Morte Floyd, negli Usa escalation di violenze, il pugno duro di Trump - QdS

Morte Floyd, negli Usa escalation di violenze, il pugno duro di Trump

Patrizia Penna

Morte Floyd, negli Usa escalation di violenze, il pugno duro di Trump

martedì 02 Giugno 2020

Producer radio pestato a Philadelphia con bastoni, agente ferito a Las Vegas. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump minaccia l'invio dell'esercito: "Così risolviamo velocemente il problema"

Un producer della radio a Philadelphia, di nome Jon Ehrens, è stato picchiato con bastoni da un gruppo di persone bianche, da lui definite come “agitate”, mentre le città Usa sono sconvolte dalle proteste e dalle rivolte in seguito all’uccisione a Minneapolis del cittadino nero George Floyd da parte di agenti di polizia. Un agente di polizia è stato ferito da colpi d’arma da fuoco a Las Vegas verso la fine di una protesta sulla Strip del movimento ‘Black Lives Matter’. Un’altra sparatoria che ha coinvolto un secondo agente si è verificata nei pressi del tribunale federale.
Il presidente degli Stati uniti Donald Trump ha scelto il pugno duro e di fronte all’ondata di proteste, ha minacciato d’inviare i soldati.
Trump, invece, di cercare di smorzare le tensioni, ha soffiato sul fuoco sostenendo che, se le città e gli stati non riusciranno a mettere sotto controllo le proteste e a difendere i loro cittadini, dispiegherà l’esercito e risolverà “velocemente il problema al loro posto”.
Proprio mentre il presidente parlava, la polizia usava gas lacrimogeni e pallottole di gomma per disperdere i dimostranti vicino alla Casa bianca. Secondo quanto ha scritto il New York Times, in realtà, i manifestanti pacifici nelle vicinanze della presidenza Usa sno stati dispersi esclusivamente per consentire al presidente di recarsi alla chiesa di St. John, conosciuta anche come la Chiesa dei Presidenti, per fare fotografie con la Bibbia in mano. E’ ormai una settimana che dilagano le proteste, dopo l’uccisione del 46enne immortalata in un video con l’agente di polizia che schiaccia il colo dell’uomo sotto il ginocchio.

Nelle principali città del paese è stato imposto il coprifuoco.
Questo però non ha impedito i manifestanti arrabbiati di scendere in piazza. E a nulla è servito il licenziamento dei quattro agenti di Minneapolis coinvolti nell’uccisione di Floyd e l’incriminazione dell’agente Derek Chauvin – quello che teneva il ginocchio sul collo di Floyd – per omicidio di terzo grado. “Tutti gli americani sono stati giustamente arrabbiati e rivoltati dalla brutale morte di George Floyd”, ha ammesso Trump parlando nel Giardino delle Rose della Casa bianca. Ma, a suo dire, la memoria di Floyd non deve essere macchiata “da canaglia rabbiosa”. E ha condannato le violenze che si sono verificate domenica nella capitale. “Sto inviando migliaia e migliaia di soldati pesantemente armati, personale militare e agenti per fermare le rivolte, il saccheggio, il vandalismo, le aggressioni e la distruzione della proprietà”, ha sostenuto il presidente americano.
Inoltre, Trump ha accusato delle proteste “anarchici professionisti” e il gruppo antifascista Antifa, che domenica ha dichiarato voler designare come organizzazione terroristica.Ha invitato le città e gli stati coinvolti nelle proteste a dispiegare la Guardia nazionale “in numeri sufficienti a dominare le strade” e ha aggiunto che “se una città o uno stato rifiutano di assumere le azioni necessarie…allora io dispieghero l’esercito degli Stati uniti e risolverò velocemente il problema per loro”. E ha proseguito: “Voglio che gli organizzatori di questo terrorismo siano presi e affrontino pene severe”.
I commenti di Trump sono stati immediatamente oggetto di dure critiche da parte di quello che sarà il suo avversario nelle presidenziali, il democratico Joe Biden, il quale ha detto che il presidente vuole “usare i militari americani contro il popolo americano”.

P.P.

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