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La storia cancellata

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La storia cancellata

Giovanni Pizzo  |
venerdì 01 Luglio 2022

Alla fine ha deciso Conte, sul fotofinish, il candidato alle primarie giallorosse, la senatrice Barbara Floridia da Venetico.

La Cancel culture approda nelle primarie siciliane. La cancellazione di Cancelleri e la rimozione del primato territoriale, dei vecchi meet-up, del rapporto con una base caotica ma appassionata oltre il razionale, testarda e con il cuore oltre l’ostacolo come il suo leader nisseno, esauriscono la trama di una storia fatta di speranze oltre misura, di rivoluzioni pacifiche, di esclusi che diventano tutti re per un giorno.

Alla fine ha deciso Conte, sul fotofinish, il candidato alle primarie giallorosse, la senatrice Barbara Floridia da Venetico, e sceglie con centralismo romano una persona sconosciuta ai più, solo agli addetti ai lavori della Capitale, ma che non conosce la Regione, e che dai residenti regionali non è conosciuta. Le idee camminano sulle gambe, nonostante l’uno vale uno, ormai norma desueta. E le gambe di coloro che tante preferenze hanno portato al movimento nelle tornate regionali vengono azzoppate nello spirito e nella vocazione. Ce la faranno i demotivati deputati regionali, quelli della prima ora, i Cappello e le Zafarana, i Siracusa ed i Trizzino, o gli scalpitanti successori, Sunseri e Di Paola, commissariati da Conte, ad avere voglia, slancio e determinazione per portare al voto la base pentastallata?

Questa volta non è una conta interna, si devono battere le truppe cammellate, secolarmente addentellate al territorio, del PD, e la capacità trasversale di Claudio Fava che intriga anche molti dei loro adepti.

Si può fare questa disfida senza l’Ettore Fieramosca di Caltanissetta? Giancarlo Cancelleri, il barbuto castrista della prima ora rivoluzionaria, ha profetizzato che se il M5stelle perde le primarie in Sicilia termina la sua storia.

Oggi in Sicilia è cominciata veramente una nuova era per il movimento. Rinunciando a Cancelleri, rinunciano alle origini, come la Lega senza il Po’. Dopo la scissione di Di Maio, l’abbandono dei Casaleggio, l’evanescenza pelosa di Grillo, la perdita di tanti della prima ora, a cominciare da Di Battista, il movimento è diventato un’altra cosa. Per la prima volta ci sarà il partito romano di Conte, un partito di bimbe e mediazioni avvocatesche, di spinte terzomondiste e piccoli cabotaggi. Se vince le primarie, nella terra in cui sono stati vinti tutti i collegi, la capitale del reddito di cittadinanza, potrà sopravvivere. In caso contrario sarà una Requiem nissena. Il movimento esploso in Sicilia in questa terra imploderà.

Così è se vi pare.

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