Matteo Piantedosi, il novello Scelba - QdS

Il novello Scelba

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Il novello Scelba

Giovanni Pizzo  |
sabato 23 Marzo 2024

Matteo Piantedosi se la prende con un piangente e accorato De Caro, sindaco di una città tutto sommato riqualificata, nonostante tutti i problemi delle città del Sud.

Bari come la Chicago del secolo scorso. Tutto ci si poteva aspettare da Piantedosi, tranne che questo zelante prefetto, funzionario del gabinetto di Matteo Salvini, diventasse un novello Scelba, che occupò proprio la poltrona di Ministro degli Interni alla fine degli anni cinquanta, e poi nell’anno delle olimpiadi romane.

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C’era un governo Tambroni appoggiato dal MSI. Uno dei governi più di destra, fino alla fase attuale, della Repubblica italiana. Il 7 luglio del 1960 sotto quel governo, con la pressione di manifestazioni in tutta Italia, la polizia sparò sulla folla di ex partigiani e operai a Reggio Emilia, 5 morti e 16 feriti. Scelba fu addirittura premiato, e divenne Presidente del Consiglio mantenendo ad interim gli Interni.

Oggi i tempi sono diversi, la gente non scende più in piazza, anche se sente minacciata la propria libertà di opinione, che allora nel dopoguerra, e dopo il fascismo, era molto importante, oggi molto meno, se no non seguirebbe gli influencer. Di questi tempi al limite si manganellano dei ragazzini infatuati dalle scene di aggressione israeliana a Gaza. Matteo Piantedosi sta osando, con il piglio da questurino, quello che l’altro Matteo, osava solo sui social. Piantedosi non è come Salvini, chiacchere e distintivo, è un nuovo Eliot Ness, l’agente speciale contro Al Capone ne gli Intoccabili. Solo che invece di battere un osso duro di Chicago, con la faccia inconfondibile di Robert De Niro, se la prende con un piangente e accorato De Caro, sindaco di una città tutto sommato riqualificata, nonostante tutti i problemi delle città del Sud.

Bari certo non è la Chicago degli anni ‘30 del secolo scorso. De Caro è un buon amministratore, di quelli che girano, come i sindaci dei paesini, strada per strada, lo abbiamo visto in trincea durante il COVID. Magari non ha la tempra, ed il pelo, del politico, come lo è Emiliano, come lo è stato certamente Vendola. Lui piange in diretta lacrime di rabbia per tutto il lavoro svolto che va in fumo, nel mondo social che ha bisogno per vendere like di una nuova Gotam City, con la consigliera dello scandalo della Bari bene, Maria Carmen Lorusso, magari vestita da Catwoman.

Il provvedimento di inizio di procedura commissariale è nelle potestà del Ministro, ma è abnorme. Bari non è la Palermo degli anni ’80, la sua amministrazione, a detta della Procura, contrasta la criminalità organizzata e quella diffusa. Bari soprattutto non è Tricase, è il capoluogo di Regione, ospita il G7, la Puglia è una eccellenza nel turismo italiano, la pessima figura a livello internazionale, da copertina con la pistola e spaghetti, in questo caso all’assassina, è assicurata.

Come mai Piantedosi non ha il coraggio di mandare la commissione prefettizia a Milano, dove decine di miliardi della criminalità organizzata vengono investiti da decenni? Perché li verrebbe giù il mondo e la poltrona di Scelba salterebbe. Bari è sacrificabile nello scacchiere nazionale, non solo per appartenenza politica, è terronia. Per cui il Ministro zelota, da risposta sollecita agli influenti parlamentari di centrodestra locali che sono andati a trovarlo, con immediata photo opportunity che precede il decreto della Repubblica del Selfie.

Il fatto di Bari, ci scusi Mattarella, è molto più preoccupante per l’unità nazionale, che proprio quel ministero dovrebbe assicurare, dei manganelli dei giovanotti della celere di Pisa. Quello fu atto a caldo, dovuto a concitazione e scarsa professionalità e tenuta. Questo è uno shoot a freddo, geolocalizzato e mirato, come i droni russi. In sostanza il potere esecutivo, di solito dormiente, si sostituisce al potere giudiziario, tentando di anticipare una sentenza, sovvertendo l’equilibrio dei poteri dello Stato. Il Capo dello Stato, della Repubblica democratica prima del Premierato, se lo siamo ancora, avrebbe tutto il dovere, più che il diritto, di intervenire, di convocare al Colle il Ministro e chiedergli relazione dettagliata per come si è arrivati ad un atto che può decapitare il concetto di democrazia in un capoluogo di Regione. Questo è molto più importante dell’ormai infuocata, con miccia accesa dal Viminale, campagna elettorale pugliese.

Un consiglio non richiesto a De Caro, smetta di piangere come un ragazzino, faccia il suo dovere di amministratore fino in fondo, se deve candidarsi alle europee lo dica senza ambiguità, e faccia politica seriamente. Non è il tempo delle Coefore della Magna Grecia, è il tempo di un impegno serio, senza condiscendenze.

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