Incendio aeroporto Catania, l'odissea di alcuni giovani etnei

Incendio aeroporto Catania, l’odissea di alcuni giovani etnei di rientro da Malta: “45 minuti diventati 12 ore”

Daniele D'Alessandro

Incendio aeroporto Catania, l’odissea di alcuni giovani etnei di rientro da Malta: “45 minuti diventati 12 ore”

lunedì 17 Luglio 2023

Ritardi e incredibili paradossi nella storia raccontata da alcuni ragazzi catanesi che rientravano da una vacanza a Malta

Sembrava essere una serata come tante altre all’aeroporto Vincenzo Bellini di Catania. Migliaia di passeggeri in transito, tra arrivi e partenze, sfruttando l’ultimo orario notturno disponibile a Fontanarossa. Invece, intorno alle 23.15, è successo improvvisamente di tutto. Un condizionatore – secondo la prima ricostruzione – situato in un locale (Rent Car) del Terminal A va in cortocircuito ed esplode, generando un vasto incendio che andrà poi a diffondersi anche in un secondo ambiente della stessa struttura. Le fiamme si propagano, il fumo anche. Paura e confusione regnano sovrane, con le persone – molte delle quali addirittura già imbarcate sull’aereo – fatte evacuare dalle varie uscite d’emergenza in fretta e furia.

Le squadre dei vigili del fuoco, giunte tempestivamente allo scalo etneo, riusciranno poi a domare il rogo e metterci una pezza in 3 ore di estenuante lavoro, anche se non si sa effettivamente – nonostante le comunicazioni di rito da parte della SAC che parlano di una riapertura fissata per le ore 14 di mercoledì – quando la normale attività dell’aeroporto potrà riprendere, con i danni che avrebbero coinvolto anche l’area check-in e diversi uffici.

L’odissea di alcuni giovani etnei di ritorno da Malta

A rimetterci più di tutti, però, sono stati ovviamente i passeggeri. In centinaia – la maggior parte turisti – hanno dovuto passare la notte seduti all’esterno di Fontanarossa, vittime della cancellazione dei voli di ritorno verso le rispettive destinazioni.

Anche a chi doveva fare ritorno a Catania, tuttavia, non è andata benissimo, con dirottamenti improvvisi verso gli scali di Palermo o Comiso.

E’ il caso di 7 giovani catanesi che, nella notte, avrebbero dovuto far rientro ai piedi dell’Etna dopo aver trascorso un weekend di relax a Malta. 45 minuti la durata del volo che avrebbe dovuto riportarli in condizioni di normalità a casa. 45 minuti, però, diventati tra vicessitudini varie, addirittura 12 ore.

“Un’ora e mezza dentro l’aereo a Gudia: poi spediti a Palermo nella confusione più totale”

“Avevamo il volo di ritorno da Malta alle 23.55 – racconta ai nostri microfoni Federico Scalisi, uno dei ragazzi coinvolti – Siamo rimasti bloccati all’interno dell’aeroporto dopo l’arrivo della comunicazione che raccontava dell’incendio in corso a Catania. Abbiamo trascorso circa un’ora e mezza dentro l’aereo Ryanair. Poi, dopo un’attesa incredibile, ci hanno spedito all’aeroporto di Palermo nella confusione più totale: siamo rimasti a Punta Raisi fino alle 5 del mattino quando ha riaperto la stazione perchè non vi era traccia di pullman sostitutivi“.

“Servizio sostitutivo non efficiente per l’emergenza: portati alla stazione di Catania anzichè all’aeroporto”

Finita qui? No, nient’affatto.

“Da Punta Raisi – continua il giovane catanese – siamo giunti poi alla stazione centrale di Palermo dove, alle 7.21, abbiamo preso un treno direzione Catania. A causa dei lavori sulla tratta ferroviaria, però, ci siamo fermati alla stazione di Dittaino. Lì, però, vi era un servizio sostitutivo che non era adeguato al numero di persone presenti. Abbiamo così dovuto aspetttare un altro treno per un paio di ore. Noi avevamo preso il biglietto per l’aeroporto Bellini e invece ci hanno portato alla stazione centrale di Catania intorno alle 11.45. Da lì, abbiamo preso l’autobus che ci ha riportato al Fontanarossa, laddove avevamo lasciato le nostre auto prima di partire per la vacanza: un paradosso. 45 minuti, insomma, sono diventati 12 ore”.

“Gestione della situazione non all’altezza: abbiamo pagato tutto a nostre spese”

Se Federico e gli altri amici coinvolti hanno potuto trascorrere comunque l’attesa in compagnia, il pensiero è rivolto a chi si trovava solo durante l’emergenza.

“Noi alla fine, fortunatamente, eravamo in comitiva. Abbiamo trascorso il tempo a chiacchierare e magari scherzare insieme – rileva Federico – Ma penso ad uno straniero, ad un anziano, ad una madre con un figlio piccolo: a categorie che hanno bisogno di più tutela ed attenzione – mi domando – che servizio di garanzia è stato dato?”.

Oltre al danno, inoltre, è arrivata la beffa per i ragazzi catanesi, che hanno dovuto sobbarcarsi integralmente i costi dei viaggi aggiuntivi non essendo stati disponibili, come scritto poc’anzi, i servizi sostitutivi previsti dalle compagnie aeree: “Si abbiamo pagato tutto di tasca nostra – conclude il ragazzo – Non ci è stato offerto nulla nonostante gli enormi disagi che abbiamo dovuto affrontare in quest’odissea”.

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