La rivolta del timido buonsenso - QdS

La rivolta del timido buonsenso

Fleres Salvo

La rivolta del timido buonsenso

mercoledì 15 Gennaio 2020

“Il buonsenso c’era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune”

“Il buonsenso c’era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune”. La frase è di Alessandro Manzoni, dunque non è certo recente, ma si addice molto alla fase storica che stiamo attraversando.

Il nostro è un momento difficile, un momento figlio di un percorso lungo, più antico e articolato di quanto non si possa pensare; un momento che tuttavia si fonda su alcuni elementi ben precisi: una preparazione culturale piuttosto approssimativa, un’informazione orecchiante e presuntuosa, una politica acquisitiva ma non risolutiva, la convinzione che il potere serva a se stessi e non a tutti, l’idea che la democrazia sia solo il governo dei più e non invece il rispetto dei meno. A causa di questa assurda situazione, i cittadini si sentono costantemente traditi dai loro rappresentanti, i politici sono sempre più isolati, il bene comune sembra essere impossibile da realizzare, la sfiducia si trasforma in depressione e la depressione in crisi: una crisi che alimenta se stessa e uccide o inquina lo sviluppo e persino la civiltà.

Eppure il buonsenso c’è: è nelle famiglie, che nonostante tutto tirano la carretta, è nel volontariato, che spesso supplisce alle carenze dello Stato, è nel mondo del lavoro, insomma, è nel privato di ciascuno. È in quella sfera privata che temiamo possa essere contaminata dal mondo pubblico nel quale viviamo.

Diceva Ennio Flaiano che “la stupidità ha fatto progressi enormi. È un sole che non si può più guardare fissamente. Grazie ai mezzi di comunicazione, non è più nemmeno la stessa, si nutre di altri miti, si vende moltissimo, ha ridicolizzato il buonsenso, spande terrore intorno a sé”. Nonostante questo, però, c’è un momento in cui, a prescindere dall’esemplare descrizione di Flaiano, accade qualcosa che obbliga persino il più riservato dei cittadini a scendere in campo. La molla scatta quando ci si rende conto che i valori fondanti della società in cui viviamo, quelli ai quali tutti noi siamo stati educati, sono in pericolo, esattamente come in questo momento.

Quel pericolo, se è concreto e realmente percepito, può suscitare la “rivolta del timido buonsenso”, una sorta di nuova partecipazione mirante a restituire a ciascuno le necessarie condizioni di civile convivenza per le quali valga la pena non fuggire e continuare a battersi e sperare.

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