotidianità di contenuti e sono riusciti a mantenerci in contatto con il mondo che avevamo lasciato.

I tre asset della vita in quarantena sono stati:

Informazione: esploso fin da subito, con una ricerca quasi ossessiva di notizie su tutti i canali, si è andato progressivamente ad assestare una volta che tale esigenza è stata soddisfatta.

Relazioni digital: ha permesso di rimanere in contatto con il resto del mondo e ha garantito la possibilità di continuare una serie di attività lavorative e non.

Intrattenimento: attività consolidata in un momento successivo agli altri due asset, vale a dire quando le persone hanno ristabilito un nuovo ritmo di vita.

Fin da subito la tv ha assunto quindi un ruolo chiave, affiancata poi dal web che ha contribuito a un maggior consumo cross mediale da parte degli italiani. Nel dettaglio, dall’analisi si evince una crescita sostanziale (+32% rispetto alla fase pre Covid) del tempo medio che le famiglie italiane hanno dedicato alla fruizione di contenuti di intrattenimento. Nei mesi marzo, aprile e maggio 2020 si è registrato un +20% del tempo speso dalle persone attraverso il canale televisivo tradizionale e un +30% del tempo dedicato al consumo di contenuti attraverso il web. Un modus operandi mantenuto, seppur con percentuali minori, anche durante la fase 2. Con la riapertura, infatti, la tv pare sia tornata ad una normalizzazione della propria fruizione, mentre il web conserva una fruizione maggiore rispetto al periodo pre Covid.

I film sono stati il genere on demand più visto durante il lockdown, superando anche le serie tv; tendenza che si è mantenuta anche al termine della quarantena e che ha allargato a nuove componenti della popolazione con una accelerazione verso la riduzione del divario generazionale nella fruizione dei media.

Marco Carlino

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