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Musica, Franco Battiato è morto nella sua Milo

redazione web

Musica, Franco Battiato è morto nella sua Milo

martedì 18 Maggio 2021

Il presidente Mattarella interpreta il dolore di tutti gli italiani. Il musicista aveva 76 anni e aveva conquistato enorme popolarità con composizioni raffinatissime e coinvolgenti

“Sono profondamente addolorato dalla prematura scomparsa di Franco Battiato, artista colto e raffinato che con il suo inconfondibile stile musicale, frutto di intenso studio e febbrile sperimentazione, ha affascinato un vasto pubblico, anche al dil là dei confini nazionali”.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è reso interprete dei sentimenti degli italiani parlando della morte, stamattina nella sua residenza di Milo, del musicista Franco Battiato.

La notizia della scomparsa è stata resa nota dalla la famiglia.

Battiato era nato a Jonia il 23 marzo del 1945, aveva dunque 76 anni e nel corso della sua carriera aveva conquistato una enorme popolarità con le sue composizioni raffinatissime e coinvolgenti.

Aveva spaziato tra una grande quantità di generi, dalla musica pop a quella colta, toccando momenti di avanguardia e raggiungendo una grande popolarità.

Avvalendosi della collaborazione di personaggi di grande levatura come il violinista Giusto Pio e soprattutto il filosofo catanese Manlio Sgalambro, coautore dei testi di molte sue canzoni.

I funerali avverranno in forma privata.

Filosofia, mistica, meditazione

I suoi testi riflettono i suoi interessi, fra cui l’esoterismo, la teoretica filosofica, la mistica sufi (in particolare tramite l’influenza di G.I. Gurdjieff) e la meditazione orientale.

Il musicista si è anche cimentato in altri campi come la pittura e il cinema.

È uno tra gli artisti con il maggior numero di riconoscimenti da parte del Club Tenco, con tre Targhe e un Premio Tenco.

Tra novembre 2012 e marzo 2013 ha portato avanti una brevissima esperienza in qualità di assessore al turismo della Regione Siciliana nella giunta di centrosinistra del presidente Rosario Crocetta dichiarando di non voler ricevere alcun compenso.

Il ricordo del sindaco di Milo

“Devo scappar via: dobbiamo organizzarci perché certamente arriveranno moltissime persone, addolorate”.

Alfio Cosentino, sindaco di Milo, Comune pedemontano dell’Etna con poco più di mille abitanti, è anche lui addolorato.

Conosceva Franco Battiato da trent’anni, da quando l’artista aveva deciso che la sua casa sarebbe stata in quel luogo così sereno, tra l’Etna e il mare, con una meravigliosa vista sulla costa dalla quale poteva guardare anche alla città in cui era nato, Riposto, che un tempo si chiamava Jonia.

“Mi ha telefonato un amico comune – spiega Cosentino – per darmi la notizia. Avevo avuto notizie di Franco di recente. Da Milo lui ha sempre tratto una grande energia. Amava questo luogo. E ha dato tantissimo alla nostra comunità. Ultimamente con ‘Luci del Sud’, due manifestazioni estive in cui aveva cantato lui stesso oltre che portare qui tanti ospiti importanti”.

“Spero – conclude il Sindaco – che adesso, qui, trovi riposo”.

L’ultimo, tormentato periodo

Gli acciacchi degli ultimi anni, e anche una caduta dal palco poco prima dei suoi settant’anni nel 2015, li hanno resi difficili fino alla morte stamattina alle cinque nella sua casa di Milo.

Ma per Franco Battiato era trascorso oltre mezzo secolo dalle sue prime esperienze musicali a Milano, dal suo primo contratto discografico ottenuto grazie al suo grande amico Giorgio Gaber che tra l’altro, insieme a Caterina Caselli, (i due conducevano il programma “Diamoci del tu”) ha ospitato, nel 1967, la sua prima apparizione televisiva.

Un percorso unico nel panorama italiano

Lungo questi decenni Franco Battiato ha costruito un percorso davvero unico nel panorama italiano.

Un ironico libero pensatore che ha praticato l’arte della provocazione e, anche se è sempre stato lontano da atteggiamenti militanti, non ha mai nascosto le sue simpatie per la Sinistra e con “Povera patria” ha firmato uno dei più intensi ritratti del degrado del nostro Paese.

Battiato è stato certamente uno dei nomi più noti della musica italiana, ha una lunga consuetudine con i piani alti delle classifiche e alcuni dei suoi brani sono entrati ormai nella storia del costume, ma negli anni ’70 produceva album sperimentali come “Fetus” e “Pollution” che hanno fatto scoprire all’Italia le risorse della musica elettronica e le concezioni più avanzate del rock di quelle stagioni e le contaminazioni con i grandi autori di musica contemporanea.

La musica contemporanea

In quegli anni capitava che il pubblico reagisse in modo a dir poco vivace alle sue performance volutamente ai limiti dell’inascoltabile.

Queste esperienze e questo tipo di approccio hanno ispirato il suo ultimo album, il Joe Patti’s Experimental Group, che è stato portato in tour di fronte a un pubblico molto più preparato di quello di quarant’anni fa.

Del suo grande successo commerciale parlava con la sua magistrale ironia e il suo proverbiale e sofisticato sense of humour senza per altro nascondere un certo imbarazzo.

Studioso dagli orizzonti amplissimi

In realtà Franco Battiato è stato uno studioso dagli orizzonti amplissimi che sa praticare l’arte della canzone pop ma che, grazie alla sua cultura dai vasti orizzonti, usa linguaggi e riferimenti diversissimi, sia in campo musicale che in altre forme di espressione artistica, come il cinema, la pittura, l’opera.

Cosi’ come è stato un precursore della musica elettronica, Battiato, che da molto tempo praticava quotidianamente la meditazione, era un cultore di musica classica e sinfonica che nei suoi racconti sembra essere praticamente l’unica musica che ascoltava.

Le collaborazioni con artisti

Però la lista delle sue collaborazioni va da Claudio Baglioni ai Csi, da Enzo Avitabile a Pino Daniele, dai Bluvertigo a Tiziano Ferro, Celentano, Subsonica, Marta sui Tubi, senza contare il decisivo ruolo svolto nelle carriere di Alice e Giuni Russo.

E poi i catanesi: Vincenzo Spampinato, Luca Madonia.

Non è certo un caso che sia rimasto un punto di riferimento: i giovani vedono ancora oggi in lui un modello di originalità e curiosità. I più grandi un difensore dell’intelligenza in un mondo che troppo spesso ne dimentica l’importanza.

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