Le bistrot palermitain - QdS

Le bistrot palermitain

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Le bistrot palermitain

Giovanni Pizzo  |
domenica 08 Ottobre 2023

La mattina era già calda. Il sole già scaldava il tavolino di metallo all’esterno del bistrot francese dove lui si sedeva abitualmente.

La mattina era già calda. Il sole già scaldava il tavolino di metallo all’esterno del bistrot francese dove lui si sedeva abitualmente. Per cui scelse di sedersi dentro, ad un tavolino allo spigolo del locale, in ombra. Stava leggendo di tragedie, non greche ma culturali, l’Occidente era precipitato, ormai da decenni, in un accidente della Storia. Non capiva più se stesso, chi fosse e soprattutto da dove venisse. Figuriamoci se poteva capire dove andasse.
Ad un certo punto sentì una sensazione, un profumo di donna, come nel film con il grande mattatore. Stava entrando, in quel localino francese molto à la page per quella piccola citta provinciale che si sentiva capitale, una Donna. Assomigliava proprio a lei, alla musa ispiratrice di Roger Vadim, nel film del 1956 “Et Dieu créa la femme”, B.B.
Quello che lo colpì era la bocca, quel labbro superiore impertinente che puntava alla diagonale celeste, come i suoi occhi, di un blù da Douce France. Il fisico era magro ma pieno, e conturbante, sembrava fluttuasse come una nuvola bionda tra i tavoli. Come la Bardot era conscia del suo fascino ed era quasi imbarazzata. Scusatemi se esisto, ma esisto, mon Dieu. Sembrava come la donna di Vadim la prova inconfutabile dell’esistenza di Dio. Certo accanto a lei c’era la presenza, non disturbante più di tanto, di un uomo alto, insensatamente asciutto, occhialuto, dallo sguardo corrucciato quanto quello di lei era disteso. Doveva essere lo stesso sguardo che doveva avere Vadim quando entrava nei bistrot degli Champs Élysées e vedeva il voltarsi di tutte le teste verso il magnete umano che aveva accanto. Per un maschio narcisista deve essere quasi un fastidio che tutti guardino altro da lui.
Lui provò un naturale misurato senso di invidia per quell’uomo corrucciato ed insensatamente magro. Lui era rilassato, in molti sensi, ma Dio con quell’avvento gli ricordava la sua natura e smise di pensare ai corsi e ricorsi della Storia. Attira più un incidente che uno stolto Occidente. Come era arrivata, dopo un French coffee, la nuvola si alzò fluttuante leggera ma densa e uscì. Lui chiuse gli occhi e sentì di nuovo il suo profumo. Era Chanel ovviamente. Mon Dieu, esclamò dentro di sé, pensando alla canzone di Édith Piaf. E la sua vita continuò.

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