Messina Denaro, interrogatorio: i casi Di Matteo e Claudio Domino

Messina Denaro, Giuseppe Di Matteo e non solo: i misteri del caso del piccolo Claudio Domino

Daniele D'Alessandro

Messina Denaro, Giuseppe Di Matteo e non solo: i misteri del caso del piccolo Claudio Domino

Redazione  |
mercoledì 09 Agosto 2023

Le rivelazioni emerse dall'interrogatorio di Messina Denaro riaprono vecchie e dolorose ferite come l'omicidio del piccolo Claudio Domino. La madre: "Boss, dica la verità".

“Non sono un Santo, ma ci tengo a sottolineare che io con l’uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo non c’entro nulla”. Questo è ciò che è emerso dall’interrogatorio di Matteo Messina Denaro subito dopo l’arresto, dopo 30 anni di latitanza, avvenuto lo scorso 16 gennaio all’esterno della clinica “La Maddalena” di Palermo. Quello di Di Matteo è uno dei più brutali e conosciuti casi di omicidi di mafia, una vendetta atroce contro un pentito di mafia, ma non è l’unico caso avvolto nel mistero: tra le tante vittime alla ricerca di giustizia e verità c’è anche il piccolo Claudio Domino, la cui morte si pensi sia legata proprio a quella Cosa nostra di cui Messina Denaro è stato ed è il più noto rappresentante.

Il sanguinario boss di Cosa Nostra, davanti agli inquirenti, ha voluto addossare tutta la responsabilità del vile omicidio del piccolo Di Matteo a Giovanni Brusca, negando qualsiasi tipo di coinvolgimento personale nel terribile assassinio del bimbo, figlio del pentito Santino, sequestrato e poi sciolto nell’acido. “Decise tutto lui, per l’ira dell’ergastolo che prese. Ed io mi sento appioppare un omicidio, invece secondo me mi devono appioppare il sequestro di persona; non lo faccio per una questione di 30 anni o ergastolo, ma per una questione di principio. E poi a tutti… cioè loro lo hanno ammazzato, lo hanno sciolto nell’acido e alla fine quello a pagare sono io?”.

Una ferita dolorosa e mai rimarginata del tutto che si riapre, a distanza di quasi 30 anni, coinvolgendo anche tutte le altre famiglie che ancora oggi piangono la perdita dei propri figli uccisi dalla mafia.

La madre del piccolo Claudio Domino: “Messina Denaro dica la verità”

Grazia Accetta, mamma del piccolo Claudio Domino, ucciso all’età di soli 11 anni da Cosa Nostra il 7 ottobre del 1986, appreso del peggioramento delle condizioni di salute di Messina Denaro – ricoverato all’ospedale di L’Aquila – ha voluto scrivere una lettera indirizzata all’ex primula rossa di Castelvetrano.

Dilaniata dal dolore, la donna chiede al boss di collaborare e rivelare tutta la verità, indicando i responsabili e i nomi di coloro i quali hanno tradito lo Stato.

“Signor Matteo Messina Denaro ho saputo dalla tv che lei si è aggravato ed è stato portato in ospedale – esordisce Grazia Accetta – mentirei a lei e a me stessa se le dicessi con ipocrisia e falsità che mi dispiace. Assolutamente no, non mi dispiace, accetti la mia franchezza, lei purtroppo ha fatto crimini cosi efferati che non si possono perdonare, che nemmeno il Padreterno potrebbe perdonarle, ma due parole gliele voglio dire. Si ricordi che quello che non si paga sulla terra per i credenti si paga in cielo, alleggerisca la sua anima, collabori, ci dica quel che sa, ci dica la verità e chi sono i veri ‘traditori’ di questo Stato”.

Non posso e non voglio pensare che quattro ‘ignoranti’ che non avevano la prima elementare come Totò Riina e Bernardo Provenzano – scrive ancora la mamma del piccolo Claudio – possano essere gli artefici di tante stragi, di tanti omicidi. Loro nei libri di storia saranno ricordati come gli assassini più sanguinari della terra, per avere martoriato questa amata terra di Sicilia con omicidi di veri ‘uomini o donne di Stato’ che non si sono piegati al volere dei ‘mammasantissima assassini’. Questi uomini hanno preferito morire con ‘onore’ che infangare la nostra amata terra, con quell’onore di cui vi vantate e appellate, ma non sapete neanche dove sta di casa”.

“Non le chiedo di collaborare, ma di indicarci chi sono i criminali che hanno tradito lo Stato”

Al superlatitante catturato dal Ros a Palermo Graziella Accetta non chiede di “rinnegare nulla, non voglio andare contro la sua decisione di non volere collaborare (cosa che a questo punto della sua vita e della sua malattia non capisco), ma di far sì che alla fine della sua vita lei non sia stato come gli altri assassini, che in un momento di lucidità, dovendosi presentare davanti all’Altissimo, voglia aprire il suo cuore (se uno ne ha) e dare giustizia a chi non ne ha avuta e aspetta da 37 anni e anche più. Se non vuole fare nomi dei suoi solidali per un patto e giuramento di sangue che lei ha fatto, ci dica almeno chi sono i criminali di uno Stato deviato che vi hanno sostenuto in questi anni, che sono, anche se non hanno sparato un solo colpo, i veri vigliacchi assassini che si sono serviti solo di manovalanza per ottenere posti di prestigio e potere”.

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