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Le torri di Mascali, sentinelle borboniche nella costa jonica

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Le torri di Mascali, sentinelle borboniche nella costa jonica

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mercoledì 21 Aprile 2021

Queste torri di avvistamento, dovevano essere “il fiore all’occhiello” dell’organizzazione borbonica, per avvistare e contrastare agli assalti della pirateria proveniente dal nord d'Africa

Per un forestiero che viene a visitare e soggiornare nei
territori dell’ex contea di Mascali è facile imbattersi in dipinti e riproduzioni
su tele di aree delle cittadine joniche con delle probabili torrette di difesa.
Una tela che ritrae “La Torre” è rappresentata in un dipinto ottocentesco
custodito (in copia in quanto l’originale purtroppo è stato trafugato) nel Santuario
della madonna della S. Lettera a Riposto
, che raffigura S.Emidio Martire
sopra il paesaggio del comune marinaro, visto dalla costa.

Già nel 1582 Camillo Camilliani, architetto
militare toscano, ebbe l’incarico dal viceré di Sicilia Marcantonio Colonna
(1577-1584) successore del principe d’ Aragona Tagliavia (1571-1577), di
osservare il litorale di Sicilia allo scopo di dotarlo di un circuito di
avvistamento e difesa capace di contrastare agli assalti della pirateria
proveniente dai paesi del Nord ’Africa.

Fu nel periodo della dominazione spagnola che di garitte e torri ne vennero costruite diverse lungo le coste dell’isola ed erano tutte in comunicazione tra di loro. Pare che ad oggi se ne possono ammirare alcune in buono stato di conservazione e per gran parte sconosciute, nonostante siano luoghi che testimoniavano la sontuosità di un tempo ormai lontano.

A Riposto, la Torre di avvistamento, si trovava in
direzione dell’odierna Piazza LaVieFuille. La Torre, in realtà un
castelletto, fu edificata dal duca Eustachio di Laviefuille, viceré del
governo del Regno di Sicilia, a difesa contro le incursioni degli
ottomani, intorno alla metà del settecento, ed era una delle sette torri di
difesa del litorale della Contea di Mascali.

Il castelletto, posto dentro l’area urbana formato da un
gruppo di casupole di pescatori, in gran parte provenienti dalla costa del
messinese insediati a ridosso della torre, con la sua vasta spiaggia, vicino
alle grandi vie di comunicazioni per la contea di Mascali, sembrò essere il
luogo ideale per il presidio delle sentinelle dell’Esercito dell’Impero Spagnolo.

Queste torri di avvistamento, dovevano essere “il fiore all’occhiello”
dell’organizzazione borbonica, il Duca voleva dimostrare quando il
governo del regno si prendesse cura dei popolani e come fossero
convenientemente assistiti e protetti da assalti barbareschi a difesa dei vari magazzini
dove “ripostavano” i raccolti dei vigneti, agrumeti, frutteti, mandorleti e
noccioleti prodotte nella Contea di Mascali. Tutte le operazioni commerciali,
connesse con la vendita delle merci in gran parte prodotti agricoli della
Contea di Mascali, avvenivano a Riposto dov’era la Dogana a pochi passi dalla
Torre.

Purtroppo della vecchia torre ed alla cinta bastionata
voluta dal viceré Eustachio che sorgeva limitrofa alla piazza sita
all’inizio di via Laviefuille, fino all’inizio di via Cascino non
rimane che una lapide nell’omonima piazza sul lungomare della cittadina
marinara jonica. Dopo l’unità d’Italia fu adibita a carcere e ai primi del ventesimo
secolo fu demolita per decisione dell’Amministrazione comunale di Riposto in
quando ricadeva nell’area destinata alla costruzione del porto.

A una decina di chilometri a sud di Riposto, circondata da aranceti,
limoneti e ulivi, si distende sul mar Ionio con le sue rocce vulcaniche, la
frazione acese di Santa Tecla, borgo marinaro dedito alla pesca. Qui sorge
affacciata sul mare la garitta di Scalo Pennisi, un sistema
difensivo messo a punto dagli spagnoli nel basso medioevo composta di pietrame
lavico legato con malta e frammenti di tegole e cocci. La torre presenta una
pianta quadrata di tre metri per lato ed è alta all’incirca sei metri.  Dotata di una copertura a piramide, con volta
a vela, è sormontata da una sfera di basalto, decorata con quattro merli agli
angoli.

 Le garitte erano
costruzioni molto diffuse tra il 1500 e il 1600. Lo scopo era
quello di proteggere i gendarmi e consentire la difesa della costa, con una
completa visuale dell’orizzonte ed evitare l’attracco e l’ancoraggio dei comandanti
barbereschi al comando dei loro vascelli.

In alcuni casi era dotate di feritoie che
permettevano all’arciere o la balista di colpire il nemico ottomano, rimanendo
al sicuro. Esse costituivano il sistema di difesa e di avvistamento e di
comunicazione grazie ai segnali luminosi e a quelli di fumo lungo tutta la
fascia costiera del Regno di Sicilia che permettevano una capillare rete di
comunicazione e di difesa all’avanguardia.

Delle sette torri d’avvistamento della Contea di Mascali (Torre
di Mascali, Torre di Giarre, Torri dette di Malogrado, Torre di Dagala, Torre
costiera di Archirafi, Torre Modò,Torre presso la foce del torrente Mangano in
località “Femmina Morta “,Torre Laviefuille)
  ,disseminate lungo la zona jonica etnea sono
in gran parte scomparse. Le uniche ancora oggi visibili sono: all’interno di
terreni privati in buono stato di conservazione.

Un percorso da proporre ai giorni nostri a turisti e
studenti, potrebbe essere quello di mostrare le Torri attraverso una
ricostruzione in 3d dell’antiche città della Contea.  Sarebbe davvero incredibile, l’effetto che
darebbe rivedere quelle strutture come se fossero ancora esistenti.
Attraversare virtualmente la contea di Mascali così com’era e  transitare nei luoghi molte volte visti nei
dipinti e che non esistono più. Sembrerebbe davvero di rivivere nella contea
attraverso questo progetto.

Antonino Di Mauro

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