Navalny e Cina, arabi e Guantanamo - QdS

Navalny e Cina, arabi e Guantanamo

Carlo Alberto Tregua

Navalny e Cina, arabi e Guantanamo

martedì 27 Febbraio 2024

Democrazia non si può imporre

Finalmente la salma di Alexei Navalny è stata restituita alla madre. Forse da un’autopsia si potrà rilevare la causa della morte, se naturale o indotta.
In ogni caso, sappiamo che egli è stato un fiero oppositore aperto di Putin e sappiamo anche che chi gestisce il potere, soprattutto in virtù di una sorta di autocrazia, ovvero di una democrazia mascherata, non sopporta chi lo critica.

È giusto che i/le cittadini/e delle democrazie occidentali, ovvero ove esse si trovino nel mondo, critichino aspramente quei Paesi ove i giudici sono controllati dal potere politico e dove non si respira quella libertà (almeno come la intendiamo noi) che in molti Paesi occidentali eccede e finisce per superare i limiti del rispetto verso gli altri, perché è noto che la libertà individuale è sempre subordinata alla libertà collettiva.
In tutti i regimi come quello russo – dove per la verità le elezioni si svolgono periodicamente – chi non è d’accordo con i vertici rischia personalmente, come è stato il caso di Navalny.

Scritto tutto ciò, non abbiamo l’abitudine di tenere la benda sugli occhi, anzi spaziamo su tutti gli eventi che accadono nelle altre parti della Terra e ci accorgiamo subito che i due Paesi con la più alta popolazione del mondo, cioè la Cina (1,4 miliardi di abitanti) e l’India (1,430 miliardi di abitanti), non godono di una vera democrazia.
Nel primo Paese non si svolgono elezioni, per cui i vertici sono inamovibili e durano decenni; nel secondo si svolgono le elezioni, ma è noto come i/le cittadini/e sono ancorati/e alle caste e, quindi, votano a blocchi nei tanti Stati che compongono l’India.

In questi due Paesi non vi è libertà di espressione. Eppure tutte le democrazie occidentali fanno affari o affaroni, stringono joint venture, esportano e importano merci e servizi. Insomma, non hanno limiti nelle attività di ogni genere, proficue per ogni parte.
Nessuno si lamenta di questo stato di cose perché, come disse Vespasiano – quando gli proposero di costruire i gabinetti, detti appunto vespasiani – “Pecunia non olet” (il denaro non puzza).

Continuando a muovere il teleobiettivo sulle altre parti del mondo, ci soffermiamo sugli Stati arabi (Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar e altri) ove comanda da sempre il signore della casata di turno, che tramanda il potere di padre in figlio. Anche in questo caso, nessuno pone obiezioni sull’immane volume di affari reciproci che si fanno. Non solo, ma vi è una sorta di riconoscimento da parte dell’Occidente, il quale ha consentito di organizzare in quei Paesi manifestazioni mondiali come Expo 2030, Campionati mondiali di calcio e Olimpiadi.

Se tutto questo non è una sorta di accreditamento di quei Paesi, a prescindere dal fatto che vi siano dittature, comunque mascherate, vi preghiamo di dirci di cosa si tratta.

Quanto precede vuole mettere in luce le differenti valutazioni che vengono fatte in relazione agli affari che si svolgono e che vengono nascosti con la scusa delle questioni democratiche, che servono come specchietto per le allodole. La verità è che dietro ogni attività bisogna “chercher l’argent”.

E infine, giriamo il teleobiettivo sulla più antica democrazia del mondo, gli Stati Uniti d’America, formatisi con la Carta del 1777, e la sua Costituzione, formata da sette articoli e ventisette emendamenti, quasi mai modificati.

Ebbene, vogliamo ricordare lo scandalo Watergate che costrinse il presidente degli Usa appena rieletto, Richard Nixon, a dimettersi nel 1974 poiché aveva imbrogliato le carte per la sua rielezione. Furono due coraggiosissimi giornalisti, Carl Bernstein e Bob Woodward, supportati dal grandissimo direttore del Washington Post, Ben Bradlee, che con un’inchiesta serrata formidabile e forse ineguagliabile costrinsero quel Presidente a dare forfait.

Il fatto appena narratovi era la palese dimostrazione che quella democrazia ha gli anticorpi contro i tentativi di sovvertirla. Ma, nonostante ciò, vi è uno scandalo di cui nessuno parla e cioè la prigione di Guantanamo a Cuba, ove vengono portate persone (forse delinquenti) private della libertà, senza processo, senza il vaglio dei giudici e senza alcuno che li difenda. Valutate voi.

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