Mannino e Lombardo, due storie parallele - QdS

Mannino e Lombardo, due storie parallele

Carlo Alberto Tregua

Mannino e Lombardo, due storie parallele

mercoledì 19 Gennaio 2022

Cambiati gli eventi da distorsioni

Calogero Mannino, leader della Democrazia cristiana e ministro, è stato sotto tanti processi per venticinque anni. Alla fine il percorso si è risolto con una assoluzione e quindi la verità processuale è emersa con chiarezza.
Restare sotto la mannaia della giustizia per tanto tempo deve essere stata, per Mannino, una grande sofferenza, in quanto l’opinione pubblica è portata più a pensare alla colpevolezza che non all’innocenza. Questo perché i mezzi d’informazione spingono per il catastrofismo e le negatività, anziché essere obiettivi ed evitare presunte condanne.

Se Mannino non fosse stato impedito a svolgere la sua attività politica, probabilmente gli eventi della Sicilia avrebbero preso un altro corso. Ma così non è stato e un quarto di secolo di un cittadino è stato devoluto a una causa persa per la giustizia, ma vinta dallo stesso.
La questione in rassegna è chiara: non è più possibile che i processi durino tanto tempo.


L’ex Presidente della Regione, Raffaele Lombardo, è stato doppiamente ritenuto innocente dopo un processo che è durato dodici anni, con una sorta di andirivieni fra la Corte d’Appello di Catania e la Corte di Cassazione di Roma.
Anche in questo caso è emersa una verità processuale – che è quella che conta ai fini di dimostrare la colpevolezza o l’innocenza dell’imputato – secondo cui Lombardo è risultato estraneo a tutte le accuse. Però ci sono voluti, ripetiamo, dodici anni per arrivare a questa conclusione, che, peraltro, non è definitiva in quanto la Procura generale di Catania può proporre ulteriore appello per Cassazione. Non sappiamo se lo farà, ma dobbiamo constatare anche in questo caso la lunghezza del processo che tiene vincolato un cittadino, perché gli impedisce di svolgere la sua attività (politica) e di realizzare il proprio progetto.

Se Lombardo non fosse stato accusato e messo sotto processo, forse non si sarebbe dimesso da Presidente della Regione, forse il suo partito avrebbe avuto successo e forse…, forse…, forse…
Ma col forse non si va da nessuna parte perché contano i fatti, che poi determinano le vicende senza alcun travisamento.

Ora sono entrate in vigore le diverse leggi che hanno riformato il processo penale. Ne abbiamo già accennato in altra occasione, ma vogliamo qui ricordarne alcuni punti essenziali.
Il primo è che, seppur non venga toccata la prescrizione, è stato inserito il principio della improcedibilità dopo un certo numero di anni nei diversi gradi di giudizio. Per cui il delitto non si estingue, mentre si estingue il processo.
Ora i Collegi giudicanti devono calendarizzare le udienze fino alla sentenza finale.

Altro punto da evidenziare riguarda le indagini preliminari, i cui periodi sono stati ridotti. Ma quello che più conta è che dopo la conclusione vi dovrà essere un giudice (non è precisato nella riforma quale debba essere), il quale dovrà valutare se l’insieme delle prove e degli indizi portano a una ragionevole previsione di colpevolezza degli imputati. Insomma, si tratta di una sorta di giudice-filtro, che però non sappiamo se sarà il Gip o altra figura.


Vi è poi la parte che riguarda la comunicazione. La riforma prevede una restrizione della stessa, che potrà essere fatta solo dal Procuratore capo e solo quando l’interesse pubblico comporta una necessità di fare tale comunicazione. Per conseguenza, non sarà più possibile che partano comunicati stampa che arrivano sui giornali prima ancora che l’interessato abbia ricevuto la cosiddetta informazione di garanzia.

Insomma, mettendo insieme tali elementi possiamo affermare che i cittadini saranno più tutelati quando questa riforma diventerà definitiva.
Un altro punto vogliamo mettere in luce e riguarda il cosiddetto diritto all’oblio, secondo cui chi è assolto ha diritto a veder cancellati tutti i precedenti che nessuno può più rievocare. Si è rafforzato così il principio costituzionale d’innocenza prima e dopo i processi.
Se vi fosse stata questa riforma, il corso degli eventi di Mannino e Lombardo sarebbe stato molto probabilmente diverso.

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