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Giovanni Pizzo  |
domenica 29 Maggio 2022

Abramo il Federatore possibile

Come agli Ebrei il Signore ha voluto regalare a noi un grande dono. La Sicilia. Chiunque la visiti ne rimane incantato, molti soggiogati. Grandi viaggiatori l’hanno capita intimamente, da Goethe a Maupassant. Ma noi siciliani facciamo di tutto per viverci in una forma di schiavitù, una lotta perenne fatta di faide feudali e divisionismo estremo. Come gli Ebrei siamo al di fuori dei confini metaforici della nostra Terra Promessa e abbiamo il bisogno di ritornarci.

Tutto abbiamo bisogno tranne che di ulteriori strappi che aumentino il frazionismo sterile insito in noi. Per le prossime elezioni regionali abbiamo la necessità di una suggestione unitiva, che federi per necessità i gruppi e gruppuscoli che popolano l’isola politica e sociale in contese che ci consegnano ad una perpetua sterilità amministrativa.

Abbiamo l’urgenza di riforme vere, che le minoranze raccogliticcie, provenienti da leggi elettorali fasulle ci consegnano. Abbiamo bisogno di un Abramo, ne abbiamo uno che si chiama Emiliano, che saldi il ponte tra le generazioni, prima che i migliori giovani dell’isola scompaiano per l’egoismo dei loro genitori.

Il masochismo dei giallorossi che vogliono celebrare delle inconsistenti e ritardatarie primarie senza idee, creando ulteriori scorie e tossine e rinunciando alla principale utilità della politica, la scelta, per affidare il governo dell’isola ad una lotteria minoritaria, è l’emblema finale del perché l’isola sia in queste condizioni. Se l’Italia, che ha mediamente dei dati socio-economici migliori dei nostri, alla fine ha capito che, per non perdere ulteriormente, doveva affidarsi ad governo di unità nazionale, perché la Sicilia continua masochisticamente a cercare governi di minoranza che la condannino alla palude perenne?

Oggi la Sicilia ha bisogno di uomini nuovi, che trovino la sintesi e non alimentino un quadro di disallineamento di uomini e territori. In alcuni soggetti politici sta maturando l’idea di cercarla questa sintesi politica nella figura di Emiliano Abramo, un cattolico moderato che possa mettere insieme forze, e soprattutto generazioni, profondamente diverse.

Una coalizione Abramo dovrebbe, se no tutto è inutile, superare gli steccati e cercare di costruire una maggioranza larga, che da tempo è un oggetto sconosciuto a queste latitudini. Ed è per questo che siamo immobili da un tempo che sembra infinito. Per mettere a terra questo PNRR, per far coesistere il popolo del reddito di cittadinanza e gli imprenditori che cercano mano d’opera senza trovarla, per tenere insieme giovani disillusi e vecchi arroccati in difesa dello status quo, ci vuole un uomo di pace e di consapevolezza delle nostre povertà.

Ed Abramo, leader della Comunità di Sant’Egidio in Sicilia sicuramente lo è.

Voi mi potreste obiettare che non è Draghi. Ma Supermario doveva salvare i soldi degli italiani, qui di soldi in Sicilia ce n’è pochi, anzi dobbiamo con umiltà andarne a questuare di ulteriori, soprattutto nelle forme flessibili.

Abramo è un uomo di carità e conosce le strade e le modalità per far comprendere che senza la Sicilia il Paese non si riprende, la sua resistenza è controproducente per la resilienza. Probabilmente già molti, alcuni insospettabili, lo hanno cercato per tirarlo  dalla loro parte, ma la sua utilità, per smuovere il Moloch isolano, è quella di essere un uomo di molti, se non tutti, non un uomo di parte.

Non avendo militato in nessuna formazione è la persona super partes che serve, ha la cultura necessaria e le capacità relazionali e diplomatiche per riconnettere un’isola isolata. Se c’è qualcuno che può lanciare un appello al capitale umano disperso da una terra scoraggiante questo è probabilmente lui.

Per una Terra Promessa ci vuole un Abramo.

Così è se vi pare.

Giovanni Pizzo

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