No alle trans a Miss Italia: “tradizione” o transfobia? - QdS

No alle trans a Miss Italia: “tradizione” o transfobia?

Ivana Zimbone

No alle trans a Miss Italia: “tradizione” o transfobia?

sabato 22 Luglio 2023

Arcigay: “Per Lgbtq ancora troppe porte chiuse”. FdI: “Tradizione non è anacronistica”

ROMA – Niente concorrenti transgender a Miss Italia. A prendere questa decisione è Patrizia Mirigliani, la storica madrina del concorso di bellezza giunto ormai all’84esima edizione. Mentre in Olanda viene eletta la prima miss trans – l’attrice e modella Rikkie Valerie Kollé – in Italia è polemica tra chi ritiene che la più bella del Paese debba essere “nata donna” e chi, invece, taccia la Mirigliani di anacronistica transfobia.

“In questo momento storico la comunità Lgbtq+ vede tante porte chiuse, nel lavoro e persino nel mondo dello sport. Da poco la decisione della federazione di atletica di escludere le trans dalle gare ufficiali. Ma se lo Stato, dopo un lungo e doloroso iter, riconosce una donna come tale, perché la carta d’identità non basta nemmeno per partecipare a una competizione sportiva o a una gara di ‘bellezza’? Quale ‘pedigree’ occorre mostrare per essere davvero una donna? – chiede Christian Cristalli, responsabile nazionale delle Politiche trans di Arcigay -. Si tratta del semplice sintomo di una discriminazione ben più ampia che si traduce nella trasformazione dei corpi in cambi di battaglia ideologici e che impedisce alle trans, ancora oggi, di immaginare pari opportunità”.

Secondo quanto suggerito dall’Istituto superiore di sanità, le persone trans non vedrebbero riconosciuto il diritto alla salute e alla prevenzione: “L’Istituto ha dimostrato come in Italia i trans abbiano un tasso di mortalità più alto, perché a loro non viene nemmeno recapitata la cartolina con la possibilità di accesso allo screening per la prevenzione dei tumori agli organi riproduttivi – continua Cristalli -. Dobbiamo renderci conto di quali conseguenze nella storia hanno portato le discriminazioni e fare in modo che le vite abbiano uguale valore”.

A rendere la strada dell’affermazione dei diritti civili particolarmente in salita, per il responsabile Politiche trans in Arcigay, l’incapacità della sinistra di difenderli e di promuovere leggi che si muovano in questa direzione: “Elly Schlein è diventata segretaria del Pd grazie al sistema democratico che ha coinvolto, durante le Primarie, anche chi non fosse del suo partito – conclude -. Ma adesso non è supportata dai suoi compagni e così, senza i voti necessari, non riesce a portare avanti le sue battaglie”.

Arcigay Pegaso Catania, Vera Navarrìa: “Società civile già pronta al cambiamento, ma non la classe dirigente”

Oggi a Reggio Calabria è tornato il Pride. A partecipare all’evento pure Vera Navarrìa, presidente dell’Arcigay Pegaso Catania, che è scesa in piazza per il sostegno dei diritti Lgbtq+ e che è rimasta particolarmente colpita dalle parole utilizzate da Mirigliani per comunicare la sua decisione.
“Si è giustificata sostenendo che l’Italia sia un Paese ‘delicato e particolare’ – sottolinea -. Ma non c’è bisogno di nascondersi dietro una società civile più pronta di lei all’inclusione. è completamente fuori dal tempo sostenere di voler valorizzare l’identità femminile, ritenendo però che alcune donne lo siano meno di altre”.

Al di là di questo specifico episodio, per Navarrìa la classe politica si rifiuterebbe di affrontare la questione dei diritti di trans e omosessuali in maniera seria: “Si vogliono criminalizzare le famiglie arcobaleno utilizzando la gestazione per altri come pretesto e pretendendo di impedire agli altri Paesi, con la sua trasformazione in reato universale, di legiferare liberamente – continua -. Ma c’è di più, perché adesso l’Italia non vuole riconoscere il certificato di filiazione europeo, impedendo ai minori di vedere riconosciuti entrambi i genitori. Le conseguenze? Se uno dei due genitori si ammala o muore, il minore può passare allo stato di adottabilità; se il bambino sta male, a uno dei due può essere negato di curarlo. Nonostante i grossi passi avanti della legge sulle unioni civili, la genitorialità resta ancora tagliata fuori”.

Sull’adozione da parte delle famiglie non tradizionali, invece, si procederebbe su un doppio binario a cui corrisponderebbe una “doppia discriminazione”: “Gli omosessuali non possono adottare gli orfani, a patto che non siano diversamente abili, forse perché considerati ‘bimbi di serie B’ – conclude -. è il caso di Luca Trapanese, omosessuale single che ha adottato Alba, piccola affetta dalla sindrome di down”.

Emanuele Mirabella (FdI, Pari Opportunità Sicilia orientale): “Tradizione non è anacronistica nemmeno in concorsi di bellezza. Famiglia arcobaleno? I bambini hanno diritto a mamma e papà”

Continua intanto il dibattito sul Ddl che punta a trasformare la gestazione per altri – attualmente vietata in Italia – in reato universale penalmente perseguibile. Fratelli d’Italia ribadisce il suo ‘no’ alle famiglie arcobaleno, sostenendo che bambini abbiano necessità della famiglia tradizionale. A spiegarlo in un’intervista al QdS è Emanuele Mirabella, responsabile di Pari opportunità, Famiglia e Valori non negoziabili per FdI nella Sicilia orientale, che commenta anche la decisione della madrina di Miss Italia.

In Olanda l’elezione della prima miss transgender, ma Patrizia Mirigliani ha deciso di continuare a escludere le trans dalla gara. Come commenta questa scelta, definita da Luxuria anacronistica?
“Posto che FdI non si occupa di concorsi di bellezza e di ‘giochi’ (come viene definito sullo stesso sito ufficiale di Miss Italia), potrei esprimere solo un parere personale sulla vicenda, da comune telespettatore e non da dirigente di FdI. Sulla definizione di Luxuria: quello che per molti può sembrare anacronistico, per altri può essere tradizione. Noi non amiamo imporre un pensiero unico, specialmente a casa d’altri”.

FdI ribadisce il suo duro “no” alla gestazione per altri e desidera diventi un reato universale. Ma adesso vieta la trascrizione all’anagrafe dei figli nati all’estero a seguito della gestazione per altri, al contrario di quanto previsto dal regolamento Ue. Come tutelare il diritto alla famiglia di questi bambini?
“Vietare l’iscrizione all’anagrafe dei figli nati all’estero attraverso tali pratiche con il cosiddetto “utero in affitto” è conseguenza della ferma nostra convinzione che debba diventare un reato universale. Non si tratta di tutelare il diritto alla famiglia di questi bambini ma il diritto delle donne a non essere trattate come uno strumento senza un’anima e quello dei bambini a non essere strappati dal grembo delle loro madri naturali”.

Lei è il responsabile delle Pari Opportunità nella Sicilia orientale. Come conciliare, dunque, il diritto alla famiglia per gli Lgbtq+? L’adozione – dei bambini che esistono già, ma si trovano in orfanotrofio – ritiene possa essere una strada percorribile?
“Anche in questo caso, il legittimo desiderio di costruire una famiglia per gli Lgbtq+, secondo FdI, non può prevalere sul diritto di avere un papà e una mamma per un bambino. Se poi parliamo di snellire e migliorare le pratiche di adozione, mi trovate d’accordo”.

Se riconosce come legittimo il diritto alla famiglia per le coppie omosessuali, come potrebbe questa concretizzarsi con il divieto d’adozione e di gestazione per altri?
“Io non ho detto di riconoscere per le coppie omosessuali il diritto ad avere una famiglia, ma solo il diritto ad avere la legittima aspirazione ad averla. Tuttavia i desideri e le aspirazioni di ognuno di noi vanno in contrasto, spesso, con i diritti di altri. In questo caso, con il diritto di un bambino o una bambina di avere una mamma e un papà com’è giusto che sia.

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