“Nessun elemento di responsabilità emerge per il primario di neurologia Rosa Maria Gaglio, che ha tenuto in reparto il paziente per soli 3 giorni attivando le giuste pratiche mediche necessarie a fronteggiare lo stato di malattia”. Per le altre due posizioni – ovvero quelle dell’ex direttore sanitario dell’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento Antonello Seminerio, e del medico Giuseppe D’Anna del reparto di Medicina – è necessario un supplemento istruttorio “interpellando ulteriormente i consulenti del pm” su alcune questioni di natura medico-legale.
Lo ha stabilito – in merito alla morte, risalente a 6 anni fa, di Carmelo Cimino di 81 anni – il gip di Agrigento Francesco Provenzano. La vicenda ha già portato a processo lo stesso Seminerio con l’accusa di omissione di atti di ufficio per la mancata sanificazione – obbligatoria per legge – dei locali ospedalieri. Per lo stesso Seminerio e gli altri due medici, la Procura ha chiesto per due volte l’archiviazione ma i familiari, attraverso gli avvocati Daniela Ciancimino e Luigi Ventriglia, si erano opposti. Il giudice, dopo avere sentito pure i legali degli indagati, ha disposto l’archiviazione a favore del primario di neurologia (difesa dagli avvocati Antonino Gaziano e Arnaldo Faro) e un supplemento istruttorio per gli altri due medici (assistiti dallo stesso Faro e dai colleghi Giusi Katiuscia Amato, Carmelita Danile e Daniela Principato). Cimino si presentò al pronto soccorso insieme al figlio il 2 settembre del 2015. L’anziano aveva gravi patologie pregresse, fra cui una cardiopatia e gli esiti di un infarto acuto del miocardio. Cimino venne trasferito in Medicina e le sue condizioni continuarono ad aggravarsi. Il 22 ottobre la morte