Non vive più chi pensa di morire - QdS

Non vive più chi pensa di morire

Carlo Alberto Tregua

Non vive più chi pensa di morire

mercoledì 06 Novembre 2019

Quando si nasce è sicuro che si debba morire: è solo una questione di tempo. Questa riflessione non è ottimista né pessimista, è semplicemente un dato di fatto.
Partendo da questa ne scaturisce la valutazione di quello che ognuno di noi deve fare nell’arco della vita, tenuto conto di ciò che incontrerà, eventi positivi o negativi. Proprio per affrontarli, ognuno di noi dovrebbe entrare nell’ottica positiva, secondo la quale si deve prendere la parte buona di essi e minimizzare quella cattiva.
Guai a chi si comporta in modo contrario perché danneggia la propria vita e quella degli altri.
In questo quadro è deprecabile chi pensa alla morte, cioè che deve morire (evento ineluttabile), con la conseguenza che non campa più, o non campa più in maniera sufficientemente buona.
Visto che la natura ci ha consentito di stare per un certo numero di anni su questa terra, quasi mai oltre i cento, dobbiamo cercare di spendere questo tempo al meglio.

Come? Utilizzando comportamenti costruttivi, atti a generare fatti positivi ed evitando di farci intimidire da quelli negativi, che inevitabilmente ci capitano.
La questione è tutta qua ed è semplice nella sua enunciazione: vivere costruendo oppure distruggendo se stessi e gli altri.
Non sembri un’alternativa di poco conto perché si tratta di decidere se stare al di qua o al di là di quella linea di demarcazione che è la ragionevolezza ed il buonsenso.
A che serve vedere tutto nero, tutto negativo, immaginare catastrofi, terremoti, eruzioni vulcaniche ed altre vicende tremende? Tanto quando capiteranno noi non potremo farci niente. Come non potremo fare niente quando il nostro corpo cesserà, consentendo allo spirito di liberarsi e di andare in quel mondo a noi sconosciuto che è l’Energia.
Beninteso queste considerazioni sono soggettive e non suffragate da alcuna prova scientifica. Tuttavia, abbiamo il dovere di formarci un convincimento relativo alla vita e alla morte del corpo, alla vita e alla prosecuzione dello spirito, perché in questo modo possiamo darci la stessa ragion di vivere.
La filosofia prima e le religioni dopo hanno tentato di dare spiegazioni al rapporto fra la vita e la morte del corpo e alla sopravvivenza dello spirito e hanno introdotto il concetto di Fede in qualcosa che non è tangibile e che noi possiamo solo immaginare.
Però l’immaginazione è una prodigiosa attività perché fa vedere ciò che i nostri occhi non vedono, anche al di là dell’orizzonte quando la curva della terra impedisce di guardare ciò che si trova nella successiva discesa dopo la salita.
Si dice di alcune persone che hanno la vista lunga. La verità è che non vedono nulla ma intuiscono fatti che non esistono, eventi che si verificheranno, eventualità che quasi nessuno scorge. Questi sono chiamati visionari: vi sono quelli veri e quelli falsi. Non è facile distinguerli.
Ma se non vi fossero stati i visionari veri l’umanità non sarebbe andata avanti e non avrebbe progredito, come invece è accaduto. Vi sono persone che vedono il futuro ma non possono dimostrarlo: a distanza di decenni, poi, quel futuro spesso si concretizza.

Tutto ciò accade perché c’è chi vive intensamente il periodo che trascorre sulla terra: certo pensare che esso finirà un giorno o l’altro non è facile perché la vita non è ripetibile, salvo per alcuni orientali che credono nella reincarnazione dello Spirito. La conseguenza è la speranza che esso sopravviva anche se non sappiamo né come né dove perché l’immaterialità non ha tempo né spazio.
Nonostante quanto precede è indispensabile abituarsi a questa realtà, facendo il consuntivo periodico del passato nostro e dell’umanità, che è certo, e immaginando il futuro che è incerto, con una progettazione continua, come se dovessimo vivere mille anni ma sapendo che potremmo morire dopo un minuto.
L’appuntamento con la morte è sicuro, può accadere in qualunque momento e per qualunque circostanza. Non essendo prevedibile non dobbiamo pensarci. Accadrà quando dovrà accadere (probabilmente il giorno è segnato sul calendario). C’è solo da augurarsi che il passaggio sia secco e non proceduto da malattie e sofferenze.

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