I morti ‘normali’ 10 volte più del virus - QdS

I morti ‘normali’ 10 volte più del virus

Carlo Alberto Tregua

I morti ‘normali’ 10 volte più del virus

venerdì 10 Aprile 2020

Ogni giorno il capo della Protezione civile comunica i dati relativi all’epidemia: quanti nuovi contagiati, quanti guariti e quanti deceduti, perché sembra che solo questo interessi l’opinione pubblica. Invece, per completezza ed obiettività dell’informazione, dovrebbe comunicare anche i dati della giornata relativi ai nuovi malati “normali”, ai nuovi ricoverati negli ospedali e nelle strutture private, ai guariti ed infine anche a chi non ce l’ha fatta ed è passato ad un mondo migliore: tutti “normali”.
Secondo l’Istat, con i dati più aggiornati che ci sono stati riferiti, mediamente ogni giorno in Italia muoiono 1700/1800 persone, mentre i decessi causati dal Covid-19 sono forse un decimo.
Che vuol dire questo ragionamento? Vuol dire che si sta trascurando di comunicare all’opinione pubblica ciò che avviene e cioè che i malati “normali” ed i morti “normali” sono molti di più.
Vero è che il contagio di questo virus è rilevante, ma è anche vero che il sistema immunitario individuale e collettivo gli sta prendendo le misure, il che significa contagio limitato.

Il rapporto di contagio è sceso al di sotto di uno, cioè per ogni persona positiva, quella contagiata è meno dell’unità. Probabilmente questo dato arriverà allo zero in una o due settimane. Dal che risulta particolarmente gravosa la continuazione così ferrea della clausura in casa di tutti i cittadini per tale periodo.
Si comprende la preoccupazione del Governo e dei presidenti di Regione di fronte al diffondersi dell’epidemia e quindi bisogna dare loro solidarietà in questo senso. Tuttavia, non è comprensibile l’eccesso di prudenza che fa eccedere il blocco delle attività economiche e produttive, con un’estesa miseria, soprattutto nelle regioni del Sud.
In questo quadro, per fortuna, ci sono milioni di italiani che lavorano, a cominciare dai sanitari, per passare alle Forze dell’ordine, alle fabbriche alimentari e a tutta la filiera fino ai supermercati; nonché le novantasette attività produttive, industriali e commerciali di cui l’allegato 1 del Dpcm del 22 marzo scorso.
Cosicché gli altri cittadini bloccati in casa sono considerati figli del Dio minore.
Postdomani è Pasqua ed il giorno dopo è Pasquetta. Il tempo sarà bello con la conseguenza del grande sacrificio che debbono fare gli italiani e soprattutto i siciliani nello stare chiusi fra quattro mura. Chi è più fortunato, affacciarsi al balcone o scendere nel giardinetto di casa.
Tuttavia il Dl 19 del 25 marzo consente di allontanarsi dalla propria residenza, con spostamenti individuali limitati nel tempo e nello spazio (vuol dire nei paraggi) o motivati da esigenze lavorative, da situazioni di necessità o urgenza, da motivi di salute o da altre specifiche ragioni (non individuate e quindi soggettive).
Dalla lettura letterale del testo di legge si evince quindi che la passeggiata solitaria vicino casa si può, e si deve fare, soprattutto per gli anziani e i cardiopatici, che per curare meglio la loro salute debbono camminare almeno mezz’ora al giorno e magari due volte al giorno. Poi è necessario che i bambini e i ragazzini che vivono in abitazioni senza uno sfogo, vengano portati fuori a vedere il sole e respirare aria buona.

Vi sono obiezioni al riguardo e cioè che maggiori restrizioni rispetto alla legge nazionale sono state fatte da ordinanze regionali, ma queste non hanno alcuna rilevanza legale perché la situazione in Sicilia, per fortuna, è in fase di miglioramento e si allontana sempre più lo spettro terroristico del picco di contagiati fra 4500 e 7000, che è stato più volte paventato, ma che si sta dimostrando destituito di fondamento. Forse serviva solo a fare spaventare i siciliani, spavento di cui non avevano certo bisogno.
In questo quadro, la cosa che più preoccupa è l’assenza d’informazioni da parte della Regione in ordine al postvirus, per tentare di rimettere in sesto, in qualche modo, l’economia regionale, già disastrata ed ora colpita in modo drammatico.
Certo non si possono legalizzare gli assegni postdatati, né il lavoro in nero e neppure lo spaccio di droga. Non si possono legalizzare i posteggiatori abusivi, né i mendicanti e neppure gli immigrati irregolari, insomma, tutti coloro che vivono nell’ombra.
Però tutta questa gente deve mangiare, bisogno primario, perché non può morire di fame.

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