Mafia, ucciso nel Catanese per una questione di donne - QdS

Mafia, ucciso nel Catanese per una questione di donne

redazione web

Mafia, ucciso nel Catanese per una questione di donne

martedì 14 Luglio 2020

Il rivale chiese al boss di eliminarlo. Emerge un movente passionale dietro la morte di Dario Chiappone, assassinato nel 2016 a Riposto, nel Catanese, con sedici coltellate alla gola e al torace. Coinvolto anche il "killer delle carceri"

Carabinieri del comando provinciale di Catania, su delega della locale Procura Distrettuale, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere che ipotizza il concorso in omicidio, con l’aggravante di aver agito con premeditazione e crudeltà.

Il provvedimento è stato emesso dal Gip del Tribunale di Catania nei confronti di due persone coinvolte nell’omicidio di Dario Chiappone, ucciso a a Riposto nell’ottobre del 2016.

I due arrestati sono Benedetto La Motta, noto come Benito o Baffo, di 62 anni, indicato come il referente a Riposto della famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano, e il suo coetaneo Paolo Censabella.

Il movente, è emerso dalla indagini, è legato a motivazioni sentimentali ed economiche riconducibili al suo rapporto di frequentazione con una donna, che era l’ex convivente con uno degli indagati destinatario del provvedimento cautelare.

Dario Chiappone fu ucciso con sedici coltellate alla gola e al torace.

Per il delitto, in primo grado, la Corte d’assise di Catania, presieduta da Sebastiano Mignemi, il venti marzo scorso aveva condannato all’ergastolo Agatino Tuccio e a 23 anni di reclusione Salvatore Di Mauro, quest’ultimo da tempo irreperibile.

La nuova inchiesta ha preso ulteriore spunto dall’arresto di Antonino Marano, 75enne di Riposto, noto come il killer delle carceri, avvenuto il 20 dicembre 2019 per lo stesso assassinio dopo che le sue impronte sono state trovate dal Ris di Messina sul luogo del delitto.

Dalle indagini dei Carabinieri sono emersi “assidui rapporti di frequentazione tra Marano e Tuccio, e tra quest’ultimo con La Motta”.

Secondo la Procura distrettuale di Catania sarebbe stato il boss a “ordinare, per volontà di Censabella, a Tuccio, Di Mauro e Marano di eseguire l’omicidio di Chiappone”.

Nell’inquadrare il movente la Procura ricorda che “Censabella, titolare di una rivendita di liquori, vini e bevande, era il convivente della donna, già socia dell’attività, con la quale Chiappone aveva una relazione sentimentale; motivo per il quale avrebbe maturato l’idea di eliminare la giovane e scomoda vittima”.

Con la notifica del provvedimento restrittivo di oggi la Procura distrettuale di Catania e i carabinieri del comando provinciale del capoluogo etneo ritengono sia stato “chiuso definitivamente il cerchio sui mandanti ed esecutori dell’efferato omicidio di Dario Chiappone”

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