Cinema, imprigionati in un loop temporale con Nyles e Sarah - QdS

Cinema, imprigionati in un loop temporale con Nyles e Sarah

Francesco Torre

Cinema, imprigionati in un loop temporale con Nyles e Sarah

giovedì 19 Novembre 2020

In bilico tra la libertà espressiva dei fratelli Farrelly e il cervellotico scavo interiore di Spike Jonze, il film sembra dunque cedere più al modello del videogame

PALM SPRINGS
Regia di Max Barbakow, con Andy Samberg (Nyles), Cristin Milioti (Sarah), J.K. Simmons (Roy).
Usa 2020, 90’.
Distribuzione: I Wonder Pictures (Amazon Prime Video)

Nyles e Sarah sono imprigionati in un loop temporale che li vede rivivere continuamente la giornata del matrimonio tra Abe e Tala, a cui sono entrambi invitati. Approfittano della situazione fino a quando sensi di colpa, rimorsi e rimpianti non li portano a dover maturare una scelta sofferta, che mette a repentaglio anche il sentimento nel frattempo nato tra i due.

Senza rivelare subito l’escamotage narrativo alla base dell’intreccio, la sceneggiatura di Andy Siara e Max Barbakow (quest’ultimo anche regista esordiente) gioca a seminare dettagli ed eccentricità all’interno di una cornice di scrittura del tutto convenzionale, composta da gag a sfondo sessuale, grossolani profili psicologici dei personaggi e dialoghi sempre al di sopra dell’asticella della verosimiglianza, peraltro appesantiti da una tendenza alla declamazione aforistica.

La regia regala dei momenti visivamente interessanti, soprattutto in apertura di scena, nelle tante sequenze di montaggio e nei momenti coreografati dedicati ai due protagonisti, ma linguisticamente il film fatica a rappresentare la complessità del meccanismo ciclico della replica continua, e rinuncia del tutto a osservazioni metacinematografiche che pure sembrerebbero quasi automatiche.

In bilico tra la libertà espressiva dei fratelli Farrelly e il cervellotico scavo interiore di Spike Jonze, il film sembra dunque cedere più al modello del videogame, opera postcontemporanea che mescola paranoie generazionali, teorie scientifiche e banalizzazioni filosofiche a uso e consumo del target di riferimento e ostentando una stucchevole aura di romanticismo che non offre alcuna soluzione alla domanda morale offerta dalla condizione di ciclicità esistenziale.

Ed è proprio a proposito delle origini di questa particolare condizione che Barbakow sembra commettere la più grave ingenuità, perché se il richiamo al film capostipite del genere, “Ricomincio da capo”, è inevitabile, pure non sfugge come nel 1993 Ramis e Murray non abbiano avuto alcuna tentazione di offrire allo spettatore una spiegazione scientifica del loop, mentre qui la sceneggiatura prova a esibire improbabili quanto fallaci concetti di dimensioni parallele condivise, senza considerare le implicazioni che questo avrebbe sul concetto di identità per come definito dalla nostra cultura.

Voto: ☺1/2☻☻☻

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