Lucilla Boari, medaglia di bronzo alle Olimpiadi, "Una vittoria inaspetatta" - QdS

Lucilla Boari, medaglia di bronzo alle Olimpiadi, “Una vittoria inaspetatta”

Antonino Lo Re

Lucilla Boari, medaglia di bronzo alle Olimpiadi, “Una vittoria inaspetatta”

lunedì 23 Agosto 2021

La vincitrice della medaglia di bronzo nel tiro con l'arco alle Olimpiadi si è raccontata in una lunga intervista a QdS.it: "Felicissima del percorso fatto"

Lucilla Boari, nata a Mantova 24 anni fa e professione arciere, è la prima donna italiana ad aver vinto una medaglia nel tiro con l’arco in un’Olimpiade.

L’impresa è stata realizzata dall’arciera azzurra nei recenti Giochi Olimpici di Tokyo 2020 dove ai sedicesimi ha ottenuto la vittoria con una clamorosa rimonta nel derby italiano con Chiara Rebagliati, poi agli ottavi ha battuto la bielorussa Marusava e ai quarti la cinese Wu. In semifinale si è dovuta arrendere alla russa Osipova e nella finale ha battuto l’americana Brown conquistando la storica medaglia di bronzo.

Dal 2018 fa parte delle Fiamme oro, il gruppo sportivo della Polizia di Stato, ma il rapporto di Lucilla Boari con il tiro con l’arco è iniziato quando aveva sette anni su input del papà Antonio. Da allora non ha più smesso, ma per inseguire i suoi obiettivi all’età di sedici anni si è trasferita a Cantalupa, in provincia di Torino, dove abita e si allena tuttora. Il suo palmarès racconta di un’arciera grintosa e poco incline ad arrendersi.

È
la prima donna italiana a vincere una medaglia nella disciplina del tiro con
l’arco. Come ci si sente ad aver raggiunto questo traguardo?

“Sinceramente non me lo aspettavo nell’individuale. È arrivata questa medaglia e sono felicissima del percorso che ho fatto durante le Olimpiadi che è il palcoscenico più importante nel nostro sport. È stato anche difficile e faticoso dopo la situazione di questi ultimi due anni con il Covid. Anche noi abbiamo avuto qualche difficoltà tra imprevisti all’ultimo minuto e cambiamenti di programma”.

Le
prime dichiarazioni a freddo sono state: “Svegliatemi, è un sogno! Non ci credo
ancora”. Cosa c’è in questa frase?

“In quel momento era davvero qualcosa di grande e non ci credevo ancora. Anche adesso ogni tanto ci ripenso, però non c’erano paure. È stata un’Olimpiade differente che passerà nella storia per la sua particolarità dato che non c’erano spettatori o tifo, seppur le mie compagne di squadra erano lì e facevano il tifo per me dagli spalti. Probabilmente per me è stato meglio così, un po’ più di tranquillità”.

Per
lei è la seconda volta ai Giochi Olimpici. La prima volta è stata Rio 2016 e
aveva 19 anni. C’è stata una differenza nell’approccio e nella voglia di
conquistare una medaglia?

“Differenza sì perchè a 19 anni a Rio, la partecipazione alle Olimpiadi era un po’ inaspettata. All’epoca con la squadra ci siamo qualificate all’ultima possibilità ed ero in una bolla perchè era tutto nuovo e tutto bello. Invece, stavolta ero molto più consapevole di quello che stavo facendo. Anche questa volta abbiamo qualificato la squadra all’ultima occasione a Parigi. La voglia di medaglia c’era, magari qualche aspettativa in più era sulla squadra. Di quello che è successo, però, faccio tesoro perchè ho fatto una grande prestazione”.

Durante
la gara era molto determinata e concentrata. Cosa si pensa in quegli attimi?

“Oddio, da quello che ricordo, si pensa molto al tiro, al gesto tecnico e ad essere più concentrata possibile in quello che stavo facendo evitando distrazioni”.

A
chi dedica questa medaglia?

“Come prima risposta ho detto all’Italia, di buon auspicio per risorgere dalla situazione che abbiamo passato. L’Italia è stata uno dei Paesi più colpiti dalla pandemia. In generale, dato il record battuto di medaglie, le Olimpiadi hanno fatto vedere che noi ci siamo e abbiamo le qualità e le potenzialità per fare bene in tutti gli sport. È una dedica generale un po’ a tutti. Dentro questa medaglia non ci sono solo io o chi mi sta intorno, ma tante figure che hanno contribuito a questo percorso e al traguardo che ho conseguito”.

Tra
le prime dichiarazioni che ha rilasciato, vi è stato il riferimento a quel
“grassottella”, datole cinque anni fa da un giornale, e ha parlato della sua
ragazza. Ho notato che, nonostante fosse un momento personale, si è sentita di
lanciare dei messaggi di supporto e di incoraggiamento per tante persone che si
trovano vittime di pregiudizi o di parole gratuite.

“Per me è stato inaspettato. Mi hanno fatto una sorpresa, mandando il video del mio amico Sandro e della mia ragazza. In quel caso, era evidente, non potevo dire altro. Spero sia passato come messaggio di fiducia e di coraggio”.

Secondo
lei perchè in Italia, nonostante si raggiungano importanti traguardi, ci si
focalizza sempre sul corpo delle donne?

“Qua si parla della mentalità che abbiamo. Ci vorranno tanti anni per cambiare l’occhio in cui la gente vede le donne. Magari alcune figure, proprio perchè sono importanti, vengono giudicate e criticate ancora di più. Spero che questa mentalità venga sorpassata e, al suo posto, possa essercene una più aperta che ho visto anche in altri Paesi”.

Il
tiro con l’arco non è proprio la prima disciplina a cui un giovane ci si
avvicina da piccolo. Lei ha iniziato grazie a papà Antonio. Cosa le è piaciuto
del tiro con l’arco e cosa le piace adesso?

“È vero che il tiro con l’arco è uno sport di nicchia e non è proprio conosciutissimo. Spero che la mia medaglia e quella di Mauro (Nespoli, ndr) abbiano portato un po’ più di visibilità a questo sport. È una disciplina in cui serve tanta concentrazione e focalizzazione su ciò che si sta facendo. È sempre una sfida con sè. È questa la parte di cui mi sono appassionata e che mi fa andare avanti a continuare a migliorarmi e a volere sempre di più. È uno sport in cui ci si confronta con gli altri sì, ma è anche uno sport “zen”, quindi essere preparati a confrontarsi con se stessi.

La
medaglia olimpica è solo l’ultimo dei tanti traguardi presenti nel suo
palmarès. Cosa c’è dietro il raggiungimento di un podio? Qual è la sua giornata
tipo?

“La mia giornata tipo inizia con allenamento la mattina, più o meno dalle 9:00 alle 12:00. Pausa pranzo e in seguito un secondo allenamento. In base alla settimana, abbiamo tre/quattro volte una parte di preparazione fisica che non è finalizzata ad aumentare la muscolatura, ma a rafforzare determinate aree del corpo che vanno usate durante il tiro come la schiena e le braccia. Tutta la settimana è strutturata così”.

Sacrifici?

“Ci sono tanti sacrifici legati agli allenamenti. Mi sono trasferita all’età di 17 anni. Sono andata a Cantalupa, un paese in provincia di Torino, dove c’è il nostro Centro federale della Fitarco in cui abbiamo la possibilità di allenarci al chiuso a 70 metri, che è la distanza olimpica. Possiamo allenarci tutto l’anno in questa struttura ed è fondamentale”.

C’è
qualcosa che non le piace del tiro con l’arco?

“No, non credo. È uno sport che mi ha portato a girare il mondo, a conoscere tante persone. Alla fine facciamo sempre le stesse cose, ma sempre in un ambiente diverso. È affascinante. Non c’è nessuna parte pallosa o che non mi attrae”.

Come
ha vissuto il post medaglia e il ritorno in Italia?

“Il giorno dopo la medaglia, siamo stati a Casa Italia dove ci hanno accolto alla grande. Una volta tornata, sono andata dai miei genitori e dagli amici che hanno voluto festeggiare insieme. Fra pochi giorni il mio paese Rivalta sul Mincio mi farà una festa col sindaco e altre autorità. E poi ci sarà un’altra occasione…insomma, non ho ancora finito”.

Mi
parlava della sfida con se stessa, forse è ancora prematuro, ma quali nuove
sfide ci sono nel suo futuro?

“Fra poco più di un mese abbiamo i Campionati del mondo. Anche quella è un’occasione importante. Dall’anno prossimo in poi sarà tutto in programma in vista delle Olimpiadi di Parigi. Mancano tre anni che sembrano tantissimi, ma in ambito sportivo non lo sono, anche perchè il mondiale di qualifica è tra due. Abbiamo già il futuro programmato”.

Sandy Sciuto

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