Incertezza del diritto paralizza la società - QdS

Incertezza del diritto paralizza la società

Fleres Salvo

Incertezza del diritto paralizza la società

mercoledì 26 Maggio 2021

"Oggi i magistrati sono i nuovi potenti, come un tempo lo erano i baroni o i politici"

Pochi anni addietro, quando persino i più “stolti” cominciarono a capire che la Costituzione italiana era stata drammaticamente stravolta, grazie allo squilibrio dei poteri dello Stato, creato da un Parlamento di “conigli con la coda di paglia”, un ex magistrato, che aveva appena lasciato la sua comoda carriera per abbracciare quella di avvocato, mi spiegò il motivo della sua, non semplice, decisione.

“Vedi,” mi disse con amarezza, “sono stato educato dai salesiani che, oltre alla tolleranza ed altro, mi hanno insegnato a difendere i più deboli dall’arroganza dei più forti; oggi i magistrati sono i nuovi potenti, come un tempo lo erano i baroni o i politici: ero fuori posto!”

“La situazione attuale,” proseguì l’ex giudice, “è il frutto delle scelte dissennate di una classe dirigente, politica ed economica, che nel ricercare scorciatoie, per evitare gli effetti dei disastri che aveva essa stessa creato, supponeva che la sua “arrendevolezza” nei confronti di chi la metteva costantemente sul banco degli imputati, potesse garantirgli una sorta di “benevola immunità”.

“Sai qual è il paradosso?” aggiunse l’ex magistrato, sempre più addolorato, “è che questi imbecilli, perché solo così li si possono definire, cercavano soluzioni di favore, rinunziando a quelle che avrebbero potuto ottenere per diritto, scompensando un’architettura costituzionale costruita con il sacrificio di milioni di vite umane.”

“Questo stato di cose,” precisò meglio, “ha creato, in pochissimo tempo, ciò che, per brevità, definirò come “il potere delle toghe”, contrapponendolo a quello della legge, ovvero del diritto che, da quel momento in poi, divenne incerto, dunque, non più regolatore dei comportamenti, bensì nemico, soprattutto di chi non può permettersi il lusso di difendersi e di chi ha bisogno di sicurezze.”

“Vuoi un esempio?” mi chiese l’ex magistrato. “Un tempo, se un tale metteva in giro la voce, falsa, secondo la quale la moglie di un altro tale tradiva il marito, veniva condannato per calunnia o per diffamazione. Oggi invece, può capitare che un giudice sostenga che ”siccome la signora, potenzialmente, avrebbe potuto tradire, non ci sarebbe reato.” È chiaro?”

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