Sea Watch, la capitano, "Li porto in salvo a Lampedusa", sostegno in tutt'Italia, l'ira di Salvini - QdS

Sea Watch, la capitano, “Li porto in salvo a Lampedusa”, sostegno in tutt’Italia, l’ira di Salvini

redazione

Sea Watch, la capitano, “Li porto in salvo a Lampedusa”, sostegno in tutt’Italia, l’ira di Salvini

mercoledì 26 Giugno 2019

La decisione della capitano della Sea Watch Carola Rackete, entrata in acque italiane: "I naufraghi sono allo stremo non ho scelta. So cosa rischio". L'Onu, rivedere il Decreto sicurezza bis. Il leader leghista dichiara guerra all'Europa. La Cgil scende in campo. Sull'Isola una "staffetta" del Pd, mentre Zingaretti scrive a Conte, "Osceno Teatrino". La destra "affondate la nave". Bartolo, "Ora salvare vite umane è reato". COSA ACCADE ADESSO

“Ho deciso di entrare in porto a Lampedusa. So cosa rischio ma i 42 naufraghi a bordo sono allo stremo. Li porto in salvo”.

Lo ha dichiarato la comandante della Sea Watch, Carola Rackete, che è entrata in acque italiane.

La nave si trova ora di fronte al porto, dove potrà attraccare soltanto dopo le 20.30, appena sarà partito il traghetto diretto a Porto Empedocle. L’unico approdo possibile, viste le dimensioni dell’imbarcazione, è infatti il molo commerciale.

“Questa mattina – era stato prima sottolineato da un tweet della ong – abbiamo comunicato ai naufraghi la decisone della Corte di rigettare il ricorso. Sono disperati. Si sentono abbandonati. Ci hanno detto che la vivono come una negazione, da parte dell’Europa, dei loro diritti umani”.

“Se il nostro capitano Carola Rackete – era stato scritto in un secondo twwet – porta i migranti salvati dalla Sea Watch 3 in un porto sicuro, come previsto dalla legge del mare, affronta pene severe in Italia”.

E la ong tedesca aveva invitato a donare al fondo per l’assistenza legale di Sea Watch per “aiutare Carola a difendere i diritti umani”.

Per chi viola la seconda versione del cosiddetto Decreto Sicurezza fortemente voluto dal leader della Lega Nord e Ministro dell’Interno Matteo Salvini, sono previste pesanti sanzioni pecuniarie e il sequestro della nave.

In 14 giorni, lamenta la ong, “nessuna soluzione politica e giuridica è stata possibile, l’Europa ci ha abbandonati. La nostra Comandante non ha scelta”.

“Basta, entriamo. Non per provocazione ma per necessità, per responsabilità”, ha sottolineato Sea Watch in un tweet.

I tracciati radar marittimi mostrano che la nave è appena entrata in acque italiane e a breve dovrebbe arrivare a Lampedusa, distante solo poche miglia.

Zingaretti a Conte, “osceno teatrino”

Il segretario nazionale del Pd Nicola Zingaretti, in una lettera inviata al presidente del Consiglio Giuseppe Conte sulla, ha chiesto “un incontro urgente per discutere delle politiche sul tema dell’immigrazione e della gestione dei flussi”.

“Credo – ha affermato – siano temi da affrontare in maniera seria, responsabile e istituzionale evitando di offrire al Paese questo osceno teatrino indegno per un Paese civile”.

“Il Pd – aveva annunciato in mattinata il segretario regionale Davide Faraone – garantirà una presenza organizzata e continua a Lampedusa e continuare a chiedere che il governo consenta lo sbarco dei migranti”.

“D’intesa con la segreteria nazionale – aveva aggiunto Faraone – e con i gruppi parlamentari il Pd sta organizzando una ‘staffetta’ di parlamentari che nei prossimi giorni sarà stabilmente sull’isola per testimoniare la solidarietà dem nei confronti di queste persone costrette dal governo di Salvini a rimanere, in condizioni ormai insostenibili, a bordo della nave”.

Cgil con la comandante

“La Cgil è con la Sea Watch, con il suo comandante Carola Rackete e con i 42 migranti a bordo che stremati e bisognosi di assistenza, dopo quattordici giorni di navigazione, cercano in Italia, a Lampedusa, un porto sicuro”.

Lo sottolinea in una nota in cui si afferma: non è “il momento di restare in silenzio, anzi di agire per una resistenza attiva contro una deriva razzista alla quale non vogliamo abbandonarci”.

“Siamo con loro”, con la comandante Carola Rackete e con i 42 migranti a bordo della Sea Watch 3, scrive la Cgil, “perché è insopportabile questo braccio di ferro che sacrifica vite alle logiche elettorali, politiche, economiche e finanziarie. Siamo con loro perché il divieto di assicurare la salvezza è frutto di una legge sbagliata, disumana e senza scrupoli”.

“Riteniamo che l’obbligo di salvare vite debba valere sempre e comunque per tutti. Per questo crediamo – conclude la nota – che non sia il momento di restare in silenzio, anzi di agire per una resistenza attiva contro una deriva razzista alla quale non vogliamo abbandonarci”.

“Le persone a bordo della Sea Watch 3 non spariranno – aveva scritto in un tweet prima della decisione Carlotta Sami, portavoce dell’Unhcr – , le persone costrette a fuggire non si rimetteranno sui loro passi. Loro non spariranno nemmeno dalla coscienza di chi pensa sia semplice non tenerne conto”.

Salvini e la propaganda continua

Salvini, intanto, ha continuato a fare propaganda, affermando: “L’immigrazione non può essere gestita da navi fuorilegge: siamo pronti a bloccare qualunque tipo di illegalità. Chi sbaglia, paga. L’Europa? Assente, come sempre”.

Poi ha dichiarato, da solo, guerra a proprio all’Europa e in particolare a Olanda e Germania: “Il comandante ha deciso di entrare a Lampedusa? Sappia che l’autorizzazione allo sbarco non c’è, schiero la forza pubblica, il diritto alla difesa dei nostri confini è sacra”.

“Se in Europa esiste qualcuno – ha aggiunto – ora li dimostri, se c’è governo ad Amsterdam con un po’ di dignità lo dimostri”, ha aggiunto il ministro.

Ha poi definito “sbruffoncella” la capitano della Sea Watch e su Facebook ha perso clamorosamente la calma: “Chiamerò il premier Conte e il ministro Moavero. Non esiste che Paesi europei se ne fottono di quello che fanno navi battenti bandiera del loro Paese. E’ un comportamento indegno. L’Unione europea è assente, non esiste, mi sono rotto le palle. C’e’ un limite alla sopportazione, i confini di un Paese sono sacri, le leggi si rispettano”.

L’Onu, rivedere il Decreto sicurezza bis

Ma Carlotta Sami, portavoce italiana dell’Unhcr, l’organizzazione per i rifugiati delle Nazioni unite, ha chiesto di “Rivedere il decreto sicurezza bis e organizzare un sistema di salvataggio e sbarco” facendo cessare “la criminalizzazione delle Ong”.

“E’ grave – ha aggiunto in un tweet – che la comandante non abbia altra scelta che onorare il proprio senso di responsabilità subendo conseguenze personali”.

Salvini, “Ogni mezzo per fermare questa situazione”

“Useremo ogni mezzo legale – ha assicurato il ministro – per fermare questa situazione. I migranti vadano un po’ ad Amsterdam, un po’ a Berlino e quel che avanza a Bruxelles”.

E continuando con la propaganda ha detto ancora: “Non si capisce perché debba rispondere l’Italia ed i cittadini italiani e questo vale anche per qualche vescovo che dice ‘ci penso io’. Basta. Occupiamoci degli italiani in difficoltà, non del resto del mondo che vuole esser mantenuto a spese degli italiani”.

La destra, “Affondare la nave”

Sulla stessa linea inumana della Lega anche Fratelli d’Italia, che con il capogruppo alla Camera Francesco Lollobrigida ha dichiarato: “Ora bisogna fare solo questo: far sbarcare gli immigrati dalla Sea Watch, rimpatriarli, arrestare l’equipaggio e affondare la nave pirata”.

“‘Affondare la nave’ di una ‘sbruffoncella’. Queste sono le parole della destra contro chi salva vite umane. Costruiamo l’alternativa a questa vergogna #SeaWatch3” ha scritto su Twitter il deputato del Pd Maurizio Martina.

Cosa succede adesso

L’ingresso della Sea Watch nelle acque italiane fa scattare per la prima volta contro una ong le misure contenute nel cosiddetto Decreto sicurezza bis.

Sono i primi due articoli, in particolare, ad introdurre alcune novità.

Il primo assegna al ministero dell’Interno il potere di “limitare o vietare l’ingresso, il transito o la sosta di navi nel mare territoriale, salvo che si tratti di naviglio militare o di navi in servizio governativo non commerciale, per motivi di ordine e sicurezza pubblica” oppure quando si concretizzano le condizioni previste dalla Convenzione Onu sul diritto del mare riguardo al “passaggio non inoffensivo” di una nave perchè fa “il carico o lo scarico di materiali, valuta o persone in violazione delle leggi e dei regolamenti doganali, fiscali, sanitari o di immigrazione vigenti nello Stato costiero”.

Nel caso della Sea Watch, l’alt all’ingresso nelle acque italiane è stato intimato da una motovedetta della Guardia di finanza.

Se il divieto di ingresso non viene rispettato – come oggi per la Sea Watch – scatta l’articolo 2 del dl che applica al comandante e, “ove possibile, all’armatore e al proprietario della nave”, la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da 10.000 a 50.000 euro.

In caso di reiterazione commessa con la stessa nave, si applica anche “la sanzione accessoria della confisca della nave, procedendo immediatamente a sequestro cautelare”.

All’irrogazione delle sanzioni, “accertate dagli organi addetti al controllo, provvede il prefetto territorialmente competente”.

Cioè quello di Agrigento per la Sea Watch.

Il Prefetto “attende direttive”

La Prefettura di Agrigento, in attesa di direttive da parte del Viminale, sta monitorando l’evolversi dei fatti legati alla Sea Watch3.

“Attendo direttive da Roma”, ha confermato il prefetto di Agrigento, Dario Caputo.

Bartolo, “Ora salvare vite umane è reato”

“Questi 42 migranti – ha detto l’eurodeputato Pd Pietro Bartolo, medico simbolo di Lampedusa – non possono stare vita natural durante sulla Sea Watch, per quanto sicura: è disumano. Sono state in carcere in Libia, e io nella mia esperienza dai quei lager ho visto arrivare gente ‘scuoiata’, hanno affrontato il mare”.

“Il decreto sicurezza bis – ha concluso – è una legge che va cancellata immediatamente, calpesta i diritti umani, ora salvare vite umane è un reato. Bisogna assicurare un porto sicuro a queste persone”.

Manifestazioni in diverse città italiane

“Da stasera Mediterranea Saving Humans sarà, in diverse città italiane, sui sagrati delle Chiese per manifestare tutto il suo sostegno ai 42 naufraghi a bordo della Sea-Watch 3, della sua comandante Carola Rackete e del suo equipaggio”.

Lo ha dichiarato Beppe Caccia, già capo missione della piattaforma italiana di osservazione e monitoraggio nel Mediterraneo Centrale in occasione del salvataggio effettuato lo scorso 9 maggio e per il quale la nave Mare Jonio si trova ancora sotto sequestro.

“A Venezia – ha aggiunto Caccia – ci uniremo da stasera al presidio della Casa di Amadou, giunto al suo quarto giorno, sul sagrato della Parrocchia della Cita a Marghera. E facciamo appello a tutte le persone di buona volontà a unirsi a noi”.

“Siamo a fianco dei naufraghi – ha detto ancora – che hanno diritto ad essere sbarcati in un porto sicuro e sono invece tenuti da 14 giorni al largo dalla feroce volontà del governo italiano. Siamo a fianco della comandante della Sea-Watch che ha deciso di entrare nelle acque italiane, violando il divieto”.

Caccia ha lanciato un appello: “adesso fateli sbarcare. I diritti fondamentali delle persone sono superiori a leggi e ordini ingiusti.”

“Non ci arrenderemo – ha concluso il capo-missione di Mediterranea – né alle morti in mare, né a quelle nei campi di detenzione in Libia, così come non ci arrendiamo al sequestro della Mare Jonio e alle minacce contro tutte le navi che salvano vite umane”.

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