Mafia, blitz del Ros a Catania, arresti e sequestri - QdS

Mafia, blitz del Ros a Catania, arresti e sequestri

redazione web

Mafia, blitz del Ros a Catania, arresti e sequestri

martedì 03 Dicembre 2019

Cosa nostra vendeva i propri beni per finanziare la famiglia: nove persone in carcere e due ai domiciliani in un'indagine sugli investimenti del clan Santapaola-Ercolano. Il ruolo degli imprenditori Cesarotti

Cosa nostra di Catania stava vendendo parte dei propri beni perché le servivano soldi per finanziare la “famiglia”.

Lo sosteneva, nelle intercettazioni telefoniche, Giuseppe Cesarotti, imprenditore oggi arrestato dai Carabinieri del Ros di Catania perché agiva per conto dei clan mafiosi occupandosi di gestire i patrimoni di Mangione, Santapaola ed Ercolano.

Indagini che partono da lontano, quelle del Ros, da investimenti in lire, con una base di avvio di due miliardi che oggi hanno portato al sequestro di beni per dodici milioni e seicentomila di euro.

I nomi convenzionali per Mangione, Santapaola ed Ercolano

I soldi provenienti dalle vendita degli immobili servivano per sostenere, come venivano chiamati convenzionalmente, chi è “nell’altra vita” – con riferimento a Francesco Mangion, boss deceduto (ovviamente il denaro andava al figlio) -, e i “sepolti vivi”, identificati con i capimafia ergastolani detenuti Benedetto Santapaola e suo nipote Aldo Ercolano.

Nove arresti e sequestri per quasi tredici milioni

Questo il quadro emerso dall’inchiesta “Samael” della Dda della Procura di Catania su Cosa nostra nel capoluogo etneo che ha portato all’arresto di nove persone, tra esponenti della cosca Santapaola-Ercolano, imprenditori e faccendieri e al sequestro di beni per dodici milioni e seicentomila euro, tra immobili e società.

Il procuratore Zuccaro, “I clan catanesi sempre pericolosi”

Ma, ha avvertito il procuratore Carmelo Zuccaro – “elogiando le indagini del Ros” che proprio oggi ha compiuto 29 anni -, “non lasciatevi ingannare dal momento: la mafia catanese è sempre feroce e molto pericolosa”.

Il pm Puleio, “Si respira aria di alta mafia”

E per il procuratore aggiunto Francesco Puleio nell’inchiesta si “respira aria di alta mafia”.

Il faro dei militari dell’Arma del Ros era acceso da almeno il 2014 sul mondo economico di Cosa Nostra a Catania e sulla famiglia Cesarotti, Giuseppe e Salvatore, padre e figlio di 75 e 54 anni, accusati di essere legati al gruppo Santapaola-Ercolano.

E legati, in particolar modo, a Giuseppe “Enzo” Mangion, figlio del boss deceduto Francesco, che è stato per decenni uno dei luogotenenti fidati di Benedetto Santapaola.

I nomi di tutti gli arrestati nell’operazione

L’ordinanza cautelare in carcere è stata eseguita dunque nei confronti dei due Cesarotti, di Orazio Di Grazia, di 37 anni, di un altro proprietario d’azienda, Antonio Francesco Geremia, di 59 anni.

In carcere anche Giuseppe “Enzo” Mangion, di 60 anni, figlio del capomafia deceduto Francesco, Armando Pulvirenti, di 54 anni, e Cateno Russo, di 39.

Ai domiciliari sono stati posti l’imprenditore Mario Palermo, di 75 anni e Vincenzo Pulvirenti, di 67.

Il ruolo degli imprenditori coinvolti

Il certosino lavoro del Ros, presenti alla conferenza stampa con il vice comandante generale, il colonnello Giancarlo Scafuri, e della Dda di Catania ha ricostruito investimenti, riciclaggio, alienazione di beni riconducibili a Cosa nostra con la complicità di imprenditori.

Come Mario Palermo, di 75 anni, considerato dall’accusa un prestanome del clan e posto agli arresti domiciliari, o Francesco Antonio Geremia, di 59, condotto in carcere che sarebbe stato anche un “faccendiere” a disposizione del clan.

L’inchiesta ha fatto luce sull’incendio doloso a un lido balneare a Mascali, il “Jaanta Bi”, per estorsione, e sul passaggio di terreni riconducibili a Cosa nostra da agricoli a edificabili.

Sequestrate ventitré villette, anche in Calabria

Il Gip, accogliendo la richiesta della Procura, ha disposto il sequestro di ventitré villette, ventuno delle quali in provincia di Reggio Calabria di proprietà della Co.Invest, e di diverse società.

Tra queste la Tropical agricola srl, la Lt Logistica e trasporti srl e la G.R. transport logistic srl.

Minacce per ottenere il monopolio nei depositi ferroviari

Le ultime due operano nel settore deposito ferroviario e trasporto merci e, sottolinea la Dda della Procura di Catania, con “minacce ed intimidazioni” avrebbe avuto “una situazione di sostanziale monopolio per le merci inviate a Catania dalla società Mercitalia Logistic Spa intervenivano sia nei confronti di questi ultimi che dei titolari di aziende operanti nel settore dei trasporti”.

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