Migranti, nuova strage per un naufragio vicino Lampedusa, si ribalta barchino, ricerche in corso - QdS

Migranti, nuova strage per un naufragio vicino Lampedusa, si ribalta barchino, ricerche in corso

redazione

Migranti, nuova strage per un naufragio vicino Lampedusa, si ribalta barchino, ricerche in corso

lunedì 07 Ottobre 2019

La tragedia nella notte e con le condizioni del mare avverse. L'imbarcazione aveva a bordo una cinquantina di persone, Guardia Costiera e Finanza ne hanno salvati ventidue. Già recuperati tredici cadaveri, si spera di trovare vivo qualcuno dei dispersi, tra cui ci sono otto bambini. Il pm, "Tutti senza salvagente". Le condizioni meteo nel Canale di Sicilia sono in netto peggioramento. Giovedì scorso la manifestazione per ricordare il naufragio del 2013 con 366 vittime. Il sindaco Martello, "Basta stragi del mare". La Procura apre un'inchiesta. IN AGGIORNAMENTO

Così come in settembre le condizioni meteorologiche favorevoli avevano fatto crescere il numero degli sbarchi – peraltro mai fermatosi, a smentire la bufala dei porti chiusi di Salvini -, adesso quelle avverse mettono in pericolo la vita di chi cerca di attraversare il Mediterraneo.

E una prima strage, non ancora quantificabile, è avvenuta la notte scorsa vicino l’isola di Lampedusa, dove si è ribaltato un barchino con a bordo una cinquantina di persone.

Queste piccole imbarcazioni, che non potrebbero affrontare la traversata del Mediterraneo, vengono “rilasciate” dalle cosiddette “navi madri”a poca distanza dalla costa. Ma quando, come avvenuto la notte scorsa, le condizioni del mare si fanno problematiche, non arrivano a raggiungerla.

Ventidue, finora, i superstiti, tredici i morti

Che le persone salvate siano ventidue lo si apprende da un comunicato ufficiale diffuso dalla Guardia Costiera, in cui si precisa che sono stati recuperati anche i cadaveri di due donne.

Altri undici cadaveri sono stati ripescati in mattinata.

I dispersi sarebbero complessivamente una trentina, compresi otto bambini.

Nella nota si spiega che la Centrale Operativa della Guardia Costiera di Roma ha ricevuto ieri sera diverse segnalazioni dal Cur di Palermo (Centro Unico di Risposta) riguardanti un barchino con circa cinquanta migranti a nordo che riferivano di essere nei pressi dell’isola di Lampedusa.

“Acquisite le prime informazioni – prosegue il comunicato – venivano avviate, sotto il coordinamento della Guardia Costiera di Palermo, le attività di ricerca in mare con l’impiego di una motovedetta Classe 300 della Guardia Costiera di Lampedusa e di un’unità della Guardia di Finanza che si trovava già in zona in attività di pattugliamento”.

Un quarto d’ora dopo la mezzanotte, la motovedetta della Guardia Costiera ha avvistato a sei miglia dall’isola il barchino sovraccarico e già sbandato e dopo qualche minuto è giunta anche l’unità della Guardia di Finanza.

L’imbarcazione si è ribaltata

Secondo quanto riferito, quando sono arrivati i soccorsi e si stava per procedere al trasbordo, i migranti si sono spostati tutti da un lato e, complice il mare mosso, hanno fatto ribaltare l’imbarcazione.

L’immediato intervento delle motovedette ha consentito di trarre in salvo ventidue dei migranti caduti in mare – diciotto dall’unità della Guardia Costiera e quattro dalla motovedetta della Finanza – e recuperare due corpi senza vita.

Continuano le ricerche in mare

I cadaveri delle due donne sono stati sbarcati sul molo Favaloro alle 4:30 da una motovedetta della Capitaneria di porto.

Alle 4:55 altre due motovedette della Guardia di finanza sono rientrate in porto con i superstiti.

Nelle operazioni di soccorso che hanno portato a recuperare altri sette cadaveri sono impegnati, oltre alle unità navali della Guardia costiera e della Guardia di finanza, anche un elicottero delle Fiamme gialle che sta sorvolando la zona del disastro, a meno di un miglio dalla costa.

Condizioni meteomarine in peggioramento

Le condizioni meteo nel Canale di Sicilia sono in netto peggioramento e le previsioni per i prossimi giorni sono proibitive.

Tutto questo rende difficile, come ha sottolineato il sindaco di Lampedusa Totò Martello, anche le ricerche.

Ma il primo cittadino dell’Isola, il quale già nel marzo scorso aveva denunciato che gli sbarchi, contrariamente alle affermazioni di Salvini, non si erano mai fermati, attacca coraggiosamente anche su un altro fronte, per risolvere il problema alla radice.

Martello, “Basta stragi del mare”

“Basta stragi del mare – ha detto -, basta raccogliere morti che galleggiano. Non possiamo continuare a raccogliere cadaveri di povere persone che inseguono il sogno di migliorare la propria vita. La politica agisca”

Martello, accordo contro i trafficanti d’uomini

A Malta, ha detto Martello, “è stato fatto un primo passo per la ripartizione dei migranti che arrivano, dobbiamo parlare con i Paesi rilevanti del Mediterraneo per cercare di non farli partire, per non metterli nelle mani dei mafiosi, dei trafficanti d’uomini, che li fanno anche morire, senza nessuna morale”.

“Non si può continuare ad assistere a questa tragedia e a questi morti che non hanno alcun significato. Bisogna che si prendano immediatamente provvedimenti per cercare o di farli arrivare regolarmente o altrimenti toglierli ai delinquenti che portano persone e che col maltempo le fanno morire”.

La propaganda di Salvini non si ferma neanche dinnanzi alla morte

Neanche davanti a un’ennesima strage l’ex ministro dell’Interno Salvini è riuscito a evitare di montare la propria propaganda attraverso la Bestia, il sistema di persuasione attraverso i social.

“La cronaca – ha detto in un video su Facebook l’esponente dell’estrema destra – torna a regalarci altri morti a Lampedusa, figli del buonismo, della riapertura dei porti, del rinnovato entusiasmo degli scafisti”.

“Se in un mese – ha aggiunto – si sono triplicati gli sbarchi, se c’è un governo che lascia intendere che c’è posto per tutti, che c’è cittadinanza e ius soli per tutti, è chiaro che il messaggio è devastante nell’era di internet. Questi morti chi li piange? Chi ha permesso che riprendessero i traffici”.

I traffici, in realtà, non si erano mai fermati ma, semplicemente, non ne veniva data notizia. Così come quella dei porti chiusi era una bufala.

Orlando, “Salvini politicamente responsabile di una cultura di genocidio”

“L’ex ministro Salvini, politicamente responsabile di una cultura di genocidio, dovrebbe solo tacere e vergognarsi”.

Non ha avuto peli sulla lingua il sindaco di Palermo Leoluca Orlando replicando a Salvini.

“Quanto avvenuto a Lampedusa – ha affermato Orlando – è la conferma che la chiusura dell’operazione Mare Nostrum e la criminalizzazione delle Ong che salvano vite in mare produce l’ennesima tragedia”

L’inchiesta della Procura di Agrigento

La Procura di Agrigento ha aperto una inchiesta per il naufragio. Il fascicolo è, al momento, contro ignoti.

Il procuratore aggiunto di Agrigento Salvatore Vella incontrando i cronisti a Lampedusa, ha detto: “A bordo erano tutti senza salvagente, se lo avessero avuto ora sarebbero tutti salvi”.

“Sul barcone – ha aggiunto – erano più di 50. La maggior parte dei sopravvissuti, 13 uomini e 9 donne, sono salvi solo grazie al coraggio degli uomini della Guardia Costiera e della Gdf”.
Il magistrato ha confermato che tra i dispersi ci sono diversi bambini, “alcuni dei quali molto piccoli” e ha sottolineato che quando sono arrivati i soccorritori il barcone – lungo una decina di metri – “già imbarcava acqua e aveva il motore che non andava”.

“Quella barca non era in condizioni di attraversare il mare – ha aggiunto – e nessuno di loro aveva i salvagente, che in casi come questo sono l’unica speranza di salvarsi la vita”.

Per il pm un “Viaggio anomalo”

Quello del barcone naufragato è stato un “viaggio anomalo”: partita dalla Libia più di 24 ore, l’imbarcazione ha fatto una sosta in Tunisia prima di affrontare la traversata.

Lo ha spiegato ai cronisti il pm Vella che negli uffici della Capitaneria di Porto di Lampedusa sta sentendo i sopravvissuti del naufragio.

“Ed è “strano – ha aggiunto Vella – che siano stati fatti partire con queste condizioni di mare. Stiamo approfondendo e sentendo i superstiti, che sono tutti sotto choc per l’accaduto”.

Il procuratore ha poi sottolineato che le ricerche dei dispersi continuano anche se “ci sono delle grosse difficoltà dovute alle condizioni del mare. Speriamo di poter utilizzare nelle prossime ore anche i sommozzatori, ma al momento le condizioni marine non lo consentono”.

Cinquecento studenti contro le stragi del mare

Il naufragio della notte scorsa a Lampedusa è avvenuto pochi giorni dopo la manifestazione che si è svolta sull’isola giovedì scorso per ricordare le 366 vittime della strage del 3 ottobre del 2013, avvenuta anche in quel caso a un miglio dalla costa.

Una delle tragedie del mare più gravi del Mediterraneo.

Una folla di cittadini, rappresentanti di associazioni, forze istituzioni, ma soprattutto cinquecento studenti provenienti da scuole e istituti italiani ed europei aveva dato vita a un corteo che dopo avere attraversato le strade del paese si era concluso davanti alla Porta d’Europa.

Subito dopo una cerimonia di commemorazione si era svolta in mare, sul luogo del disastro, alla presenza di alcuni superstiti del naufragio. Manifestazioni analoghe si erano svolte in altre 29 città europee, nell’ambito del progetto “Snapshots from the Borders” del quale il Comune di Lampedusa è capofila.

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