Le indagini di Joe Petrosino raccontate da Salvo Toscano - QdS

Le indagini di Joe Petrosino raccontate da Salvo Toscano

redazione

Le indagini di Joe Petrosino raccontate da Salvo Toscano

giovedì 11 Aprile 2019

Nel romanzo “Il mistero del cadavere nel barile”

PALERMO – “Tra i passeggeri di terza classe… c’erano ieri duecento italiani… la parte più lurida e miserabile di esseri umani mai sbarcati” scriveva il New York Times, nel 1879. Sei anni prima in quella città era giunta una famiglia campana: padre sarto, madre casalinga e sei figli, due femmine e quattro maschi. Il maggiore, quando, nel 1877, aveva acquistato la cittadinanza americana, aveva cambiato il nome da Giuseppe in Joe. Petrosino era il suo cognome e ancora New York lo ricorda, ogni 16 ottobre, perché, da straordinario poliziotto e con il suo sacrificio – venne ucciso dalla mafia a Palermo nel 1909 -, riuscì a far cambiare idea all’America sugli italiani.

Un personaggio da romanzo Petrosino – il primo libro, uscito in lingua tedesca pochi giorni dopo la sua morte, lo paragonava a Sherlock Holmes – che oggi rivive, tra rievocazione di alcune celebri indagini e fantasia, grazie a un giallista del calibro di Salvo Toscano.

“Joe Petrosino. Il mistero del cadavere nel barile” è il titolo del volume (Newton Compton editori, 286 pagine, 10 euro), che promette di essere il primo di una fortunata serie. Narra del primo caso del poliziotto “dago” – termine dispregiativo con cui allora si indicavano i latini – il quale, nel 1903, risolse un omicidio che colpì la fantasia dell’America: in una botte lasciata su un marciapiede di Little Italy, venne scoperto il corpo di un uomo orribilmente mutilato.

In questo appassionante romanzo, ricco di colori, profumi, sapori, Toscano tratteggia abilmente anche la figura di don Vito Cascio Ferro, il mafioso che seminò e fece crescere negli Usa la mala pianta di Cosa Nostra. Davanti a lui, scrive, “I siciliani si scostano… i più tenendo gli occhi bassi, qualcuno piegandosi in una sorta di pudico inchino”.

Da non perdere, il libro, anche perché riporta fedelmente la curiosa mescolanza linguistica degli italo-americani: “L’ho seguito io. Accatta cose di manciari and he brings the food to the shop, the son of a bitch. E stamatina fici un biglietto per l’Italia, partenza dopodomani”.

La trama di questo “Joe Petrosino” è talmente avvincente, i personaggi così ben delineati, da far desiderare – ed è davvero raro di questi tempi – un sequel. Che, per fortuna, sembra annunciato, nel libro, dalle parole del commissario McAdoo: “Lo so già cosa vuole dirmi, Petrosino… Che i suoi italiani sono brava gente, che non bisogna marchiarli tutti per via di poche mele marce… E… senza dei bravi poliziotti italiani non riusciremo mai a conquistare la fiducia di questa gente”.

Arrivederci a presto Joe Petrosino. E Salvo Toscano, naturalmente.

Giuseppe Lazzaro Danzuso

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