Meno tasse per chi fa figli, l'idea di Giorgetti e le polemiche - QdS

“Meno tasse a chi fa figli”, la controversa idea del Governo per frenare il crollo delle nascite

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“Meno tasse a chi fa figli”, la controversa idea del Governo per frenare il crollo delle nascite

Salvatore Rocca  |
giovedì 20 Aprile 2023

Il Governo pensa a nuove misure per frenare il calo delle nascite in Italia. Meno tasse a chi fa più figli ed è subito polemica.

Più figli fai, meno tasse paghi. Non si tratta di una fantomatica offerta promozionale, bensì del piano fiscale che hanno in mente il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e il Governo per tamponare il crollo delle nascite in Italia, così come fotografato da un recente report dell’Istat.

Secondo le ultime indiscrezioni, il braccio destro all’Economia di Giorgia Meloni potrebbe presentare la proposta già nei prossimi giorni, con l’obiettivo di inserirla nella futura Manovra dell’esecutivo. Così come spiegato dal sottosegretario alle Imprese, Massimo Bitonci (Lega), l’idea consisterebbe in un bonus destinato alle famiglie che fanno più figli.

Meno tasse a chi fa figli, i dettagli del piano

In soldoni, si parla di una detrazione di 10mila euro o 5mila euro l’anno per ogni figlio a carico fino al termine degli studi, anche universitari, per tutti i nuclei familiari senza limiti di reddito. La misura ricalca quella già esistente dell’assegno unico, che prevede una detrazione massima di 950 euro per ogni figlio a carico fino ai 21 anni di età.

Ciononostante, il contributo dell’assegno unico universale non dovrebbe essere eliminato. Anzi, proprio nel Documento di Economia e Finanza (DEF) completato nei giorni scorsi e approvato dal Consiglio dei ministri, il Governo ha indicato la volontà di apportare delle modifiche migliorative al contributo, auspicando dei ritocchi verso l’alto. Ma con quali risorse? Attualmente, secondo il DEF, gli spazi in deficit concessi dal documento sono di 3,4 miliardi di euro per il 2023 e di 4,5 miliardi per il 2024. La partita, dunque, potrebbe essere decisa con la scrittura del prossimo testo in autunno.

Meno tasse a chi fa figli, modello (quasi) unico in Europa

La proposta del taglio delle tasse per quelle famiglie che fanno più figli ha comunque ricevuto numerose critiche, in particolare dalle forze di opposizione.

Al momento la misura non ha altri eguali in Europa, eccezion fatta per l’Ungheria di Viktor Orbán, realtà che lo stesso Parlamento europeo non considera più una “piena democrazia” a causa delle norme attuate in questi anni contro le libertà umane e i diritti dell’uomo.

Il presidente del Paese ungherese, leader del partito sovranista ed euroscettivo Fidesz e amico dell’attuale premier italiano Giorgia Meloni e del segretario della Lega Matteo Salvini, ha lanciato a partire dal 2020 una politica che prevede l’azzeramento delle tasse per tutte quelle madri che fanno almeno 4 figli o con famiglie numerose, con l’intento di “preservare” il livello di natalità.

Un provvedimento, quello del taglio delle tasse, che mira anche a combattere il fenomeno della migrazione nel Paese. “Per noi la migrazione significa arrendersi e la pensiamo diversamente: non vogliamo soltanto numeri, vogliamo bambini ungheresi”, aveva dichiarato Orbán pochi mesi prima dell’entrata in vigore della proposta.

La polemica sulla “sostituzione etnica”

Parole, quelle del presidente sovranista, che ricalcano quelle espresse pochi giorni fa nel corso di un’assemblea sindacale dal ministro dell’Agricoltura Giancarlo Lollobrigida in merito al calo delle nascite e che riprendono una vecchia teoria complottista particolarmente diffusa su Internet (“Non possiamo arrenderci all’idea della sostituzione etnica“).

Lo stesso ministro Lollobrigida ha provveduto a correggere il tiro attraverso un video pubblicato sui propri account social, assicurando di non conoscere la teoria e accusando la Sinistra “priva d’argomenti” di aver sollevato “il solito polverone”. L’esponente di Fratelli d’Italia non è comunque tornato pienamente sui propri passi sul tema della migrazione in Italia, ma ha altresì voluto sottolineare senza indugi che “l’immigrazione non è la soluzione al calo demografico”.

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