Il popolo della Scuola futuro del Paese - QdS

Il popolo della Scuola futuro del Paese

Carlo Alberto Tregua

Il popolo della Scuola futuro del Paese

venerdì 31 Marzo 2023

Oltre otto milioni di cittadini/e

Nel mondo della Scuola vi sono ben 8,5 milioni di giovani cittadini/e italiani/e che vengono formati e che diventeranno – almeno in parte – classe dirigente.
Costoro costituiscono quasi il quindici per cento della popolazione complessiva, ma sono la parte più “importante” perché rappresentano il futuro.

Se vengono ben formati, le prossime classi dirigenti saranno adeguate ai sempre maggiori bisogni del Paese; se, invece, gli vengono propinate nozioni prive di collegamenti e contenuti, questi giovani – non per colpa loro – non saranno in condizione di fare quello che ci si aspetta da loro e cioé dirigere il Paese verso uno sviluppo sostenibile e competitivo con le altre nazioni.

Si dà poco peso a questo comparto fondamentale dell’Italia, dimostrato dal fatto incontrovertibile che la grande maggioranza degli attuali insegnanti non si trova in cattedra per avere vinto il relativo concorso, ma vi è arrivata attraverso il sistema raccogliticcio dei punti, le supplenze e altri espedienti poco commendevoli.

Il corpo degli insegnanti statali è formato da circa 780 mila persone, più 186 mila di sostegno. A questi, va aggiunto il numero degli insegnanti nelle scuole paritetiche, che sono oltre centomila: come dire che nel comparto lavora un milione di cittadini/e italiani/e per formare gli otto milioni e mezzo di studenti: un rapporto superiore a quello della media europea.

C’è da dire che gli stipendi medi degli insegnanti sono inferiori a quelli europei e segnatamente a quelli tedeschi. Ma c’è anche da evidenziare che il loro orario standard di insegnamento è di diciotto ore settimanali, mentre ormai in altri Paesi, come Francia o Spagna, la scuola si svolge nell’intera giornata, seppure solamente dal lunedì al venerdì.

Dov’è carente la maggior parte del popolo degli insegnanti? Soprattutto nella didattica, ma anche nella comunicazione, oltre che nell’assenza di capacità di interloquire empaticamente con i propri discenti. Inoltre, i nostri insegnanti amano il nozionismo, vale a dire trasmettere informazioni non collegate fra esse e soprattutto scollegate dai valori.

Ho insegnato a lungo l’Organizzazione in istituti tecnici superiori, ma riservavo almeno un terzo del tempo delle lezioni alla parte civica dei rapporti umani, in cui inserivo – quasi con obbligo – il riferimento ai valori etici che governano l’umanità da quando essa si è messa in piedi.

Gli insegnanti hanno il dovere di far crescere i propri allievi come buoni/e cittadini/e, prima ancora di insegnargli la letteratura, le scienze, la geografia, la storia, la filosofa, il latino e le altre materie.
A che serve un genio della lampada se non sa che la prima cosa del vivere civile è portare rispetto agli altri? Rispetto a tutto tondo, non formale.
Quindi, essere ben educati, non effettuare soverchierie, non travalicare gli ambiti del proprio comportamento civile e così via.
Ma non sembra che questi princìpi trovino casa comune nella scuola italiana, che è sempre più screditata e ciò si vede dal numero di giovani che la frequentano, in diminuzione di anno in anno.

I Neet (Not in employment, education or training) sono proprio quei ragazzi che non vanno a scuola e non lavorano. Che fanno? Oziano come dei perditempo vanificando la loro vita e ipotecando negativamente il loro futuro.
Non vi è da parte dello Stato e di chi ci governa, in particolare il ministero della Pubblica istruzione, un’iniziativa e una direttiva nei confronti dei dirigenti scolastici per promuovere azioni atte a recuperare i Neet. Come? Andando nei quartieri poveri e meno qualificati e portando la voce della cultura e dell’istruzione nel tentativo di ricondurre a una condizione civile tanti ragazzi che, in quei quartieri, sono anche adoperati per spacciare droga.

Si potrebbe obiettare dicendo che per queste situazioni devono intervenire le Forze dell’Ordine. Vero, ma non si può sottovalutare l’azione sociale che potrebbero svolgere tanti insegnanti nel cercare di far distinguere i princìpi veri da quelli falsi, i comportamenti corretti da quelli delinquenziali, prospettando il futuro di cittadini/e perbene piuttosto che per male.

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