Niger, l'assalto all'ambasciata e il colpo di Stato: cosa succede

“Viva Putin”, l’assalto all’ambasciata e il terrore: cosa sta accadendo in Niger – VIDEO

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“Viva Putin”, l’assalto all’ambasciata e il terrore: cosa sta accadendo in Niger – VIDEO

Marianna Strano  |
lunedì 31 Luglio 2023

Il golpe in Niger sconvolge ancora una volta la comunità internazionale: le reazioni e i dettagli su cosa sta accadendo nello Stato africano.

In Niger è il caos dopo il colpo di Stato che pochi giorni fa ha portato alla deposizione del presidente Bazoum. A guidare il Governo di transizione sarà Abdourahmane Tchiani, stretto alleato del precedente capo di Stato Mahamadou Issoufou ed ex responsabile della guardia presidenziale, ma il Paese brancola nel buio.

E la comunità internazionale si trova a fronteggiare una nuova crisi, l’ennesima, che risulta anche strettamente collegata alla guerra in Ucraina e alla figura del presidente russo Putin. Ma anche alla Francia, principale “bersaglio” dei golpisti, visto il recente attacco all’ambasciata francese in Niger.

Colpo di Stato in Niger, cosa sta succedendo?

Il golpe in Niger è il sesto registrato dal 2020 a oggi nella regione africana del Sahel, dopo i due in Mali e in Burkina Faso e quello del Ciad. E, fino a pochi giorni fa, il Niger era ritenuto uno dei pochi baluardi della democrazia nell’area, essendo il presidente Bazoum un capo di Stato eletto democraticamente.

Bazoum si troverebbe adesso prigioniero dei golpisti dallo scorso mercoledì, ma sarebbe ancora in vita e in buona salute. All’origine dell’attacco organizzato da un gruppo di membri della Guardia presidenziale del Niger ci sarebbero l’aggravarsi della crisi economica e i problemi di sicurezza legati all’aumento degli attentati terroristici nel Paese.

Il colpo di Stato in Niger e il conseguente attacco all’ambasciata francese hanno scatenato l’immediata reazione della comunità internazionale, preoccupata di fronte alla possibilità di perdere un alleato strategico nella regione africana, già destabilizzata dai precedenti golpe e dalla situazione difficile della confinante Libia. Si cerca la soluzione diplomatica: il capo della giunta militare del Ciad Mahamat Idriss Déby avrebbe già incontrato i golpisti e il presidente deposto; il vicepremier Tajani ha confermato che l’Italia sarà “in prima linea per affrontare la crisi in Niger” e per lavorare a una “soluzione diplomatica a tutela della democrazia” assieme ai rappresentanti dell’Ue.

Nel frattempo, il Niger avrebbe imposto lo stop all’esportazione di uranio e oro alla Francia e non si esclude un intervento (forse militare) francese in caso le cose degenerino.

Putin e la guerra in Ucraina, cosa c’entrano

Nella capitale Niamey i manifestanti a sostegno del colpo di Stato si sono riuniti nelle scorse ore di fronte alla sede dell’Assemblea Nazionale del Niger, bruciando bandiere francesi e gridando: “Abbasso la Francia“, “Viva Putin“.

Non è chiaro se dietro al golpe possa esserci il gruppo Wagner, lo stesso che qualche settimana fa ha generato momenti di forte tensione in Russia. Non si esclude che i mercenari possano aver “adocchiato” il Niger come potenziale alleato (assieme a Mali e Burkina Faso), in virtù della sua posizione, ma anche delle sue riserve di uranio, preziose e decisive in un momento in cui si affronta una vera e propria “terza guerra mondiale” a pezzi.

“Gli equilibri potrebbero cambiare”

Il colpo di Stato in Niger riguarda tutto il mondo, soprattutto l’Ue, già in un momento storico molto complesso. Il cambiamento è ormai dietro l’angolo e lo conferma il commento di Lucia Ragazzi, di ISPI Africa Programme: “Chiusura delle frontiere, coprifuoco, sospensione della costituzione, controllo dei media, poi l’annuncio di un governo di transizione a guida militare. Lo scenario offerto dal Niger offre tanti elementi già visti nei colpi di stato della regione in questi anni”.

“Pur con tutti gli interrogativi che ancora regnano in queste ore, che lasciano aperti molti scenari, l’incertezza a Niamey ha immediatamente generato forti preoccupazioni per i vicini della regione e per i partner internazionali. Il Niger è stato a lungo un punto di riferimento per gli sforzi securitari della regione. Ora gli equilibri potrebbero cambiare, costringendo gli attori regionali e i partner internazionali a porsi domande difficili su come gestire le collaborazioni con un governo non democraticamente eletto. Insomma, le conseguenze di ciò che accade a Niamey andranno ragionevolmente ben oltre i confini nigerini”.

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