L'Amazzonia brucia, il mondo è a rischio ossigeno - QdS

L’Amazzonia brucia, il mondo è a rischio ossigeno

redazione

L’Amazzonia brucia, il mondo è a rischio ossigeno

venerdì 23 Agosto 2019

A rischio il venti per cento della riserva del Pianeta. La Commissione Ue "seriamente preoccupata". Nella prima parte dell'anno gli incendi in Brasile sono cresciuti dell'ottantatré per cento

L’Amazzonia brucia e così, insieme con il verde, rischiamo di perdere il 20% della produzione di ossigeno del pianeta e il 10% della biodiversità mondiale. Le cause? Principalmente legate alla deforestazione, perché l’uso del fuoco è una delle tecniche utilizzate.

La Commissione europea è “seriamente preoccupata” per gli incendi in corso in Amazzonia, e “appoggia l’iniziativa del presidente francese Emmanuel Macron di discutere” dell’emergenza “al prossimo meeting del G7” ed “è in contatto con le autorità brasiliane e boliviane, pronta a fornire assistenza”.

Lo ha detto la portavoce dell’Esecutivo Ue Mina Andreeva ai giornalisti che chiedevano della posizione dell’Ue.

Intanto, per il presidente brasiliano Jair Bolsonaro, la colpa sarebbe delle Ong, accusate durante una diretta Facebook e senza fornire prove, di dar fuoco alla foresta pluviale amazzonica. La dichiarazione ha scatenato le ire degli ambientalisti che rispediscono le responsabilità al mittente puntando il dito contro la politica anti-ambientale del governo che non ha fatto altro che alimentatare la deforestazione e i roghi.

Secondo l’Istituto nazionale di ricerche spaziali del Brasile (Inpe) solo da quest’anno (dal primo gennaio fino al 19 agosto) gli incendi in Brasile sono aumentati dell’83% rispetto allo stesso periodo nel 2018, mentre uno studio dell’Istituto di ricerche ambientali dell’Amazzonia (Ipam) mostra che nel 2019 il loro numero è già superiore del 60% rispetto agli ultimi tre anni. Nello stesso periodo sono circa 73mila roghi registrati e il 52% proprio in Amazzonia.

A causa della deforestazione, la foresta amazzonica nel territorio brasiliano sta perdendo una superficie equivalente a oltre tre campi da calcio al minuto.

L’area dell’Amazzonia deforestata che è stata monitorata a luglio via satellite corrisponde a una superficie di 2.254 chilometri quadrati. Ciò equivale a oltre un terzo di tutto il volume disboscato negli ultimi 12 mesi, tra agosto 2018 e luglio 2019, in quel periodo il totale della deforestazione ha raggiunto i 6.833 chilometri quadrati.

Le foreste pluviali svolgono un ruolo fondamentale di contrasto al riscaldamento globale e senza la loro presenza rischiamo di perdere fra il 17 e il 20% di risorse di acqua per il Pianeta, un numero pari a 6,7 milioni di km quadrati di territori boschivi, e il 20% della produzione di ossigeno della Terra. A questo si aggiunge il rischio della perdita di habitat per 34 milioni di persone e del 10% di tutta la biodiversità mondiale.

Storicamente, in questa regione, l’uso del fuoco è direttamente collegato alla deforestazione, perché è una delle tecniche utilizzate. Secondo l’Amazon Research Institute (Ipam), i 10 comuni dell’Amazzonia con il maggior numero di incendi sono gli stessi con il maggior numero di disboscamenti.

“Il saccheggio dell’Amazzonia e delle sue straordinarie risorse, poi, è accompagnato da un drammatico aumento delle violenze verso le popolazioni indigene che vivono in quei territori – commenta Isabella Pratesi, responsabile di Conservazione del Wwf Italia – Cacciate dalle loro foreste, assassinate e torturate per il commercio di legna, miniere d’oro, pascoli o coltivazioni, le tribù amazzoniche sono le prime vittime di un efferato crimine contro l’umanità e il pianeta rispetto al quale i nostri occhi e le nostre orecchie rimangono sigillati”.

La foresta, ricorda il Wwf, “è un ambiente delicatissimo e irripetibile. Una volta scomparsa sarà scomparsa per sempre e nessun intervento di rinaturalizzazione potrà mai creare la straordinaria varietà, ricchezza e complessità di una foresta tropicale non violata dall’uomo”.

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