Mafia, Pg Cassazione per negare i domiciliari a Brusca - QdS

Mafia, Pg Cassazione per negare i domiciliari a Brusca

redazione

Mafia, Pg Cassazione per negare i domiciliari a Brusca

lunedì 07 Ottobre 2019

Domani la sentenza. Per la Procura della Suprema Corte, l'ex boss condannato per la strage di Capaci dovrebbe rimanere in carcere. Finirà di scontare la sua pena nel 2022, ma potrebbe fruire di uno "sconto"

Niente domiciliari per Giovanni Brusca, detenuto nel carcere romano di Rebibbia.

Questo il parere espresso dalla Procura generale della Cassazione nella requisitoria scritta con la quale contrasta la richiesta della difesa dell’ex boss, condannato per la strage di Capaci e altri gravi delitti, di ottenere gli arresti domiciliari in località protetta.

Il verdetto degli ermellini è previsto per domani. Brusca è in carcere a Rebibbia.

Brusca ha fatto ricorso in Cassazione contro l’ordinanza del tribunale di sorveglianza di Roma che lo scorso 12 marzo aveva respinto la sua domanda di ottenere la detenzione domiciliare.

Giovanni Brusca, secondo quanto riferito dai suoi avvocati, terminerà di scontare la sua pena in carcere nel 2022, ma potrebbe tornare libero alla fine del 2021 per uno “sconto” di 270 giorni, “come previsto – ha detto l’avvocato Antonella Cassandro – dal regolamento carcerario”.

“Nel suo parere negativo alla detenzione domiciliare, il Pg della Cassazione – ha aggiunto l’avvocato Cassandro – ha condiviso le motivazioni del Tribunale di sorveglianza che ritiene che Brusca non si sia ravveduto a sufficienza”.

Oltre al Procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, hanno dato parere favorevole ai domiciliari anche la direzione del carcere di Rebibbia, e le autorità di pubblica sicurezza di Palermo.

Di opinione opposta Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni Falcone e presidente della Fondazione che porta il nome del magistrato assassinato dalla mafia.

“Fermo restando – ha detto – l’assoluto rispetto per le decisioni che prenderà la Cassazione, voglio ricordare che i magistrati si sono già espressi negativamente due volte sulla richiesta di domiciliari presentata dai legali di Giovanni Brusca. Il tribunale di sorveglianza di Roma, solo ad aprile scorso, negandogli la scarcerazione, ha avanzato pesantissimi dubbi sul suo reale ravvedimento”.

“Mi limito a citare la motivazione del provvedimento – ha aggiunto la sorella del magistrato – in cui il tribunale, testualmente, ha scritto che non si ravvisava in Brusca ‘un mutamento profondo e sensibile della personalità tale da indurre un diverso modo di sentire e agire in armonia con i principi accolti dal consorzio civile'”.

“Ricordo ancora – ha osservato Maria Falcone – che Giovanni Brusca proprio grazie alla collaborazione con la giustizia ha potuto beneficiare di premialità importanti: oltre a evitare l’ergastolo per le decine di omicidi che ha commesso – tra questi cito solo quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, strangolato e sciolto nell’acido a 15 anni- ha usufruito di 80 permessi. Il suo passato criminale, l’efferatezza e la spietatezza delle sue condotte e il controverso percorso nel collaborare con la giustizia che ha avuto luci e ombre, come è stato sottolineato nel tempo da più autorità giudiziarie”.

“Tutto questo – ha concluso Maria Falcone – lo rende un personaggio ancora ambiguo e non meritevole di ulteriori benefici”.

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