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Mafia, maxiblitz nel nisseno, smantellato il clan di Mazzarino

redazione web

Mafia, maxiblitz nel nisseno, smantellato il clan di Mazzarino

venerdì 24 Settembre 2021

Oltre cinquanta presunti affiliati alla cosca Sanfilippo, legata alla Stidda gelese, portati in carcere dai Carabinieri dopo un provvedimento del Gip su richiesta della Dda. Anche due "lupare bianche"

Maxi operazione antimafia nella notte nel Nisseno.

I Carabinieri di Caltanissetta hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip nisseno nei confronti di oltre cinquanta presunti affiliati al clan Sanfilippo di Mazzarino riconducibile alla stidda gelese.

I provvedimenti sono stati emessi dal Giudice per le indagini preliminari su richiesta della Dda di Caltanissetta.

Gli indagati devono rispondere, a vario titolo, di associazione mafiosa, omicidio, estorsione, traffico di stupefacenti e detenzione di armi, reati aggravati dal metodo mafioso.

Nell’ambito delle indagini gli inquirenti hanno anche fatto luce su due omicidi con il metodo della lupara bianca avvenuti nel 1984 e nel 1991.

L’operazione, denominata in codice “Chimera”, scaturisce da un’indagine condotta tra il 2017 e il 2021 dai carabinieri di Gela ed è stata avviata sulla base di elementi forniti dal Comando carabinieri Politiche Agricole e Alimentari.

La retata è quella numericamente più consistente condotta dall’Arma dei Carabinieri nell’ultimo decennio in provincia di Caltanissetta e, come detto, ha consentito di disarticolare la “famiglia” mafiosa di Mazzarino.

L’attività investigativa ha consentito di ricostruire il quadro dei settori economici interessati dalle attività criminali del clan: dal traffico di sostanze stupefacenti alla percezione di contributi pubblici per l’agricoltura, ottenuti attraverso false dichiarazioni.

Riflettori puntati anche sull’attività estorsiva ai danni di numerosi imprenditori e commercianti di Mazzarino, costretti a versare somme di denaro “per il sostentamento dei detenuti, a fornire gratuitamente beni e servizi ai membri del clan e ad effettuare assunzioni fittizie di affiliati”.

“Nel corso delle indagini, che si sono svolte anche attraverso intercettazioni ambientali, sono emersi nuovi elementi su due omicidi di mafia con il metodo della “lupara bianca”, quelli di Benedetto Bonaffini e di Luigi La Bella. Abbiamo ricostruito sia il movente che i dettagli dei delitti, maturati nel contesto della guerra di mafia tra Cosa Nostra e Stiddra”. Lo ha detto il pm Davide Spina nel corso della conferenza stampa sull’operazione Chimera, condotta dai carabinieri e coordinata dalla Dda di Caltanissetta, che ha portato all’esecuzione di 55 misure cautelari in Italia e all’estero. Nel 1984 un operaio edile di 22 anni di Mazzarino, Benedetto Bonaffini, sospettato di appartenere ad uno dei gruppi criminali, sarebbe stato attirato con l’inganno in un luogo isolato e strangolato dopo essere stato picchiato a sangue. Il corpo non venne mai stato ritrovato.

Sette anni dopo, nel 1991, Luigi La Bella, 28 anni, anche lui di Mazzarino, sospettato di essere il custode delle armi per conto di uno dei clan rivali, prima di essere strangolato, sarebbe stato interrogato, torturato e, addirittura, mutilato mediante il taglio delle orecchie, del naso e delle dita. Anche in questo caso il corpo, gettato all’interno di un pozzo di campagna, non è stato mai ritrovato.

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