Lo sport siciliano si sgretola senza investimenti. Serve un grande scatto per recuperare terreno - QdS

Lo sport siciliano si sgretola senza investimenti. Serve un grande scatto per recuperare terreno

Eleonora Fichera

Lo sport siciliano si sgretola senza investimenti. Serve un grande scatto per recuperare terreno

venerdì 26 Aprile 2019

Credito sportivo: opportunità per gli Enti locali di investire nel settore creando occupazione. In Sicilia ci sono pochi progetti e così recuperare l’ampio gap col resto d’Italia è impossibile

PALERMO – Impianti sportivi abbandonati, palazzetti fatiscenti e palestre che cadono a pezzi. Immagini che accomunano un po’ tutta la Sicilia e che, oltre a dar vita ad aree degradate – terreno fertile per criminalità e malaffare – frenano lo sviluppo dell’Isola impedendo la realizzazione di tanti eventi e congressi che porterebbero in Sicilia turisti (anche fuori stagione) e immissione di denaro sul territorio.

Potenzialità inespresse, complici anche anni di amministrazioni locali che hanno quasi del tutto dimenticato di dedicare fondi adeguati all’impiantistica. Come investire nel settore davanti alla continua contrazione delle entrate comunali?

Un aiuto importante arriva dalla collaborazione tra l’Anci e l’Istituto del Credito sportivo, che ogni anno mette in campo iniziative volte a favorire la promozione delle attività sportive e lo sviluppo degli impianti. Un impegno costante che, se si guarda ai numeri, non ha tardato a dare i propri frutti. Grazie principalmente alle iniziative Mille Cantieri (che ha interessato circa mille impianti sportivi divisi tra strutture base e strutture scolastiche), Sport missione Comune e Comuni in pista (riservata alla realizzazione di piste ciclabili nel territorio), negli ultimi 3 anni (dal 2015 al 2018), sono stati stipulati in tutta Italia ben 1.621 mutui a interessi zero, per un totale di investimenti che ha superato i 400 milioni di euro.

Così, i finanziamenti destinati all’impiantistica sportiva, tra quelli che più hanno risentito dei tagli derivanti dalle precarie condizioni finanziare degli Enti locali, sono cresciuti in maniera esponenziale. Per comprendere la portata del fenomeno, basti pensare che la quota destinata all’impiantistica sportiva contratta a mutui (tramite Cassa depositi e prestiti e Credito sportivo) nel 2014 era meno del 5%, per un totale di circa 40 milioni di euro in tutta Italia. In tre anni, grazie alla sinergia Anci-Ics si sono raggiunte quote superiori al 25%, fino ad arrivare a un totale di 166 milioni di euro nel 2018.
Ma come funziona l’erogazione di mutui agli Enti locali tramite Credito sportivo e in cosa consiste?

COS’È IL CREDITO SPORTIVO

È una banca pubblica (le quote appartengono per circa l’80% al Mef) che ha come principale scopo l’erogazione di finanziamenti, specialmente agli Enti locali, destinati all’impiantistica sportiva sul territorio. Nello specifico, tramite la gestione di fondi statali, l’Ics eroga i cosiddetti Mutui di scopo che, da un lato beneficiano di agevolazioni pubbliche e tassi favorevoli, dall’altro obbligano l’Istituto per il Credito sportivo a verificare l’effettivo utilizzo delle somme erogate per la realizzazione delle opere pubbliche alle quali erano state destinate.
Comuni e Unioni di Comuni che ricorrono a questo strumento, pertanto, sono tenuti e mettere in circolo il denaro ricevuto per ottenere i risultati prefissati in fase di presentazione dei progetti. Questi ultimi, infatti, vengono in via preliminare analizzati dal Coni che esprime, in una prima fase istruttoria, un parere tecnico e un secondo parere a fine lavori relativo alla verifica delle attività effettivamente poste in essere.
Il mantenimento del contributo, infatti, è vincolato al rispetto degli obblighi contrattuali e alla regolare esecuzione dei lavori. Gli Enti beneficiari dei fondi sono tenuti a dar conto dell’avanzamento dei lavori inviando relazioni periodiche, fatture sulle attrezzature acquistate, parcelle tecniche. Quello che è stato realizzato deve coincidere con ciò che è stato finanziato: nessuno spazio per sprechi e malintenzionati.

LE ATTIVITA’ FINANZIABILI

Sono tutte quelle relative agli impianti sportivi: non solo la realizzazione di nuove strutture ma anche, e soprattutto, la riqualificazione delle strutture esistenti, la messa in sicurezza, l’efficientamento energetico, l’ampliamento.

CHI SONO I DESTINATARI

Tutti i soggetti pubblici o privati che perseguono lo sviluppo di attività sportive e culturali, anche indirettamente. Quindi società sportive ma anche quegli Enti pubblici che sempre più spesso hanno difficoltà a garantire le coperture finanziare necessarie alla riqualificazione o la realizzazione di nuovi impianti sportivi sul territorio.

LA DISTRIBUZIONE TERRITORIALE

La distribuzione territoriale di mutui e investimenti relativi alle due iniziative Sport Missione Comune e Comuni in pista riflette la grandezza delle regioni italiane e la loro popolosità. Molti degli investimenti sono concentrati nel Mezzogiorno. Questo, principalmente, perché nelle regioni del Sud c’è maggiore esigenza di investimenti per la realizzazione di nuovi impianti e per la riqualificazione di quelli esistenti che sovente versano in condizioni disastrose.
Guardando alla nostra Isola, sono stati stipulati 88 mutui per un totale di poco meno di 25 milioni di euro. Sebbene gli importi medi dei mutui siciliani siano sopra la media nazionale (519.273 euro rispetto ai 352.894 del dato italiano) vanno considerati almeno due fattori: la disastrosa condizione di partenza degli impianti isolani e la crisi in cui versano le casse di tanti Enti locali che per anni hanno riservato allo sport solo gli spiccioli.
In pratica, per recuperare il gap con il resto d’Italia la Sicilia deve correre a una velocità doppia, se non tripla, e per farlo serve un numero sempre maggiore di progetti cantierabili e dunque finanziabili nel breve periodo.

LE OPPORTUNITA’ PER IL 2019

Guardando all’iniziativa Sport missione Comune, per l’anno in corso sono al momento disponibili 40 milioni di euro di mutui a tasso zero. Cifra che, stando alle parole del responsabile servizio incentivi dell’Ics, Eduardo Gugliotta, “potrebbe crescere fino a 140 milioni di euro per accontentare tutte le richieste di accesso ai fondi che arriveranno dal territorio”.
Gli Enti locali interessati possono presentare i propri progetti entro il 5 dicembre 2019. Le risorse, vale la pena di ricordarlo, erogate a tasso zero, potranno riguardare costruzione, ampliamento, miglioramento, ristrutturazione, messa a norma di strutture esistenti e acquisizione di impianti già esistenti. Sono incluse, tutte le attività relative alle strutture scolastiche. I lavori dovranno iniziare entro 12 mesi e concludersi entro 24 mesi dal momento della stipula del mutuo che, nel caso dei Comuni, avrà durata di 15 anni.


L’impietoso confronto con il resto del Paese
Risultati molto deludenti per i nove capoluoghi siciliani

PALERMO – Quanto spendono i Comuni siciliani per gli impianti sportivi? Poco e, in alcuni casi, addirittura nulla. Nel 2018, stando ai dati riportati dal sito soldipubblici.gov, che monitora la spesa della Pubblica amministrazione, i nove capoluoghi siciliani hanno destinato all’impiantistica poco più di 3 milioni e 200 mila euro, per una spesa pro capite di appena 2 euro. Se si guarda ai singoli Municipi, la situazione appare ancor più drammatica. Buona parte dell’ammontare totale, infatti, arriva da un unico Comune virtuoso: Siracusa, che da solo ha speso un milione e 670 mila euro. Per il resto, quasi solo spiccioli un po’ in tutta l’Isola fino al caso limite di Catania, dove la spesa attestata dalla piattaforma è addirittura di zero euro.

Impietoso il confronto con Comuni italiani simili per popolazione: tutti gli Enti locali siciliani hanno fatto peggio dei “gemelli” nazionali con la sola eccezione di Ragusa (2,87 euro la spesa pro capite contro i 2,77 del comune benchmark Asti) e la già citata Siracusa.

I risultati peggiori, invece, (tralasciando Catania) si sono registrati a Trapani (con una spesa pro capite di appena 66 centesimi contro i 28 euro spesi da Massa Carrara), Caltanissetta (1 euro e 32 contro i 7 euro spesi da Matera) e Agrigento dove la spesa pro capite è stata di appena 23 centesimi contro i 3 euro e 67 spesi da Savona. Male anche Palermo che ha investito 82 centesimi pro capiti (Genova, comune benchmark, ha speso 1 euro e 22 centesimi), e Messina dove si è registrata una spesa di 2 euro e 61 contro i 3 euro e 88 centesimi spesi da Verona.

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