La macchina politica e istituzionale - QdS

La macchina politica e istituzionale

Marco Vitale

La macchina politica e istituzionale

mercoledì 06 Ottobre 2021

Uno dei pericoli che corriamo è quello di chiedere al governo quello che questo governo e questo capo di governo non possono dare

Uno dei pericoli che corriamo è quello di chiedere al governo quello che questo governo e questo capo di governo non possono dare, invece di concentrarci su quello che noi, cittadini, dobbiamo fare per aiutarlo e sostenerlo. La sarabanda è già incominciata con manifestazioni grottesche, come quella di chiedere a un europeista di lunga lena, già governatore della Banca europea, salvatore dell’euro in uno dei momenti più drammatici per l’Italia e per l’Europa, un uomo chiamato al governo per disperazione, garante di un patto europeo che lancia un grande piano Marshall del quale l’Italia è importante beneficiario, chiedere a lui di dichiarare che l’euro è reversibile.

I nanerottoli ignoranti sono ancora tra noi e sono ancora all’opera. Ma io voglio collegarmi a un intellettuale di sinistra serio, intelligente e per bene, come Marco Rovelli che ha formulato una sintesi assai efficace del nuovo governo, visto dal suo punto di vista (Manifesto 16 febbraio 2021): “La Banca sopra la Politica, il Nord sopra il Sud, i maschi sopra le donne. Questa appare, ridotta all’essenziale, la struttura architettonica del nuovo governo: una fotografia perfetta dello stato di cose esistente e delle sue inamovibili gerarchie”.

Il quadro, schematico e semplicistico sin che si vuole, di Marco Rovelli è oggettivamente corretto ma non può essere preso come base per avanzare critiche, pretese, rivendicazioni e inutili piagnistei senza spiegare perché e come e con chi si è giunti a questo punto. Una politica che non sa né governare, né esprimere una classe parlamentare e di governo decente, che non sa formare le alleanze necessarie per formare un governo, non ha diritto di piangere perché al governo arrivano i banchieri. Deve solo ringraziare la Madonna e Mattarella che sia arrivato un banchiere decente, fatto questo quasi miracoloso e che non siano arrivati invece i carri armati.

E a chi diamo l’Oscar per la distruzione di ogni pensiero serio di sinistra, a Veltroni con la sua corsa dietro al blairismo o allo snobismo di un D’Alema o al buonismo di un Bersani con le sue patetiche lenzuolate o al distruttivismo e affarismo di Renzi? Ed il sindacato, che è culturalmente un centinaio di anni in arretrato rispetto al sindacato tedesco, centra qualcosa in questa storia o no? E dato che Draghi, che è uno dei pochi politici italiani rispettabile, insieme a Mattarella, ed è apprezzato in tutto il mondo, sino a poco fa ha fatto il banchiere, dovevamo rifiutarlo e cambiarlo magari con Salvini o Renzi, due catastrofi viventi per il nostro Paese o con il bello guaglione Luigi Di Maio o con chi altro, o non dobbiamo piuttosto rallegrarci di avere un banchiere, purtroppo neoliberista, ma per bene, mondialmente conosciuto e rispettato e che è stato anche allievo del Prof.

Caffè che ha insegnato a tutti noi che si può essere liberali ma anche sociali e responsabili verso i ceti più deboli? E se è vero, come è vero, che in questo governo il Nord è sopra il Sud dove sono i leader del Sud che potevano impedirlo, facendosi guida di un movimento di liberazione del Sud dalla cultura dell’accattonaggio che da 60 anni viene immessa tenacemente nei popoli del Sud e strenuamente difesa dalla Svimez?

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