Quando la Democrazia è usata dallo zero virgola - QdS

Quando la Democrazia è usata dallo zero virgola

Carlo Alberto Tregua

Quando la Democrazia è usata dallo zero virgola

sabato 29 Agosto 2020

La piattaforma Rousseau – ispiratosi al grande autore che scrisse Du contrat social (1762), riguardante il rapporto tra la classe dirigente e il popolo – sulle prime, da qualche ignorante, fu preso come il participio passato del verbo russare. Poi, piano piano, si è capita la sua funzione.
Qual è? Quella di iscrivere i simpatizzanti o gli attivisti dell’M5s e di interpellarli sulle grandi questioni, in modo che la dirigenza di quel Partito (sì, perché tale è), avesse le spalle coperte rispetto agli alleati di governo, agli oppositori e all’opinione pubblica.
L’associazione Rousseau – il cui presidente attuale è Davide Casaleggio, ma fondata dal padre Gianroberto, vero inventore del Movimento cui Beppe Grillo ha prestato faccia e notorietà – è un ente privato non soggetto ad alcuna norma del Codice civile, salvo gli articoli 36 e seguenti.
Davide come diventa presidente? Con un atto notarile siglato quasi in punto di morte dal padre (morirà dopo quattro giorni), con cui viene nominato successore.

Dopo qualche giorno, precisamente il 20 aprile 2016, si reca dallo stesso notaio con due nuovi soci: Federico Maria Squassi e Michelangelo Montefusco, avvocati. Cosicché si forma un’assemblea che approva la nomina a presidente di Davide Casaleggio, che si astiene. Fatto ciò i due legali escono dall’associazione, dopo appena un’ora.
Davide “diventa gestore a vita dei big data del Movimento, delle sue procedure decisionali e lega a sé, anche economicamente, le sorti del primo partito italiano con un’associazione privata”.
Rousseau gestisce milioni di dati e soprattutto i risultati delle consultazioni effettuate agli iscritti. Il nuovo Statuto del Partito (30/12/2017) si blinda con Rousseau. Tutti gli eletti in Parlamento dovranno “obbligatoriamente versare una ‘tassa’ nelle casse dell’associazione di Casaleggio”.
Vi è un’altra circostanza che va rilevata: cioè la matrice del sindaco di Roma,Virginia Raggi, e di quello di Torino, Chiara Appendino. Non sono persone nate dal nulla o venute dal popolo: la prima lavorava in uno degli studi legali più importanti della Capitale, il “Sammarco”, in passato associato con Cesare Previti.
La seconda è una “giovane donna cresciuta all’interno dei poteri forti di Torino, figlia di Domenico Appendino, manager e vicepresidente di Prima industrie, cavaliere del lavoro e braccio destro di Francesco Carbonato, presidente di Confindustria Piemonte”.
La sindaca di Torino ha fatto approvare progetti edilizi per la realizzazione di centri commerciali, cui prima si era opposta fermamente. Era “No Tav” ed è diventata “Sì Tav”, una metamorfosi verso la realtà.
Tornando a Rousseau, col suo rapporto M5s, dobbiamo rilevare come un partito che sia di fatto controllato da un privato non può dirsi il massimo della Democrazia. Non solo, ma quando dalla Piattaforma vengono interpellati gli iscritti, pare intorno a 100 mila, mediamente risponde il 30-50 per cento. Nell’ultima consultazione sull’abolizione del limite del doppio mandato hanno votato 48.975 utenti, di cui “Sì” 39.235. Dunque il Partito prende decisioni sulla base di qualche decina di migliaia di votanti.

A noi sembra che tutto questo sia una finzione alla Truman show, che viene diffusa al Popolo come verità, con la funzione di intossicarlo e con la conseguenza di indurlo a fare valutazioni errate.
Intendiamoci, noi non ce l’abbiamo con l’M5s, che abbiamo votato il 4 marzo 2018, per la sua ventata di novità e di innovazione nello stagnante scenario partitocratico italiano, ove ancora sopravvivono personaggi come Casini (quarant’anni in Parlamento) o De Mita (a 92 anni sindaco di Nusco). Però abbiamo il dovere di evidenziare le false comunicazioni e soprattutto di denunziare come non vere quelle bandiere di lotta contro i poteri costituiti o di distribuzione a pioggia di risorse a chi ne ha bisogno e a chi non ne ha bisogno, o ancora la scellerata decisione di rinviare la candidatura di Roma per le Olimpiadi 2026.
Ricordiamo come i giochi olimpici del 1960 arricchirono e trasformarono l’Urbe. Ci sarebbe stato bisogno di rinnovare quel glorioso evento per rivitalizzare una Città che da Eterna è diventa Morta.
Per queste mie riflessioni, ho attinto anche al libro di Nicola Biondo “Super Nova”(Ed. Ponte alle Grazie, 2018).

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