La maggioranza silenziosa - QdS

La maggioranza silenziosa

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La maggioranza silenziosa

Giovanni Pizzo  |
venerdì 21 Aprile 2023

Finanziaria impugnata, corsa elettorale entrata nel vivo, caro voli e tanti problemi: eppure in Sicilia "regna" una maggioranza silenziosa.

La finanziaria regionale è stata impugnata, per quasi 800 milioni di euro, non bruscolini. Era di fatto l’unica legge esitata dalle istituzioni siciliane. Siamo disperati? Non abbiamo come riparare? Di chi è la colpa? Boh. Silenzio assoluto.

Una volta la maggioranza silenziosa era un termine che identificava masse di elettori poco attive nella partecipazione politica, che però andavano a votare (e si sentiva il loro peso nell’urna). Per tanti anni queste persone votavano DC, oggi si astengono in gran parte.

Ma in Sicilia ormai la maggioranza silenziosa è incredibilmente fatta dagli eletti e non dagli elettori. Da quando siamo andati al voto una cappa di silenzio, politico, amministrativo, legislativo è scesa sul dibattito pubblico. A parte qualche lamentela sul caro voli, non vola, scusate il gioco di parole, una mosca. Silenzio dalla maggioranza e silenzio dall’opposizione. Il torpore sembra trasversale, l’assemblea si riunisce forse per spolverare una tantum gli scranni di Sala d’Ercole. Leggi, provvedimenti, atti urgenti, nulla e niente sembra uscire dai palazzi della politica. Solo una stentorea, ordinaria amministrazione.

Neanche l’opinione pubblica sembra sveglia, è tutto un sopire rassegnato. Sembra di essere in un autobus di periferia a fine giornata, con il cartello “non parlate al conducente”. Dal funambolismo di Crocetta, ai duelli rusticani di Miccichè e Musumeci, siamo finiti al sonno, non si sa se della ragione o della Regione. Che sta facendo il governo? E cosa oppone l’opposizione? Boh!

C’è un silenzio museale, da piramidi egizie, da Sfingi enigmatiche. Quasi rimpiangiamo la polemica di Cannes, da quel momento una coltre di torpore si è estesa sulla politica siciliana. È arduo oggi scrivere di essa, bocche cucite, quando non sdrucite. Anche sul piano elettorale, nessun programma, nessuna idea originale, nemmeno un’ombra di polemica tra i contendenti al voto amministrativo. Ma forse perché non c’è proprio contesa, né nulla da contendere. I giochi sui quattro capoluoghi di provincia sembrano fatti, ma chiunque vinca c’è poco o nulla da amministrare, a parte dissesti e debiti. Sembra che tutti aspettino Godot, in un silente teatro dell’assurdo, in cui il protagonista è il vuoto che si fa presenza. Forse la domanda che tutti i politici siciliani si sono fatti è “mi si nota di più se sono assente o se sono presente?”. E si sono dati simultaneamente un’evidente risposta.

Così è se vi pare.

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