La sentenza pone fine a una vicenda giudiziaria che ha sconvolto l’opinione pubblica, rappresentando un monito sull’importanza della responsabilità personale e della trasparenza nelle relazioni.
La Corte di Cassazione ha reso definitiva la condanna a 22 anni di reclusione per Luigi De Domenico, il messinese accusato di aver causato la morte della sua compagna nascondendole la propria sieropositività. La donna, un’avvocatessa di 45 anni, è deceduta nel luglio 2017 a causa dell’AIDS, malattia di cui aveva scoperto la diagnosi solo quando ormai era troppo tardi per intervenire efficacemente.
Il lungo iter giudiziario
La sentenza della prima sezione penale della Suprema Corte ha respinto il ricorso della difesa, confermando quanto già stabilito dalla Corte d’Assise d’Appello di Messina a marzo 2024. Il processo, giunto alla sua seconda revisione a causa di un vizio di composizione della giuria popolare nella prima condanna, ha portato nuovamente alla conferma della pena di 22 anni.
L’accusa: la sieropositività nascosta
L’accusa ha sostenuto che De Domenico, ora sessantenne, abbia volontariamente nascosto alla compagna la propria sieropositività, esponendola a un rischio mortale. L’avvocata, ignara del pericolo, si è ammalata e ha vissuto un lungo e doloroso calvario prima del decesso.
La reazione della parte civile
Gli avvocati Bonaventura Candido e Elena Montalbano, rappresentanti dei familiari della vittima nel processo, hanno commentato la sentenza con parole di soddisfazione professionale, pur sottolineando la tragicità della vicenda:
“Siamo solo i difensori delle persone offese e della memoria della nostra collega e del suo giovane figlio. Come tali possiamo solo manifestare soddisfazione professionale (il risultato di oggi lo avevamo pronosticato 7 anni fa), che mai potrà trasformarsi in sentimenti di gioia e rivalsa per la condanna di un uomo che vedrà ora aprirsi le porte della galera per molti e molti anni. Questo epilogo è la fine di uno struggente calvario che lascia sul campo solo e soltanto vittime. Speriamo che S.G. possa ora riposare ed i suoi cari (figlio, sorella e genitori) riprendere un più sereno percorso di vita”.