Migranti, nel Mediterraneo si muore, in Italia si firma - QdS

Migranti, nel Mediterraneo si muore, in Italia si firma

redazione

Migranti, nel Mediterraneo si muore, in Italia si firma

mercoledì 28 Agosto 2019

I ministri grillini sottoscrivono il provvedimento di Salvini, le organizzazioni umanitarie stigmatizzano il cinismo di certe forze politiche. Save the children, basta assistere alla morte di bimbi. L'Onu, novecento vittime dall'inizio dell'anno

La nave Mare Jonio di Mediterranea saving humans ha salvato stamattina 98 persone su un gommone alla deriva al largo della Libia. Tra i soccorsi 26 donne di cui almeno otto incinte, ventidue bambini di meno di dieci anni e altri sei minori.

“Abbiamo individuato il loro gommone alla deriva e con un tubolare già sgonfio con il nostro radar, e per fortuna siamo arrivati in tempo per portare soccorso”.

E’ stato sottolineato che alcune delle persone “hanno segni evidenti dei maltrattamenti e delle torture subite in Libia”, nonostante ciò il Centro di coordinamento del soccorso marittimo italiano “ha risposto come sempre di riferirci alle ‘autorità libiche'”.

“Abbiamo replicato – ha spiegato la Ong – che sarebbe impossibile per noi riferirci alle forza di un Paese in guerra civile dove si consumano tutti i giorni torture e trattamenti inumani e degradanti, rispetto alla sorte delle persone soccorse, ora a bordo di una nave battente bandiera italiana, e la cui sicurezza è incolumità ricade sotto la nostra responsabilità”.

“Abbiamo reiterato pertanto all’Italia – aggiunge la ong – la richiesta di istruzioni compatibili con il diritto internazionale del mare e dei diritti umani”.

Associazioni internazionali contro la bieca politica italiana

Nonostante le Ong siano tornate a solcare il Mediterraneo salvando vite umane, un’altra strage si è consumata ieri nel Mediterraneo: un barcone è naufragato al largo di al Khums, ad est di Tripoli.

Cinque i cadaveri finora recuperati, compresi quello di una donna e di un bambino piccolo, ma mancano all’appello quaranta persone secondo le testimonianze dei 65 superstiti che sono stati salvati dai pescatori e poi consegnati alle motovedette libiche che li hanno riportati nel Paese africano ormai da tutti considerato un luogo per nulla sicuro.

Nel Mediterraneo si muore, in Italia si firma

Così, mentre nel Mediterraneo coraggiosi volontari non riescono sempre a salvare vite umane, in Italia qualche politico continua con la sua politica di propaganda e… firma.

La crisi di governo, infatti, non ha impedito a Matteo Salvini di firmare l’ennesimo divieto di ingresso nelle acque italiane per una nave umanitaria, la tedesca Eleonore, 101 migranti a bordo.

Ma quel che ha sorpreso anche gli osservatori internazionali è che il provvedimento sia stato siglato ieri anche dai ministri grillini Elisabetta Trenta e Danilo Toninelli. I titolari della Difesa e dei Trasporti, infatti, avevano rifiutato di firmare il precedente provvedimento, ma devono averci ripensato. A meno che non si tratti di bassa politica, viste le prove di dialogo tra Pd e M5s in corso.

Salvini parla di “ritrovata compattezza del governo” da lui sfiduciato

La prova sarebbe nel fatto che Salvini, dopo la firma dei due colleghi, ha potuto parlare di “ritrovata compattezza del Governo” con l’evidente intenzione di sabotare – sulla pelle di esseri umani – il tentativo di intesa con il Pd, alludendo a un ritorno del “forno” grillino con la Lega.

E il deputato dem Matteo Orfini ha sottolineato: “Per me discontinuità significa prima di tutto smetterla con queste politiche disumane. Subito”.

Le associazioni umanitarie contro il cinismo di certe forze politiche

E il cinismo di certe forze politiche è stato stigmatizzato da Raffaela Milano, che dirige i Programmi Italia-Europa di Save the Children: “La notizia dell’ennesima tragedia del mare al largo di Khums crea dolore e sgomento, non si può assistere inermi alla morte annunciata di bambini e ragazzi. Le convenzioni internazionali sul diritto del mare e sui diritti umani impongono all’Italia e all’Europa di affrontare il fenomeno migratorio mettendo in primo piano la salvezza delle persone, a partire dai più vulnerabili come i bambini, e il rispetto della vita umana”.

“È necessario – ha aggiunto – che l’Italia e l’Europa ripristino un sistema di ricerca e soccorso nel Mediterraneo, trovino una modalità condivisa di gestione dei flussi migratori e moltiplichino gli sforzi per realizzare vie di accesso sicure dalle aree di crisi o di transito, per evitare che migliaia di persone tra cui tanti minori soli, continuino a mettere in pericolo la propria vita, affidandosi ai trafficanti per sfuggire a guerre, violenze e povertà”.

“Alla notizia dell’ultimo naufragio – ha concluso Raffaela Milano – si aggiunge la preoccupazione per i cento migranti a bordo della nave Eleonore della Lifeline e auspichiamo che si trovi una soluzione strutturale condivisa e non emergenziale nella gestione dei salvataggi in mare”.

Il drammatico racconto di Alarm Phone

Era stato il servizio telefonico Alarm Phone a ricevere la chiamata da una barca in difficoltà partita da Khums con oltre cento persone, quasi tutti sudanesi, a bordo.

“Abbiamo tentato di ottenere la posizione GPS – spiega Alarm Phone – ma i naufraghi erano nel panico e non sono riusciti a comunicarla. Urlavano e piangevano, dicendo che alcuni di loro erano già morti. La barca era molto vicina alla Libia e non abbiamo potuto fare altro che informare le autorità in Libia e in Italia”.

L’Onu, “Un naufragio inaccettabile”

Carlotta Sami, portavoce dell’Unhcr, l’organizzazione mondiale delle Nazioni Unite per i rifugiati, ha definito definisce “inaccettabile” il naufragio, ricordando che dall’inizio dell’anno si stimano circa novecento vittime nel Mediterraneo: “queste morti non possono essere considerate fatalità o danni collaterali e deve essere ripristinato al più presto il sistema di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo dando massimo supporto alle Ong impegnate a riempire il vuoto umanitario”.

La Eleonore si era diretta verso Malta ma neanche sull’isola aveva trovato ospitalità.

Anzi.

Le autorità maltesi – secondo quanto ha riferito Lifeline che lo ha appreso dal capitano della nave, Claus-Peter Reisch – non solo non hanno concesso alla nave di entrare nelle proprie acque territoriali, ma hanno rifiutato di fornire acqua e cibo.

“Malta vuole che i rifugiati e l’equipaggio muoiano di sete sulla Eleonore”, ha denunciato la ong.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017